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Good Morning Aman

Pubblicato il 13 novembre 2009 da Antonio Valerio Spera


Good Morning Aman

Sarà un caso, sarà una costante coincidenza, ma quasi ogni anno tra le opere italiane presenti al Festival di Venezia quelle che sorprendono e spiccano per qualità appartengono alle sezioni collaterali. Mettendo da parte la grande prova di Giuseppe Capotondi con La doppia ora, a Venezia 66 è sembrata ripetersi questa “bella storia”. Nel programma della Settimana della Critica è arrivata in punta di piedi un’opera prima fresca, giovanile, innovativa, coraggiosa.
Viene da dire: fortunatamente non il solito film italiano. Ciò non perché racconti una storia nuova ed originale (immigrazione, amicizia, vite disadattate non sono di certo tematiche estranee al nostro cinema), ma per il modo con cui essa è stata scritta e poi plasmata sullo schermo. Good Morning Aman offre una nuova prospettiva al nostro cinema: risulta infatti evidente che Claudio Noce tenti una strada diversa nella narrazione: veloce, ritmata e riflessiva allo stesso tempo, sospesa tra verità e surrealtà. E lo fa senza alcuna presunzione, senza strafare, senza perdersi in una vuota regia furba e di maniera. Basta il solo incipit per rendersi conto che si sta vedendo un film lontano dalla solita (e standardizzata) produzione tricolore. Si nota un approccio personale nei confronti della realtà da ritrarre. Un approccio che fa indubbiamente tesoro della tradizione cinematografica italiana (in particolare Pasolini, ma si nota un’influenza di Scola, Germi e Sorrentino) ma che amplia il suo sguardo anche ad una dimensione internazionale (si può riscontrare una certa influenza di Scorsese, Spike Lee, De Palma).
Due vite unite dal destino, due universi lontani anni luce ma avvicinati da una comune condizione di solitudine, due esistenze disadattate in bilico tra sogno e rassegnazione. Di questo parla il film di Claudio Noce. A fare da ambientazione alla storia, Roma. Le vicende sono infatti avvolte nell’atmosfera della capitale, multietnica ma ancora non multiculturale, composta da infinite anime ancora non integrate tra loro. Non si vede quasi mai Roma, ma si avverte pesantemente la sua presenza, la “romanità” dei suoi personaggi, il loro essere sfacciati, senza peli sulla lingua, bonariamente (e non) aggressivi e testardi. Una romanità che ingloba anche il giovane immigrato somalo Aman, che sogna di vendere auto, perde il lavoro e si ritrova a cercare un senso alla sua vita insieme al quarantenne Teodoro. Ciò che però lo rende diverso dal suo “compagno di viaggio” è la speranza. Una speranza che alla fine porterà il giovane ad una rinascita, proiettandolo mentalmente in un futuro diverso.
Good Morning Aman restituisce un cinema sincero ed inventivo, un timido ma concreto desiderio di creare visivamente, di raccontare per intrattenere e, al contempo, per far riflettere. Noce dirige perfettamente gli interpreti, la cui recitazione risulta sempre intensa, verosimile, naturale, mai sopra le righe. Mastandrea e l’esordiente Said Sabrie formano una coppia che funziona: i loro duetti sul terrazzo condominiale, in macchina o nel grigio salone di casa di Teodoro, oltre a far forza su dialoghi mai banali - quasi confessioni aperte -, rappresentano i punti più energici del film, in cui i due attori emorgono vigorosamente.
Di Mastandrea, però, non va solo sottolineata l’ottima prova interpretativa (come sempre, tra l’altro), ma bisogna mettere in risalto il suo coraggio produttivo. L’attore infatti ha contribuito al film anche in veste di produttore associato. Ciò a dimostrazione del fatto che il cinema italiano vuole veramente puntare su nuove forze. Per dare continuità a questo rinnovamento artistico, è necessario però che esse dimotrino di essere in grado di "svecchiare" la nostra industria. Senza dubbio Noce ha aperto la strada. Avanti il prossimo.


CAST & CREDITS

(Good Morning Aman) Regia: Claudio Noce; sceneggiatura: Heidrun Schleef, Diego Ribon, Claudio Noce, Elisa Amoruso; fotografia: Michele D’Attanasio; montaggio: Andrea Maguolo, Paola Freddi; interpreti: Valerio Mastandrea, Said Sabrie, Anita Caprioli, Amin Nur; produzione: DNA Cinematografica, Rai Cinema, Relief, con il contributo del MiBAC; distribuzione: Cinecittà Luce; origine: Italia; durata: 103’.


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