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Gimme Danger

Pubblicato il 23 febbraio 2017 da Lorenzo Vincenti
VOTO:


Gimme Danger

In più di 30 anni di carriera il talento visionario di Jim Jarmusch ha deliziato le platee del mondo attraverso un cinema complesso e sofisticato. La capacità seduttiva del suo tocco ha reso possibile l’armoniosa coesistenza di tante pulsioni nei suoi film, una delle quali è senza dubbio la spinta della musica, la coloritura del rock’n’roll, il sostegno vitale che le note, molto spesso ricercate, hanno donato alle immagini talvolta sporche, talaltre sublimi della sua corposa filmografia.

Qualcuno ha definito Jarmusch il più rock dei registi moderni, di certo è un artista che ha saputo trasportare il groove della sua musica di riferimento (alternative rock, punk rock, indie rock, new wave) nei volti dei suoi protagonisti, li ha segnati profondamente con le note più graffianti e li ha elevati con composizioni di rara intensità (basterebbe, per dare prova di ciò, ascoltare la colonna sonora di Dead Man). Laddove il mercato e la pubblicità alteravano l’utilizzo del ritmo cinematografico rendendolo sempre più schizofrenico, il regista di Akron (Ohio) ne ha saputo fare uno strumento attraverso cui raccontare la propria anima (al contempo intellettuale e underground) in modo anacronistico.

In questa sintonia profonda tra suoni e visioni si inserisce oggi Gimme Danger, il lavoro ultimo del regista americano in arrivo nelle sale italiane i prossimi 21 e 22 febbraio, dedicato ad uno dei gruppi più discussi e decisivi per la storia del rock’n’roll: gli Stooges. In scena Iggy Pop e gli ultimi sopravvissuti di un’epoca così disastrata che tirano le fila di una carriera lunga raccontata con ironia e disordine, istintività ed emozione. Aneddoti, foto e materiali inediti si alternano sullo schermo tra voci inconfondibili e hit leggendarie (No fun,I wanna be your dog, 1969, Down on the street), dando vita ad un ritratto completo e puntuale, in cui rivivono uno dopo l’altro le tappe fondamentali della band e dei suoi componenti: dall’ascesa alle ripetute cadute, dagli incontri importanti (Bowie, Reed) alle disavventure personali, fino ad arrivare all’indagine dell’eredità lasciata dal gruppo all’epoca moderna. Ovviamente l’iguana è il catalizzatore dell’attenzione e l’occhio di Jarmusch sembra lasciarsi attrarre dal fascino magnetico dell’icona punk-rock. Il suo volto, nonostante in questo caso non si faccia fiction nel senso più specifico del termine, sembra porsi sulla scia di illustri predecessori del cosmo jarmuschiano come Tom Waits e John Lurie, Johnny Depp e Forest Whitaker, Bill Murray e Isaach De Bankolé. Ne persegue la stessa carica fascinosa e diventa, con le sue imperfezioni, i suoi solchi espressivi carichi di storia, l’espressione iconografica del racconto approntato dal regista. Il surrealismo conclamato del suo cinema ha trovato spesso, in passato, espressione nell’erranza dei personaggi, intenti a fare viaggi spirituali sotto le mentite spoglie di movimenti fisici. Questa volta è la mente a viaggiare anche se, nonostante la staticità fisica della sua opera e degli intervistati, il vagabondaggio entra ugualmente nella piaghe del racconto diventando esso stesso argomento preponderante del documentario. Soggetto al pari di Iggy e degli altri proprio perché filo conduttore di una carriera che ha fatto del disordine e della confusione dei dogmi assoluti.

Ad una prima visione del docu-film si percepisce l’esigenza improvvisa dell’autore di fare i conti con un passato lontano senza lasciarsi andare però né a malinconici sentimentalismi, né tanto meno a revivalistici omaggi. Il suo è un lavoro al contempo poderoso e magmatico costruito con la stessa graffiante violenza di un esibizione degli Stooges. Sporco se necessario, irriverente quanto basta, poetico se la narrazione placa il suo impeto in favore di riflessioni più profonde. Rimane alla conclusione l’appagamento di chi ammira l’incontro simbiotico tra la storia del rock e un maestro di cinema alla costante ricerca di nuove forme, nuovi linguaggi, nuove sorprendenti vie sulle quali liberare la propria capacità espressiva. Rimane l’opera sincera di un autore ancora in grado di confezionare del cinema buono, appassionante. Rimane il messaggio storico del documento confezionato. Rimane la musica degli Stooges, forte ed esplosiva. E questa oltre che rimanere affonda il colpo sullo spettatore travolgendolo con le note disturbanti di immortali capolavori della musica moderna.


CAST & CREDITS

(Gimme Danger) Regia: Jim Jarmusch; fotografia: Tom Krueger; montaggio: Affonso Gonçalves, Adam Kurnitz; musiche: Robert Hein; animazione: James Kerr; interpreti: Jim Osterberg as Iggy Pop, Ron Asheton, Scott Asheton, James Williamson, Steve Mackay, Mike Watt, Kathy Asheton, Danny Fields; produzione: Low Mind Films, New Element Media; distribuzione: BIM, Nexo Digital; origine: USA; durata: 108’; web info:http://www.nexodigital.it/gimme-danger/.


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