Halloween - La resurrezione

Lo slasher movie nasce come vero e proprio incubo adolescenziale castrante e velleitariamente educatore. Il motivo d’interesse di questo genere di film non risiede tanto nella qualità della sceneggiatura o nella visionarietà della messa in scena, quanto piuttosto nella capacità di tenere incollato lo spettatore alla poltrona con una giusta sequenza di delitti in un crescendo di lapalissiana efferatezza. La cosa importante è che ogni delitto mantenga un preciso statuto censorio nei confronti dei ragazzi protagonisti della stessa pellicola. Come la favola di Cappuccetto rosso insegna ai bambini cosa può succedersi ad inoltrarsi in un bosco oscuro contro la volontà della propria madre, così lo slasher sembrerebbe ambire ad insegnarci i pericoli che si corrono nell’avere una condotta sessuale troppo facile o una libido troppo espansa. Non stupisce allora che il periodo d’oro del genere si sia avuto proprio a cavallo tra la fine degli anni ’70 e l’inizio dei sudaticci anni ’80 (quegli stessi che hanno eletto Mikey Rourke a sex-symbol e 9 settimane e mezzo a film di culto) perché proprio allora, quando la liberazione sessuale era diventata una verità acquisita e l’orrore dell’AIDS cominciava appena ad affacciarsi sulla scena, tale genere aveva un tessuto socio culturale entro cui trovare abbondante linfa vitale. Rifare oggi uno slasher movie significa, allora, cercare nei limiti del possibile, di riadattarne le dinamiche alla logiche di un modo nuovo di intendere l’erotismo e la sessualità. L’affermazione delle chat room e la novità relativa delle web cam hanno di fatto spostato l’accento della libido umana verso una forma di contatto sessuale certamente più impersonale, ma non per questo meno significativo ed è questo un dato da cui non si può prescindere nella realizzazione di un moderno film horror. Quello che si ha di fronte non è un profetico e superato grido apocalittico contro la spersonalizzazione che le macchine sembrerebbero portare avanti (questo può essere semmai il tema dell’orgia a Zion di Matrix Reloaded), ma una solida idea di genere che tenta di adattarsi ad un contesto assolutamente nuovo. Halloween la resurrezione ci parla (male purtroppo) del presente non perché mette in campo incontri tra ragazzi in una chat room o perché affolla la scena di web cams (la storia narrata è quella di un gruppo di ragazzi che, muniti di telecamera, entrano nella casa di Mike Myers e vi restano come protagonisti di un reality show per tutta la notte), ma perché lega i personaggi a precisi strati dell’immaginario che Internet si sta costruendo intorno. La prima vittima del serial killer all’interno di questo gruppo (ma, in ordine, muoiono prima Jamie Lee Curtis che interpreta l’immarcescibile sorella del maniaco nella sequenza introduttiva e poi un povero cameraman fatto fuori con una delle sue telecamere trasformata in arma in una distorta e poco efficace citazione di Peeping Tom) è, infatti, Bill, un classico ragazzo da connessione su internet per rapido download di foto ad alto tasso erotico. Egli assolve egregiamente la funzione di essere puro e semplice sguardo passivo, è tutt’uno con la telecamera di cui si considera una semplice espansione e non a caso viene ucciso mentre si trova davanti ad uno specchio quasi fagocitato dalla sua stessa immagine. Se egli rappresenta la componente passiva della sessualità su Internet (che sostituisce egregiamente le classiche riviste con conigliette dal momento che non lascia in giro per la stanza l’ingombrante corpo del reato) non da meno la seconda coppia rappresenta quel gruppo di persone che cerca (attraverso il reality show) di partecipare perversamente al gioco delle celebrità mediatiche. Qui il gioco sessuale si fa esplicito ed attivo, ma “si mette in scena” davanti alle telecamere ad uso del pubblico a casa e trasforma la stessa magione Myersiana in un vero e proprio set televisivo (con tanto di finti cadaveri Made in Taiwan che presto compaiono in scena). Fin qui i motivi (non sappiamo quanto volontari) d’interesse, ma l’operazione mostra troppo presto la corda del cattivo gusto che l’aveva sostanziata. Attraverso una logica narrativa non sempre consapevole delle sue stesse possibilità, viene, infatti, consegnato allo spettatore un prodotto spurio, debordante di possibili idee per un film da farsi, ma incapace a svilupparne anche una sola in un discorso coerente. Con una messa in scena isterica caratterizzata, all’inizio da azioni frammentate in molti punti di vista che richiederebbero una recitazione nervosa e sopra le righe sempre ammiccante ad un prima e un dopo che non compaiono mai nell’inquadratura (ma solo Thomas Ian Nicholas si adegua a questo modello... ed è il primo a morire), il film si perde troppo in fretta nei meandri dell’ovvio. E alla lunga stanca davvero vedere il povero Myers morire di mille morti (decapitato, arrostito allo spiedo, fulminato, impiccato ecc.) e risorgere poi sempre con vindice sguardo.
(Halloween The resurrection); regia: Rick Rosenthal; sceneggiatura: Larry Brand e Sean Hood; fotografia: David Geddes; montaggio: Robert A Ferretti A.C.E.; musica: Danny Lux; tema originale: John Carpenter; interpreti: Busta Rhymes, Thomas Ian Nicholas, Bianca Kajlich, Ryan Merriman, Jamie Lee Curtis; produzione: Paul Freeman per Nightfall distribuzione: Miramax
[giugno 2003]
