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IDIOCRACY

Pubblicato il 3 agosto 2007 da Gaetano Maiorino


IDIOCRACY

Tra le tantissime commedie americane più o meno riuscite degli ultimi anni e arrivate in Italia, si ritaglia un piccolo spazio anche sui nostri schermi Idiocracy, pellicola firmata da Mike Judge, simpatico tentativo di commedia fantascientifica che ha come obiettivo quello di prendere in giro con ironia, manie e abitudini tutte statunitensi.
Per un esperimento di crio-conservazione finito male, Joe Bauer, tipico uomo medio che lavora in una biblioteca militare, si risveglia nel 2505 in un’epoca in cui risulta l’uomo più intelligente del pianeta. Attorno a lui sembrano esser sopravvissuti solo esseri umani con un quoziente intellettivo decisamente inferiore alla media e la deriva culturale in cui versa il paese ha portato al formarsi di catene montuose di rifiuti, alla rovina urbana e ad una diffusissima povertà. Joe, insieme all’altra cavia dell’esperimento, Rita, e ad un esilarante avvocato "ritardato", Frito, tenterà in ogni modo di tornare indietro nel tempo per riabbracciare la sua era, in cui poter essere di nuovo un felice e mediocre militare.
In un mondo dove si vive di frullati, patatine e cibo in scatola, a farla da padrone è un’azienda che produce una bibita energetica ultra zuccherata, vera e propria alternativa all’acqua, relegata solamente ai water.
Parolacce in sequenza, sesso come pensiero fisso e volgare comicità, caratterizzano questa involuzione della specie che raggiunge dimensioni drammatiche. Il paese è guidato da un campione di wrestling, il Presidente Camacho (ogni riferimento al governatore Schwarzenegger non sembra del tutto casuale) che trasforma i comizi in risse, e il divertimento maggiore è vedere lottare e perire i detenuti in gigantesche arene (qualcosa di simile a quelle di alcuni show americani con fuoristrada dalle ruote enormi) in cui, al posto dei leoni, combattono enormi macchine belliche.
La pungente comicità, firmata anche da Ethan Cohen, coautore dello script, si alterna a grossolane battute da osteria, ma l’insieme funziona abbastanza bene e se a volte si sorride appena, quando entra in scena il consiglio di gabinetto del Presidente o si viaggia all’interno della time machine, ci si diverte di gusto.
Memorabile il prologo, con una coppia super intelligente il cui albero genealogico si assottiglia sempre di più mostrata in parallelo con una famiglia più "stupida", il cui albero invece cresce fino a invadere l’intero schermo.

Judge utilizza il pretesto fantascientifico per esasperare i vizi a stelle e strisce, dal dilagare della tecnologia al predominare nella dieta statunitense di beveroni super pubblicizzati e ipercalorici, e prova a lanciare timidamente un monito: sempre di più si lascia ai computer l’organizzazione della vita lavorativa, si pensa sempre di meno e non ci si preoccupa dei problemi ambientali o delle fonti alternative di energia. Dipendente dalla televisione, il popolo americano del 2505 ama rincitrullirsi con l’unica preoccupazione di consumare sempre di più.
È di certo esagerato immaginare un futuro simile, ma alla fine della visione corre, seppur lieve e rapido, un piccolissimo brivido lungo la schiena.


CAST & CREDITS

(Idiocracy) Regia: Mike Judge; soggetto: Mike Judge; sceneggiatura: Mike Judge, Ethan Cohen; fotografia: Tim Suhrstedt; montaggio: David Rennie; musiche: Theodore Shapiro; scenografia: William Ladd Skinner; costumi: Debra McGuire; interpreti: Luke Wilson (Joe Bauers), Maya Rudolph (Rita); produzione: 20th Century Fox; distribuzione: 20th Century Fox; origine: USA 2006; durata: 84’


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