FRATEME

Un’altra anteprima del Festival Primavera dei Teatri è stata una produzione napoletana (chissà quanto siano state casuali le scelte della direzione artistica del festival, che hanno privilegiato la lingua partenopea in tutte le sue sfumature!), Frateme, scritto e diretto da Benedetto Sicca, talentuoso drammaturgo e attore che ha lavorato con autori di serie A (Massimo Castri, Ronconi, Abel Ferrara). La struttura classica che ricorda le commedie eduardiane è solo la griglia all’interno della quale si muovono le pulsioni intime e inesplose dei personaggi: una famiglia non convenzionale di Forcella, assediata dalla munnezza, che esala dalle strade la putrescenza morale di una società. Famiglia non convenzionale o “tutt ‘o cuntrario”, come dichiara Primo, il fratello maggiore, perché dei tre figli, Primo e i gemelli Secondo e Seconda, neanche uno ama qualcuno del sesso opposto. Il maggiore si innamora del suo psicanalista, il gemello impazzisce per un amore perduto, la gemella è l’unica che pare avere un riscatto emotivo dall’oppressione familiare, quando riesce a sedurre la sua insegnante d’inglese e, alla sua morte, diventarne l’erede universale. Al centro dell’azione, c’è l’immancabile figura materna, colei che insabbia e mette a tacere per il quieto vivere, colei che detiene le redini della conservazione familiare e che è pronta a difenderla con le unghie e con i denti. Interessante, a livello registico, lo studio dei cambi di scena, con le scenografie scarne fatte di pance e tavoli di legno spostate su binari metallici. Sia dal testo che dalla scena emerge chiaramente una totale sintonia e dedizione degli attori al ruolo. Qua e là, si avvertono reminiscenze di un film di Antonio Capuano (regista con cui l’autore Benedetto Sicca ha collaborato), Luna Rossa Però. Però la storia non si risolve nell’irrealtà e nel paradosso, e forse è proprio questa la sua pecca maggiore.. La pretesa di ricondurre tutto a un naturalismo esasperato, scendendo nelle minuzie di una quotidianità che strappa la risata, rischia di non centrare una cifra stilistica coerente. Se molte soluzioni appaiono scontate, come il dramma della violenza infantile che cova sotto le omosessualità dei figli, altre invece appaiono lucide e verosimili, come l’espediente di tenere fuori dalla scena la figura paterna, perennemente allettata. Anche la prova degli attori, con alti e bassi, appare non sempre convincente. Eppure il monologo di Primo che esalta la propria diversità e quella della sua famiglia di fronte al conformismo della società arriva dritto al cuore, e dalla reazione del pubblico di Castrovillari posso ben dire che sia stato un sentimento condiviso.
Si ringrazia Angelo Maggio per la concessione delle foto www.linkingcalabria.it
Autore e regia: Benedetto Sicca;coreografia: Pablo Volo; interpreti: Paola Michelini, Luca Saccoia, Giorgio Sorrentino, Emilio Vacca, Valentina Vacca, Francesco Vitiello, Camilla Zorzi; costumi: Simone Valsecchi; scene: Flavio di Nardo, Tommaso Garavini; luci: Marco Giusti.
