I nuovi attori/registi: Simone Barraco.

Simone Barraco nasce come attore lavorando con registi come Pierpaolo Sepe, Giles Smith, Fabiana Iacozzilli, Lisa Ferlazzo Natoli. Recita presso il Piccolo Teatro di Milano, Teatro Kismet di Bari, Teatro Metastasio Stabile della Toscana, Teatro India e Teatro Vascello di Roma. Collabora con la Compagnia Lafabbrica e con la Compagnia Lacasadargilla Dal 2008 cura la direzione artistica del Centro Artistico Internazionale Il Girasole con la quale ottiene premi e riconoscimenti in qualità di regista. Ultima creazione è Bailamme - Opera musicale povera e senza musica, una scrittura scenica ispirata alle opere di Brecht, la cui prima nazionale si è tenuta lo scorso 9 aprile al Teatro Vascello di Roma ed ha registrato sold out. Un’opera, ironica, cinica, grottesca, commovente, assolutamente da vedere.
Caro Simone parlaci dei tuoi studi e di come sei arrivato al teatro.
Mi sono avvicinato al teatro dopo un’infanzia diciamo turbolenta. Il teatro per me è stata una vera e propria salvezza, mi ha dato modo di canalizzare l’esuberanza del ragazzino ribelle nell’arte. Capii che sapevo comunicare in altro modo, scoprii un mondo da abitare comodamente, nel quale le maschere cadono e si può essere uomini, con tutte le proprie miserie. Cominciai a frequentare quindi un liceo linguistico per le arti dello spettacolo (l’unico all’epoca in Italia), dove la recitazione aveva la stessa importanza del latino, dell’inglese o della matematica. In contemporanea facevo dei laboratori a Roma. Finito il liceo ho frequentato l’Accademia di recitazione de La cometa fondata da Nicolaj Karpov e nel 2012 nell’ambito di un workshop Anna Strasberg mi consegnò un borsa di studio che mi ha permesso di frequentare la Lee Strasberg Theatret and film di New York. Negli anni di formazione ho avuto la fortuna di studiare con maestri come Giorgio Albertazzi, Peter Clough, Giancarlo Giannini, Jan Eric Douglas, Bill Hopkins, Nicolaij Karpov, Lindsay Kemp, Anna Strasberg, Alan Woodhouse, Natalia Zvereva. Come è stata la tua esperienza newyorkese e come ha influenzato la tua attuale attività artistica.
È stata una grande esperienza lavorare con attori provenienti da tutto il mondo, cinesi, indiani, canadesi e newyorkesi ovviamente. Per quanto riguarda il metodo, è stata la conferma che quello dell’attore è un lavoro artigianale, lento e di bassa manovalanza. Su un solo personaggio potresti lavorarci una vita intera e scoprire ogni giorno una sfumatura che ti stupisce. Basta non smettere di porsi domande. D’altronde ogni metodo ha sempre la stessa meta, è il percorso che cambia. Poi ogni attore è a sé. Certo è che più metodologie conosci e maggior libertà hai nell’approccio al lavoro.
Come mai Brecht?
Bailamme è un’opera che prende ispirazione da Bertolt Brecht, poi in realtà lo svisa e crea una fotografia del mondo contemporaneo, con riferimenti all’economia mondiale, al capitalismo, si, ma soprattutto mette l’accento sulla profonda solitudine che viviamo. L’idea di questo spettacolo è nata in un giorno di sciopero a Roma un operaio si scagliava contro un tranviere in protesta. Era la guerra degli ultimi, era paradossale come due persone le quali avevano sacrosante ragioni fossero così abbrutiti da riconoscere nell’altro un nemico. Due vittime del sistema che è il solo a trarne vantaggio. In contemporanea avevo appena finito di leggere L’anima buona del Sezuan e stavo leggendo Santa Giovanna dei Macelli. Mi sembrava che i personaggi narrati da Brecht prendessero vita in una versione del tutto contemporanea, nell’epoca degli smartphone, della televisione e di internet. Insomma personaggi Brechtiani del 2018.
Quale sarebbe oggi la reazione di Bertolt Brecht di fronte alle attuali situazioni geopolitiche e ai fascismi berlinesi?
La storia purtroppo è una coazione a ripetere. Non so come reagirebbe Brecht davanti allo scenario contemporaneo, credo fortemente d’altronde che lo scenario contemporaneo sarebbe diverso se la gente conoscesse un poco di più Brecht. Come organizzi il lavoro con gli attori!? Nel caso di Bailamme, davo loro un plot e gli chiedevo di improvvisare, a volte per ore. Poi riguardavamo le videoriprese e fissavamo man mano il copione. A volte servivano dei giorni per un’immagine che ci restituisse il senso che volevamo incidere sulla scena È un lavorio complesso e a volte frustrante, ma quel che accade alla fine è una creazione né mia né dell’attore ma dei tutti, di uno sforzo comune, frutto di un intendimento singolare e collettivo di tutto il gruppo. Per fare un tipo di lavoro del genere ai miei attori devo sempre richiedere di trascendere i loro limiti. La stessa cosa faccio con il testo, dobbiamo sempre vedere le cose da diverse prospettive, quindi l’improvvisazione e la riscrittura sono all’ordine del giorno per i miei attori.
Preferisci la regia o la recitazione?
Sono due lavori completamente diversi Ma l’uno mi aiuta a comprendere meglio l’altro. Quando mi occupo di regia capisco quel di cui ha bisogno l’attore; d’altro canto quando recito cerco di pormi con il regista nell’esatto modo con il quale vorrei che un attore approcciasse a me quando dirigo
Cosa ne pensi del rapporto dei teatri italiani con il pubblico
Il teatro è per il pubblico La situazione dei teatri oggi in Italia non è buona! Ma questo dipende anche molto dal tipo di investimento che lo stato fa sul teatro. Continuano i tagli al fus, i teatri son costretti a commercializzarsi sempre più per far numero, la generazione di registi over 40 quella che non riesce più ad investire su se stessa sta scomparendo dai cartelloni. Come possiamo pensare che il teatro possa avere una svolta? C’è un’involuzione oggettiva. Poi però mi capita di vedere o di lavorare in quelle piccole isole felici che sono quei teatri, quei festival, quelle realtà che puntano su codici nuovi, sulla qualità, sull’innovazione, allora mi rincuoro, perché sento che c’è ancora una forma di resistenza, un voler difendere la vera funzione del teatro in questa società. Lì trovo un ponte vero con il pubblico.
Ringraziamo Simone Barraco per il tempo che ci ha gentilmente concesso e ora che abbiamo scoperto di possedere un’altra giovane grande promessa, non possiamo che augurarci di poterlo seguire e di vedere presto una sua creazione.

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