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I racconti di Terramare

Pubblicato il 20 aprile 2007 da Alessia Spagnoli


I racconti di Terramare

E’ destinato probabilmente a deludere le attese dei molti fans dello Studio Ghibli questo Gedo Senki.
Opera prima di Miyazaki Goro (figlio di cotanto padre), la cui colpa principale consiste nell’evocare continuamente il fantasma dell’illustre genitore, senza mai avvicinare però, sia pure pallidamente, i vertici di quell’arte.
Goro propone le medesime simbologie paterne (il drago, la magia), personaggi (gli innamorati ragazzini, il vagabondo, quest’ultimo un ‘cameo, quasi, una citazione letterale da La Principessa Mononoke), colori perfino (quella particolare sfumatura di rosa acceso, tanto frequentemente adottata per mura di palazzi o vesti).
Poi però, all’occhio affezionato dell’otaku sembra sempre che manchi qualcosa, quel "quid" unico ed inimitabile che fa librare alte le opere di Hayao. Lo stile, la fantasia, il gusto per il racconto nonché, cosa ancora più fondamentale, forse, quello per lo humour. E quanto sia importante nell’opera del più grande, probabilmente, autore anime di sempre, lo sa bene: basti pensare a cosa ne sarebbe di un film come Porco Rosso, se non fosse sorretto, in maniera certamente sottile, mai sguaiata, dall’autoironia di quell’altrimenti improbabile protagonista.
La vicenda stessa attinge a piene mani al suo universo favoloso, proponendo echi (di breve riverbero, purtroppo) da Mononoke (il principe Arren, così scuro in viso e tormentato, modellato su Ashitaka), Il Castello Errante di Howl e La Città Incantata (la maga crudele che tormenta i protagonisti, imprigionandoli con incantesimi), Nausicaa, Kiki (i maghi che perdono i loro poteri), Laputa... solo vicini, insomma, a un modello cui vorrebbe apparentarsi e che rimane però, inimitabile.
Tuttavia, non solo somiglianze, ma anche differenze: Gedo Senki si inscrive di diritto in una diversa tradizione, in un altro genere: il fantasy epico e per questo, stacca bruscamente dagli altri film Ghibli. Ciò spiegherebbe anche quell’assenza di momenti divertenti, di cui si diceva e che lamentavamo, di certo non uno dei tratti peculiari del filone.
Ciononostante, lo spettatore che ignori in blocco l’opera dell’autore premiato col Leone d’Oro alla carriera lo scorso anno, sembra gradire.
Pertanto, se il problema è solo di confronti, consigliamo astenersi solo ai più agguerriti nipotini di Conan. Tuttavia, pensandoci meglio, Hayao Miyazaki non è solo insuperabile, ma addirittura inavvicinabile. E questo ce lo rende ancora più caro.


CAST & CREDITS

(Gedo Senki) Regia: Goro Miyazaki; soggetto: dal romanzo di Ursula K. Le Guin; sceneggiatura: Keiko Niwa, Goro Miyazaki; musiche: Tamiya Terashima; scenografia: Yoji Takeshige Atkinson; origine: Giappone 2006; durata: 115’


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