Gli abbracci spezzati

Un Almodòvar fiacco, spento, poco ispirato. Con queste poche parole si può riassumere il commento a Los Abrazos Rotos, ultima fatica del regista spagnolo. Durante la visione del film viene da chiedersi in continuazione: che fine ha fatto Pedro Almodòvar? Dove sono finiti i dialoghi taglienti e dissacranti, gli spunti amari, ironici e e psicologicamente violenti, i giochi di colori, le metafore visive, le emozioni plasmate in immagini? Dov’è la vivisezione dei sentimenti dei personaggi?
Nonostante le tematiche siano quelle tanto care al regista (omosessualità, rapporto genitori-figli, la donna come centro pulsante del sentimento, ma soprattutto metacinema e scopofilia), nell’opera non c’è traccia del vero Almodòvar. Per tutta la durata si attende senza successo uno dei suoi slanci, un’invenzione, qualcosa che dia la scossa all’ordine, alla precisione che governa il racconto. Ciò che da sempre affascina del cinema dell’autore di Parla con lei è quell’imperfezione causata dalla sua voglia di osare, dal suo desiderio di proporre senza alcun tipo di restrizioni il suo animo trasgressivo e politicamente scorretto. In Los Abrazos Rotos, invece, tutto viene reso con eccessiva semplicità ed inconsueta diligenza. Almodòvar fa il suo “compitino”; cita Hitchcock e Rossellini (il titolo stesso del film prende ispirazione da Viaggio in Italia), cita se stesso e gioca con il suo cinema, ma purtroppo non lascia sprigionare la sua personalità. Solo nella conclusione, infatti, assistiamo a qualche sprazzo che ci può ricondurre alla sua cifra stilistica. Ma il finale e l’ottima interpretazione di Penelope Cruz, sempre ammaliante e convincente nonostante un ruolo non troppo complicato, non bastano per consentire allo spettatore di uscire dalla sala pienamente soddisfatto.
E’ lecito, dunque, esprimere la nostra delusione dopo la visione del film. Con Volvèr, opera al di sotto dello standard qualitativo a cui ci aveva abituato il regista da Tutto su mia madre a La mala educaciòn, si percepiva già una leggera involuzione artistica. Con quest’ultima pellicola il gap con la sua filmografia precedente si fa ancora più ampio. Probabilmente Gli abbracci spezzati rappresenta l’opera più debole firmata dal maestro spagnolo. A tratti il film sembra un prodotto commerciale, fatto di buoni sentimenti, di romanticherie e di risvolti narrativi scontati. Ciò che manca principalmente è un corposo sottotesto filmico, il richiamo ad un discorso da cercare oltre al semplice racconto messo in scena.
La costante dimensione metacinematografica della rappresentazione non porta ad alcuna riflessione. Essa rimane solo in superficie e lo sdoppiamento temporale della narrazione non trova il suo corrispettivo nel territorio contenutistico. Inoltre, la scelta di rendere protagonista un regista diventato cieco non è di certo originale: impossibile considerare una novità l’ormai vecchia convinzione che il cinema non si fa con gli occhi ma con il cuore.
Los Abrazos Rotos arriva nelle sale italiane dopo esser passato totalmente inosservato nel panorama del concorso di Cannes 2009. L’opera di Almodòvar però non presenta nessun aspetto che lo possa rendere degno di nota. La nostra speranza è che il grande regista spagnolo si riprenda al più presto e che già con il prossimo lavoro possa tornare ad emozionarci con il suo enorme talento. Pedro, torna in te!
(Los Abrazos Rotos) Regia: Pedro Almodòvar; sceneggiatura: Pedro Almodòvar; fotografia: Rodrigo Prieto; montaggio: Josè Salcedo; musica: Alberto Iglesias; interpreti: Penélope Cruz (Lena), Lluìs Homar (Mateo/Harry), Blanca Portillo (Judit), Josè Luis Gòmez (Ernesto Martel), Rubén Ochandiano (Ernestop Martel Jr./Ray X), Tamar Novas (Diego); produzione: El Deseo D.A., S.L.U; distribuzione: Pathè Distribution; origine: Spagna; durata: 129’.
