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I sentimenti

Pubblicato il 19 marzo 2004 da Alessandro Izzi


I sentimenti

Nel suo raccontare una storia ai limiti delle stereotipo, Les sentiments, rivela un desiderio sincero di incanalarsi profondamente all’interno di un preciso filone della cinematografia francese lasciando passare, attraverso le immagini, tutta una serie di omaggi incrociati ad autori e a stili prima che a sequenze o a film. C’è, per esempio, tutto il desiderio di riprendere, attraverso una narrazione minuta ai limiti del risaputo, la lezione di leggerezza del cinema di Truffaut che alla volontà di cogliere in punta di penna la leggerezza impalpabile dei sentimenti e la loro apparente capricciosa assurdità ha dedicato tutta la sua opera. C’è, poi, nel gioco semi sperimentale di intervallare le macro sequenze della storia narrata con riprese di un gruppo di cantanti di madrigali polifonici che intonano canzoni legate ai temi del racconto, la voglia di ritrovare la scanzonata libertà inventiva di un Resnais (e la soluzione è solo apparentemente brechtiana perché, lungi dal produrre straniamento, sembra voler solo sottolineare simpaticamente il significato degli snodi drammaturgici in atto). C’è, infine, un sapore da commedia autunnale, che si tinge di dramma ma evita, come da copione, le tinte fosche che sembrerebbe voler imparentare la pellicola al teatro leggero e profondo tipico di tanta tradizione francese. Il risultato è una commedia sentimentale (non romantica) che sceglie la strada difficile di raccontare l’impalpabile e l’irracontabile. La storia è quella di due famiglie di vicini di casa e del loro rapporto sentimentale. La prima famiglia è composta da un medico ormai avviato verso la mezza età, da sua moglie e dai due bambini ormai grandicelli. La seconda è invece solo una coppia di novelli sposi. I due uomini di casa sono entrambi dottori, le due donne massaie in cerca di qualcosa per riempire la giornata, tutti appaiono comunque essenzialemente felici e soddisfatti. In realtà, però, dietro l’apparente e borghese maschera di una felicità ipocrita si nascondono delle insoddisfazioni inconfessate, delle tristezze di cui neanche i personaggi sono mai del tutto consapevoli. La novella sposa (che ad inizio pellicola dichiarava di volersi sposare con rito in chiesa per dare un tono di sacralità ad una scelta che è di tutta la vita) è in realtà spaventata dalla sua nuova vita e cela la sua paura in un volteggiare leggero e giovanile, tra risate spesso infantili tra le mura di casa. Personaggio schietto e sincero (e per questo buffo), la ragazza resta fondamentalmente legata ad un atteggiamento infantile da cui sembra non volersi staccare e che presto la butterà tra le braccia del vicino di casa più anziano, ma anche più vicino alla sua idea di un’avventura innocua e gratificante. Presa tra l’amore per due uomini, la donna sembra concepire il tradimento alla stregua di un gioco leggero e sfuggente. Il suo amante, per contro, cerca nella ragazza quel senso di avventura gioiosa che manca ormai dalla sua vita di coppia abitudinaria ma felice (bellissima la scena in cui il marito gioca con la moglie immersa nel sonno rivelando una complicità con la partner cui non sembrerebbe voler rinunciare a nessun costo). Gli altri due lati del quadrilatero non nutrono nessun desiderio reciproco, perché la donna (che pure percepisce fin dall’inizio il cambiamento del marito e il suo tradimento) ha nella famiglia un punto d’appoggio più concreto, mentre il ragazzo è ancora confuso nelle incertezza della nuova professione appena intrapresa. La scoperta della tresca porterà, ovviamente, alla fine di tutto, con la partenza della giovane coppia e l’incerto futuro della più vecchia che non si scioglie anche per l’impossibilità di rinucniare all’abitudine. In Hannah e le sue sorelle Woody Allen aveva dichiarato come il cuore fosse un muscoletto così elastico da garantire innamoramenti eterni che bruciano nello spazio di un’estate, ed è a questa massima che si ispira anche il film di Neomie Lvosky. Peccato che il risultato rasenti troppo la maniera, anche perché gli interpreti si rivelano sempre ispirati.

(Les sentimentes); regia: Noémie Lvovsky; sceneggiatura: Noémie Lvovsky, Florence Seyvos; fotografia: Jean-Marc Fabre; montaggio: François Gedigier; musica: Philippe Rouche, Jeff Cohen; interpreti: Nathalie Baye, Jean-Pierre Bacri, Isabelle Carre, Melvil Poupaud, Agathe Bonitzer, Virgile Grünberg; produzione: Claude Berri, Michel e Laurent Petin per Hirsch; distribuzione: Lucky red

[marzo 2004]

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