X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Il Grande Match

Pubblicato il 9 gennaio 2014 da Alessandro Boni
VOTO:


Il Grande Match

Prendere due grandi star hollywoodiane, di settant’anni o giù di lì, e spedirle su un ring per proporre una sfida cinematografica di grande suggestione, una sorta di Toro Scatenato contro Rocky: questa l’idea, pittoresca e rischiosa, sorta nelle menti dei produttori de Il Grande Match, che hanno riunito sul set Robert De Niro e Sylvester Stallone nella speranza di rinverdire i fasti di film e personaggi divenuti leggendari. Volendo puntare prevalentemente su un registro brillante, quelle stesse menti hanno poi ritenuto opportuno affidare il progetto ad un solido professionista della commedia come Peter Segal (al suo attivo, tra gli altri, Terapia d’urto e 50 volte il primo bacio). Il risultato dell’operazione è una pellicola a tratti anche gradevole, che punta in modo massiccio sul grande carisma e la capacità d’attrazione di due mostri sacri dello schermo; soprattutto, però, è un film che non riesce a trovare il giusto punto d’equilibrio tra alcune fasi più serie e drammatiche, che affiorano qua e là, ed il tono farsesco di fondo, configurandosi alla fine come un ibrido un po’ involuto, che non appassiona né diverte più di tanto.

Nel corso degli anni Ottanta, due pugili di Pittsburgh - Henry "Razor" Sharp (Stallone) e Billy “The Kid” McDonnen (De Niro) – sono piuttosto celebri ed ostentano una fiera rivalità reciproca; avendo ottenuto una vittoria a testa negli scontri diretti, tutto l’ambiente attende l’incontro risolutivo che però non ha luogo, a seguito dell’abbandono dell’attività da parte di Razor. Quando trent’anni dopo – in occasione della realizzazione di un videogioco che li vede protagonisti – i due si rincontrano, la loro forte animosità esplode di nuovo, provocando una zuffa che fa il giro del web, diventando un “cult”. Tanto successo fa sorgere l’idea di organizzare un vero incontro tra Razor e The Kid, i quali intravedono con ciò l’occasione di intascare un più che lauto compenso e di regolare finalmente i conti rimasti in sospeso.

Il Grande Match si inserisce in un filone cinematografico che ha preso piede ultimamente ad Hollywood – con film come Red , I Mercenari o il recente Last Vegas - e che vede protagonisti grandi ed attempate star che si mettono simpaticamente in gioco, scherzando coi problemi generati dall’età che avanza. E’ inevitabile che, in tali occasioni, si punti molto ad esaltare in chiave parodistica l’impietoso confronto con ruoli e personaggi passati; proprio questa considerazione, peraltro, ha indotto lo stesso Stallone ad esitare parecchio prima di accettare la parte di Razor, nel timore di “danneggiare” la memoria del suo Rocky Balboa. Di fatto, la perplessità di Sly si rivela giustificata giacché la pellicola, pur nella leggerezza del tono di fondo, irradia sulle platee un soffuso velo malinconico, che alimenta un forte senso di nostalgia verso altre “ere” cinematografiche ed altre interpretazioni di quegli stessi protagonisti.

Alquanto impalpabile la regia di Peter Segal, che si fa forse intimidire dall’ingombrante carisma di De Niro e Stallone e si limita ad assecondarne l’istrionismo; le due star sfoderano tuttavia una prestazione equilibrata e non vanno mai troppo sopra le righe. Di buon livello, poi, le interpretazioni in alcuni ruoli di contorno, in particolare quelle di Alan Arkin, che tratteggia con fine ironia la figura dell’allenatore ormai in disarmo che letteralmente “rinasce” per la preparazione del match, e di Kim Basinger che, nel suo ruolo di donna fatale alla base dei rancori tra i due pugili, trasuda ancora classe e fisicità, a dispetto dei suoi sessant’anni.
Impostato su una chiave parodistica di fondo, il film convince poco quando si sofferma ad affrontare, con frettolosa serietà, tematiche importanti come l’invecchiamento, la solitudine, il vuoto esistenziale; si determina, in tali casi, una sorta di stonatura che conferisce un’ingiustificata disomogeneità narrativa alla pellicola. Più in generale, Il Grande Match evidenzia le prevedibili pecche di un’operazione di carattere precipuamente commerciale, quasi del tutto finalizzata a sfruttare le suggestioni di miti cinematografici del passato e senza troppe preoccupazioni per la qualità.


CAST & CREDITS

(Grudge Match) Regia: Peter Segal; sceneggiatura: Tim Kelleher, Rodney Rothman; fotografia: Dean Semler; montaggio: William Kerr; musica: Trevor Rabin; scenografia: Wynn Thomas; interpreti: Robert De Niro, Sylvester Stallone, Alan Arkin, Kim Basinger, Jon Bernthal, Kevin Hart; produzione: Callahan Filmworks, Gerber Pictures, RatPac-Dune Entertainment, Warner Bros; distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia; origine: Usa; durata: 113’.


Enregistrer au format PDF