X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



I tre moschettieri 3D

Pubblicato il 14 ottobre 2011 da Alessandro Izzi
VOTO:


I tre moschettieri 3D

Paul W. S. Anderson è un regista che ancora aspetta un sincero tentativo di analisi da parte della critica.
Destino comune a chi sforna blockbuster ed è sentito, per questo, assai più vicino alle ragioni del commercio che non a quelle della poesia.
Le scelte che ha sino a questo momento operato, poi, non lo hanno più di tanto aiutato in questo senso. Padre di tre grandi cicli commerciali (Mortal Kombat e Alien vs Predator, di cui ha però firmato solo il primo episodio, e Resident evil che si è rivelato, tra questi, il più longevo) il regista de I tre moschettieri 3D sembra, tanto per cominciare, sin troppo incline alla serialità. Il fatto, poi, che abbia dedicato il suo estro visionario a saghe di zombie o a rievocazioni di altri modelli di cinema (Soldier è una specie di sequel di Blade runner) lo fa sembrare soltanto un abile manipolatore di immaginari preesistenti. Anche Event Horizon (Punto di non ritorno), con le sue derive filosofiche, da fantascienza impegnata, ha lasciato perplessi non pochi commentatori per la difficoltà con cui l’anima poetica sposa la propensione all’action.
Sicché oggi, di Paul W. S. Anderson si loda per lo più la concreta abilità di gestione degli ambienti, la cura coreografica della successione delle azioni e l’inarrivabile capacità di muovere i personaggi nello spazio che non è mai mero sfondo. Come a dire: abile formalista senza vera sostanza. O, ad essere più gentili (o, forse, più crudeli): abile manipolatore la cui profondità dipende dall’immaginario da cui sta di volta in volta rubando.

In verità gran parte del malinteso che circola oggi su Paul W. S. Anderson deriva dal fatto che si pensa erroneamente che la sua operazione artistica sia essenzialmente “rileggere un immaginario preesistente”, I 3 moschettieri 3D ci fa toccare con mano il fatto che quel che interessa al regista non è tanto “rileggere” quanto, piuttosto “riscrivere”. Il cambio di prospettiva non è di poco conto.
La sua è un’operazione di riscrittura che si esercita tutta nello spazio franco dell’immagine. Lo sforzo registico è tutto orientato nella restituzione in termini iconici di idee e concetti. Il che significa da una parte sfiorarne l’apparente banalizzazione, dall’altro sondarne la specifica ambiguità. Il fatto che ne I tre moschettieri 3D il gioco del potere si esaurisca, per Luigi, nella scelta del colore da indossare non serve soltanto a rendere la fanciullezza ingenua del personaggio, ma a definire una vera e propria dichiarazione di intenti. Tutto si fa immagine, nel cinema di Anderson, ed ogni immagine contiene al suo interno la sua stessa nemesi come la Alice della serie di Resident evil che contiene in se il morbo e la sua cura e può essere, quindi, indefinitamente moltiplicata a seconda delle esigenze del potere. Se la politica è un gioco di colori (concetto niente affatto banale, se ci si pensa un momento), l’esercizio del potere diventa sfuggente e continuamente cangiante, può assumere qualsiasi forma ed essere interpretato nei modi più disparati. La disperata ridda di giochi e doppio giochi che è l’anima dolente di Resident evil diventa qui giocosa: Richelieu costruisce finte prove di un tradimento sentimentale (che era ben consumato in Dumas), ma le prove del suo tradimento politico nei confronti della Francia vengono fatte passare per un dono che egli cerca di fare al re. Tutto è il contrario di tutto, tutto è apparenza e la sostanza non si capisce più bene dove sia. “Essere buoni o cattivi è una questione di punti di vista” si esclama ad un certo punto della proiezione, ma il punto di vista ha perso definitivamente ogni colore etico come i moschettieri non sono più moschettieri nella più bella reinvenzione di inizio film. La giocosità dell’intreccio (che fa pensare al Disney de I pirati dei caraibi) si fa beffarda perché poggia sulla strana consapevolezza che il mondo è tutto un imbuto da cui è impensabile riuscire ad uscire (paradossalmente la metafora evidente sia di Resident evil che di Event Horizon che di Alien vs Predator e che è presa dritta dritta da Dante). Eppure il divertissment non viene mai meno.

Da quanto detto sinora appare fin da subito evidente come la riuscita di una pellicola di Paul W. S. Anderson poggi moltissimo sul casting. La scelta degli attori non riguarda sola il talento, ma soprattutto la capacità di essere immagine per l’immagine. L’attore è la realtà che deve occupare quello spazio ed essere in quel tempo.
I 3 moschettieri 3D è probabilmente l’opera di Anderson ad avere il cast più vicino alla perfezione. Milla Jovovich dona alla sua Milady il viso corrucciato di una donna che, pur consapevole della sua carica sensuale, mantiene un’indole bambina che non riesce mai a rendercela odiosa per davvero. Christoph Waltz entra nel personaggio dalla porta principale con la sorniona abilità dell’interprete di razza. E si porta appresso quel pizzico di Tarantino che poi ritorna a mò di omaggio anche dentro al film, con la presentazione degli eroi in pieno stile Kill Bill.
Ma la vera fortuna del film è Logan Lerman. Giovane, giovanissimo, l’attore riempie il suo D’Artagnan di tale e tanto entusiasmo da trascinare, come un fiume in piena, anche l’indiscutibile voglia di giocare che si porta appresso un ruolo, come il suo, tanto ginnico da richiedere oltre all’interprete lo stunt. Le opposte esigenze del copione, Lerman le risolve in una chiave in certo modo “musicale”, piena di “modulazioni” e “legati” laddove altri interpreti avrebbero scelto la staticità della maschera. Il suo D’Artagnan potrà apparire troppo contemporaneo, ma sta proprio nell’essere a suo modo fuori dal tempo della rappresentazione la sua forza più grande.


CAST & CREDITS

(The Three Musketeers); Regia: Paul W.S. Anderson; sceneggiatura: Andrew Davies, Alex Litvak; fotografia: Glen MacPherson; montaggio: Alexander Berner; musica: Paul Haslinger; interpreti: Logan Lerman, Matthew Macfadyen, Ray Stevenson, Luke Evans, Milla Jovovich, Orlando Bloom, Christoph Waltz, Mads Mikkelsen, Juno Temple, James Corden, Gabriella Wilde, Freddie Foxx, Til Schweiger; produzione: Constantin Film, Impact Pictures; distribuzione: 01 Distribution; origine: Germania, Francia, Gran Bretagna, USA 2011; durata: 102’; webinfo: Sito italiano, Sito ufficiale


Enregistrer au format PDF