IL FANTASMA DELL’OPERA

Tratto dal fortunato musical a firma del baronetto inglese autore di Cats, questa ennesima e non richiesta trasposizione su celluloide del feuilleton di Gaston Leroux è stavolta confezionata, non solo scenograficamente, come una sorta di scadente Mouline Rouge dove l’opera è simile più a un bordello circense che non a un teatro. Girato senza ingegno. Dimentico sicuramente delle atmosfere dei classici di Rupert Julian e Arthur Lubin, con un Gerard Butler incapace di tenera alta la nomea del mostro sfigurato anche se messo a paragone non con Chaney, ma con predecessori a lui più vicini e meno eccelsi come il plastico Robert Englund e l’inespressivo Julian Sands. Questo fantasma dell’opera è il risultato dell’incontro tra un autore inglese di successo (Webber) e un regista/factotum americano (Schumacher), rivisitazione tenuta sul classico, senza l’estro che invece unì nel ’74 il musicista Paul Williams ad un dissacrante De Palma per Il Fantasma del palcoscenico. Un film che si fa incredibilmente manifesto di due situazioni speculari, direttamente causate l’una dall’altra: emergono infatti le carenze di sceneggiatura, in termini di script e non di musica, di Webber e la mediocrità registica di uno Schumacher che con i suoi ultimi lavori, Tigerland e In linea con l’assassino, era riuscito a far ricredere gran parte della critica sul suo conto. In verità in questo film c’è un estetica curata banalmente, un andamento metonimico dove si ripercorre il fiabesco in modo così palese da essere un sottointeso ingombrante (Il gobbo di Notre Dame? La bella e la bestia?) soprattutto ai fini dell’unità drammatica della pellicola che è completamente assente o, se c’è, assopita dai gorgheggi e dalle moine degli attori. Webber si prende una sola importante licenza: la bella soprano Christine Dae amata da Erik, il fantasma, è combattuta tra questo essere e l’impresario del teatro, timido visconte avversario del mostro. Così facendo il triangolo del romanzo di Leroux si basa su una situazione perversa non più d’amore, ma di convenienza e di successo, componenti che fanno sì che Schumacher usi questa banale operetta come metafora, come sguardo impietoso sulla società di oggi troppo affascinata dalle apparenze. È sicuramente la bieca nobilitazione di un film uscito strategicamente, in Italia, nel periodo natalizio. Per lo più, sotto consiglio di Webber stesso, le copie nostrane sono state doppiate in italiano da cantanti professionisti suscitando le ire degli puristi del musical. Meglio rifuggire da questo fantasma romanticone e falso dark.
[dicembre 2004]
Regia: Joel Schumacer. Sceneggiatura: Andrew Lloyd Webber e Joel Schumacher da un musical di Andrew Lloyd Webber, tratto dal romanzo omonimo di Gaston Leroux. Fotografia: John Mathieson. Montaggio: Terry Rawlings. Musica: Andrew Lloyd Webber. Interpreti: Gerard Butler, Emmy Rossum, Minnie Driver, Patrick Wilson, Ciaran Hinds. Produzione: Andrew Lloyd Webber, Eli Richboug. Origine: Usa, Gran Bretagna 2004. Durata: 143’. Distribuzione: 01 Distribution. Web info: sito italiano
