Il grande progetto - Torino Film Festival 2008 - Italiana.Doc
Avevamo lasciato Vincenzo Marra a Venezia 2007, quando il suo L’ora di punta presentato in concorso alla mostra del Lido, ottenne più critiche che consensi. Fu sicuramente una delusione, perché l’operazione riuscì solo parzialmente e perché da un autore come lui ci si aspettava la definitiva esplosione o almeno la conferma con un’opera sulla carta ardua e pretenziosa. Oggi ritroviamo al Torino Film Festival in competizione nella sezione italiana.doc, con un documentario che fortunatamente ci restituisce il regista che conoscevamo. Già in passato l’autore napoletano ci aveva regalato ottimi docufilm (vedi Estranei alla massa e L’udienza è aperta) e con Il grande progetto ritroviamo lo stile e lo spirito che animavano quelle opere.
Muovendosi invisibilmente tra i protagonisti, Marra costruisce il documentario come se fosse un film di finzione. Nonostante più volte venga palesata la presenza della videocamera – per un istante nell’inquadratura compare anche il microfono – i personaggi del film agiscono come se non fossero ripresi, mantenendo in ogni momento naturalezza e spontaneità. Gli operatori e le videocamere non sembrano turbarli in alcun modo e non intaccano minimamente lo svolgimento degli eventi. Anzi, i comportamenti dei personaggi non sono per niente influenzati, al punto da offrirci momenti in cui il marcio della burocrazia e della politica del nostro paese vengono fuori senza la minima resistenza.
Il grande progetto è infatti un film che, mostrandoci la situazione della zona di Bagnoli, ex centro industriale napoletano ora in procinto di diventare un meraviglioso parco, mette in evidenza le contraddizioni e le assurdità della società italiana, le nette differenze tra il tenore di vita di chi detiene il potere e di chi osserva il mondo dal gradino più basso della scala sociale. Le storie parallele dei dirigenti della Bagnoli Futura, società che si occupa della progettazione del parco, e degli operai che lavorano per loro serve al regista per descriverci un’Italia spaccata, non dalle ideologie, ma dagli interessi, dal denaro e dai valori. Trattando le situazioni sempre con ironia – ottenuta soprattutto grazie alla semplicità dei protagonisti – Marra si immerge totalmente nella realtà che vuole ritrarre e, con un’evidente applicazione attenta e metodica nella fase di montaggio, alterna alla perfezione i due racconti e riesce a infondere in questo modo il documentario di un forte significato sociale.
Il film inoltre vuole anche proporsi come documento visivo del fatto che nella zona di Napoli, oggi purtroppo distrutta dalla Camorra e dalla difficile situazione dei rifiuti, sia ancora presente una speranza, in questo caso identificabile con il progetto di Bagnoli, e che ci siano persone che tentano di tenerla viva. La carrellata finale, che riprende dall’alto i lavori di Bagnoli, simboleggia appunto questa speranza, ma la sua lentezza ed il suo dissolversi nel mare del golfo di Napoli lasciano trapelare un latente ed indistruttibile senso di paura.
(Il grande progetto) Regia, sceneggiatura: Vincenzo Marra; fotografia: Mario Amura; montaggio: Silvia Natale; suono: Gianluca Costamagna; produttore: Vincenzo Marra; origine: Italia; durata: 71’.