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Gangor

Pubblicato il 11 marzo 2011 da Vincenzo Valentino


Gangor

Italo Spinelli, regista e co-sceneggiatore di Gangor, è persona informata dei luoghi e dei fatti che racconta nel film. Infatti è da molti anni che studia con passione e profonda curiosità la multiforme e sfaccettata realtà del cinema indiano. Nel 2002 ha pubblicato il volume Indian Summer: Films, Filmakers and Stars between Ray and Bollywood e dirige il festival Asiatica Multimediale che si volge annualmente a Roma a partire dal 2000. È, oltre tutto, un autore che spazia su più campi, la cui versatilità lo ha portato a dirigere spettacoli teatrali al Piccolo di Milano e a realizzare documentari di reportage, in giro per il mondo: tra i quali ricordiamo India, un paese in trasformazione e Danzando in Cambogia.
E di spirito documentaristico è impregnato anche Gangor, suo secondo lungometraggio a soggetto. La trama del film è liberamente tratta da racconto, Dietro il corsetto e fa parte della trilogia Breast Stories, una sorta di trilogia del seno, di Mahasweta Devi, scrittrice bengalesemolto conosciuta e considerata nel suo paese d’origine, e donna impegnata da anni nella lotta in favore delle comunità emarginate. L’impianto narrativo del film è basato sull’incontro tra Upin, un giornalista di Calcutta e Gangor, una bellissima ragazza appartenente a una tribù rurale che vive nel distretto rurale di Purulia, a centinaia di chilometri di distanza dalla metropoli asiatica.
L’incontro tra due persone appartenenti ad ambienti culturali e sociali molto diversi, nasce dal fatto che Upin decide di condurre un’inchiesta sui continui stupri di cui sono vittime le donne della tribù, le quali come ha scritto il regista: “vengono pagate una miseria, sfruttate, non parlano il bengalese e vivono senza alcuna garanzia di istruzione e di servizio sanitario”.
Upin prende con sé la sua Nikon e lascia Calcutta, sede del suo giornale, per trasferirsi a Purulia con l’intenzione di fotografare l’India invisibile, quella che non fa notizia. Il suo assistente Ujan, non è convinto della scelta di Upin perché “se un fatto non fa notizia vuol dire che non è importante.”
Upin però non molla, giunto sul posto, fotografa gruppi di donne che trasportano mattoni tutto il giorno per poche rupie, manifestazioni contro gli stupri impuniti e le violenze della polizia; ma gli scatti più significativi Upin li compie nel momento in cui incontra e ne resta folgorato, la bellezza di Gangor; la sensualità l’avvenenza della ragazza gli ricorda le sculture erotiche dei templi indù. Upin fotografa Gangor a seno nudo mentre allatta il suo bambino; solo alcuni scatti che, nelle intenzioni del reporter avrebbero dovuto servire anch’essi a smuovere le coscienze sulla condizione femminile e a fermare le violenze, ma la pubblicazione di una fotografia a seno nudo sulla prima pagina di un importante quotidiano, scatena la reazione ostile della comunità rurale nei confronti della ragazza, a seguito della quale Gangor sarà emarginata, violentata e indotta a prostituirsi.
La vicenda del reporter è raccontata dal regista con uno stile documentaristico, con una macchina da presa sempre in movimento e pronta a registrare le contraddizioni di un paese in cui convivono su due piani paralleli una classe media colta e benestante e una categoria di persone senza istruzione e abbandonata alla miseria. L’incontro tra Upin e di Gangor oltre ad porre in rilievo le contraddizioni e le differenza esistenti tra due mondi sociali ben distinti, mette l’accento sulle responsabilità di chi lavora nel campo del giornalismo e dell’informazione, sia scritta che audiovisiva, consentendo allo spettatore di riflettere sulle modalità di intervento mediatico e sul rapporto tra potere dell’ informazione e mentalità collettiva; la vicenda di Upin ci fa capire come, a volte, non basti essere motivati da una giusta causa ed essere mossi da nobili intenzioni per contribuire realmente alla lotta contro la miseria e l’emarginazione e per dare voce a chi non ce l’ha.
E da questo punto di vista la storia di Gangor non è soltanto una storia indiana, ma riguarda tutti i cittadini di questo pianeta.


CAST & CREDITS

(Gangor); regia: Italo Spinelli ; sceneggiatura: Italo Spinelli, Antonio Falduto ; fotografia: Marco Onorato ; montaggio: Jacopo Quadri ; musica: ; scenografia: Gautam Basu ; interpreti: Adil Hussain (Upin), Samrat Chakrabarti (Ujan),Priyanke Bose (Gandor), Seema Rahmani (Shital), Tillotama Shome(Medha); produzione: BìBì Film, Isaria Productions, Nirvana Motion Pictures ; distribuzione: ; origine: Italia - India ; durata:91’ ’.


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