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Il compleanno

Pubblicato il 27 maggio 2010 da Alessandro Izzi
VOTO:


Il compleanno

Filiberti conosce molto bene Visconti. E si vede.
Il suo film, Il compleanno, sembra essere un condensato di tutte le preoccupazioni viscontiane, di tutto il rovello sia contenutistico che formale che era presente nelle pellicole del maestro milanese.
Vi si trova la fascinazione per un teatro sempre così vicino alla vita che arriva al punto di confondersi con essa. Tema questo che già era stata espresso potentemente in Ludwig, nella descrizione del rapporto tra il giovane regnante che si pensava eroe di un’epopea lirica e il suo anziano protetto Wagner, e ancor prima in Senso che si apriva nello stesso modo in cui si apre Il compeanno: con una rappresentazione operistica. Vi si trova la riflessione sul Bello e sulla sua pericolosa ambiguità (quella stessa che lasciava Aschenbach a morire sul finale di Morte a Venezia). Vi si trova l’abisso della tentazione dell’omosessualità che, in un modo o nell’altro, era stato il protagonista occulto di gran parte delle pellicole viscontiane da Ossessione in poi.
La maestria di Filiberti nel giocare con queste suggestioni non la si coglie, comunque, solo nella precisione certosina con cui si muove questa messe di riferimenti colti, quanto, piuttosto, nell’abilità con cui essi vengono aggiornati alla sensibilità moderna senza mai perdere quel rigore rappresentativo che pure era caro a Visconti.
Da questo punto di vista, se proprio vogliamo tentare di individuare un diretto antecedente a questa pellicola di Filiberti, questo lo dobbiamo cercare non tanto nelle immagini di Morte a Venezia (pellicola con la quale Il compleanno condivide alcuni spunti narrativi: l’esteta che si innamora di un giovane più bello e, per questo, si autocondanna alla tragedia) quanto, piuttosto, nelle sequenze di Gruppo di famiglia in un interno, estremo e negletto capitolo di un magistero registico che si avviava, con un ultimo barlume, verso la sua stessa fine.
Come Gruppo di famiglia in un interno, anche Il compleanno mette in scena la contrapposizione tra Vecchio e Nuovo (tema centrale, a livello politico anche nei capolavori noerealisti viscontiani sino a Il Gattopardo). Come la pellicola del 1974 anche il film appena presentato a Venezia pone al centro del discorso la lenta agonia di una tradizione che viene soppiantata dal peso di una nuova generazione più rampante, ma anche, irrimediabilmente più volgare. Da questo punto di vista, i due film costituiscono un’accorata riflessione sul senso del nuovo che irrompe forzosamente nel chiuso di una coscienza attraverso la messa in scena del rapporto ambiguo che finisce per legare un giovane ad un personaggio più maturo e già tutto rivolto al passato e ai ricordi. La differenza sostanziale tra le due pellicole la si misura tutta nel salto generazionale che divide i due protagonisti del racconto. Enorme in Gruppo di famiglia in un interno che vede un già vecchio Burt Lancaster cedere al fascino ambiguo di Helmut Berger, più misurata (appena padre-figlio) in Il compleanno. Ma la distanza che separa i due personaggi è tale solo a livello anagrafico. Tra le due generazioni permane, infatti, una differenza culturale enorme, una distanza di vedute e di spiriti che può essere riempita sola dal desiderio inesausto dei corpi.
Il compleanno è la storia della definitiva inconciliabilità che si consuma tra la generazione dei padri che ancora vanno a teatro a sentire Wagner e che di televisione non vogliono neanche sentir parlare (ma si tratta di un elite culturale anch’essa in via di estinzione) e quella dei figli che vanno a mare per abbordar ragazze e che hanno le labbra sporche non del latte materno, ma della panna dei cornetti algida comprati al bar dello stabilimento balneare. È per questa sua adesione ad uno spaccato sociale ben preciso che il giovane protagonista di Il compleanno somiglia così poco al Tadzio di Morte a Venezia. Meno incline ad incarnare una precisa visione del Bello al di là dello stesso sesso, il ragazzo è, piuttosto, una strana contaminazione tra un divo da copertina di Teen girl con un lolito di nabokoviana memoria. Attraversa la scena con rude sensualità compressa e finisce a letto con l’amico del padre in un’istintività animalesca appena ingentilita dalle note wagneriane che preludono, dalla colonna sonora, alla tragedia finale.
Per questo, ci pare, Il compleanno perde per strada il suo pur alto manierismo viscontiano per assumere i connotati di riflessione sul presente. Il film ci racconta tra le righe un’Italia sempre più ossessionata da modelli culturali retrivi (che restano fuori dello schermo come il mondo di Gruppo di famiglia) e da un radicale abbandono della Cultura e dello Studio in favore di un mondo di più facili guadagni (il nuovo Tadzio è un modello che posa davvero per riviste). Un mondo berlusconiano dove la famiglia sempre più si sgretola lasciando intravedere, oltre il sesso, un disperante vuoto di valori.


CAST & CREDITS

(Id.); Regia e sceneggiatura: Marco Filiberti; fotografia: Roberta Allegrini; montaggio: Valentina Girodo; interpreti: Massimo Poggio (Matteo), Maria De Medeiros (Francesca), Alessandro Gassman (Diego), Michela Cescon (Shary), Christo Jivkov (Leonard), Piera Degli Esposti, (Giuliana), Thyago Alves (David), Eleonora Mazzoni, Paolo Giovannucci; produzione: Agnès Trincal & Caroline Locardi per ZEN ZERO Srl; origine: Italia, 2009; durata: 100’


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