Il Grande Match

Tre storie parallele accomunate da una passione universale: una famiglia di nomadi della Mongolia, una carovana di Tuareg del Sahara e un gruppo di Indio dell’Amazzonia si gettano nella disperata impresa di riuscire a vedere la finale dei Campionati del Mondo di calcio del 2002 tra Brasile e Germania. Nei luoghi più isolati e remoti della Terra non è facile trovare un televisore, un generatore di corrente o un’antenna, ma la volontà e la determinazione degli uomini risvegliano innati talenti e risorse sconosciute: l’obbiettivo verrà raggiunto, costi quel che costi. Gerardo Olivares si confronta per la prima volta con un lungometraggio di finzione, dopo aver realizzato una serie di documentari di carattere naturalistico, culturale e antropologico dal 1991, in collaborazione con Canal+ e TVE: nelle regolari ramificazioni dell’intreccio narrativo si insinuano, con coerente omogeneità, gli stilemi del cinema documentario, a partire dalla fase di ideazione e progettazione: la necessità di girare ‘dal vero e sul posto’, l’impostazione etnografica della ricerca sul campo e, soprattutto, della conoscenza pregressa dei futuri attori della vicenda; l’attenzione ai dettagli, la fedele riproduzione delle sonorità ambientali, il rispetto e la compassione per volti e tradizioni di esseri umani più autentici, anche se lontani anni luce dalla Storia e dal progresso.
Ma l’istanza documentaria coesiste armoniosamente con la vocazione narrativa e il film scorre piacevolmente, come la leggerezza e la sapienza del volo delle aquile predatrici che si posano senza troppa avidità sul dorso delle prede inermi: è come se, attraverso lo sguardo delle popolazioni osservate, riscoprissimo la bellezza e gli archetipi di paesaggi ancora incontaminati, puri e fanciulleschi nella curiosità della loro gente per gli eventi culturali più risonanti del mondo civilizzato: la finale dei campionati del mondo di calcio, per esempio.
La ricerca del mezzo di comunicazione di massa per assistere all’avvenimento sportivo più importante del mondo, non deve esser letto come un affannoso tentativo di “stare al passo con i tempi” per sentirsi uguali agli altri, ma come momento di condivisione della passione per il calcio vissuta nel modo più genuino e spontaneo possibile, proprio come fanno i bambini, gli spettatori ideali del Grande Match.
(La Gran Final) Regia e soggetto: Gerardo Olivares; sceneggiatura: Chema Rodriguez; suono originale: Carlos De Hita; montaggio sonoro: Juan Ferro; missaggio sonoro: Alfonso Raposo; colonna sonora originale: Martin Meissonier; montaggio: Rori Sainz De Rozas; produttori esecutivi: Miguel Morales, Stefen Beiten, Nikolaus Weil per la Wanda Films; distribuzione: Greenlight Media; durata: 80’
