I Miserabili di Ladj Ly
Da lunedì 18 maggio esce I miserabili sulla nuova piattaforma digitale MioCinema.it, nata da una sinergia tra la Lucky Red, le sale di Circuito Cinema e la rivista web "MyMovies" (vedi https://www.luckyred.it/nasce-mioci...). Il film ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Cannes, il Premio Miglior Rivelazione agli “European Film Awards” e tre Cesar (gli oscar francesi) come Miglior film, Miglior attore emergente (Alexis Manenti) e Miglior montaggio (Flora Volpelière). Ripubblichiamo qui la recensione del nostro inviato da Cannes Anton Giulio Onofri.
I ‘nuovi’ miserabili (il riferimento a Victor Hugo è palesato dall’esergo che compare prima dei titoli di coda: ‘Non esistono erbe cattive, né uomini cattivi; ma soltanto cattivi cultivateurs’, cioè coltivatori, ma anche educatori) sono la fauna umana che popola le profonde banlieues parigine, dove la vita scorre secondo codici antichi e tribali, e dove ridotta al minimo è l’autorità di un Stato incapace di gestire e regolamentare un’integrazione etnica sempre più problematica.
Fare un film sull’argomento pone senz’altro delle scelte di tipo ideologico, ma più che politico meglio sarebbe dire ‘cinematografico’: Ladj Ly, nato a Parigi ma di origine africana (Mali, per la precisione) ha optato per un ‘urban western’ dalle tinte forti e dai toni grevi, virando questo suo I Miserabili più verso un cinema popolare e di facile impatto (è sufficiente prestare ascolto all’ovvietà delle suggestioni della colonna musicale) a scapito di un’autorialità che magari non gli interessa o non gli appartiene – nonostante un paio di sequenze eccellenti tutt’altro che rare nei prodotti di una cinematografia in discreta salute come quella francese – insinuando a Cannes, nei festivalieri più esigenti, parecchie perplessità sul suo inserimento nel concorso ufficiale.
Tuttavia, va ammesso che per tutti i 103 minuti della sua durata I Miserabili tiene incollati alla sedia e poco importa se alcune modalità caratteriali dei personaggi rientrano nei cliché del poliziotto provinciale, frustrato e ‘fascistoide’, anche perché le prestazioni dei tre attori protagonisti (Damien Bonnard, Alexis Manenti e Djebril Zonga) sono generose e convincenti. La rappresentazione delle bande di ragazzini e delle gerarchie dei più anziani, impegnati nella gestione di un controllo del territorio di stampo mafioso, è felice e azzeccata nell’evitare di calcare la mano sull’inevitabile contrasto con i diversi integralismi e fondamentalismi religiosi. A non brillare, in questa opera prima, è insomma proprio il cinema, che per quanto di buona e corretta fattura, sceglie quasi sempre la via più facile per toccarci il cuore e i nervi (si veda prima l’uso, e poi l’abuso ingiustificato del drone), svelando la sua reale natura di prodotto schietto e popolare, ma di ambizioni artistiche limitate.
(Les Misérables); Regia: Ladj Ly; sceneggiatura: Ladj Ly, Alexis Manenti, Giordano Gederlini; fotografia: Julien Poupard; montaggio: Flora Volpeliere; musica: Pink Noise; interpreti: Damien Bonnard, Alexis Manenti, Djebril Zonga; produzione: SRAB Films; distribuzione: Lucky Red; origine: Francia, 2019; durata: 103’