IL POSTO DELL’ANIMA

Affrontare tematiche legate alla politica e nella fattispecie della lotta di classe, crea sempre il rischio per registi e sceneggiatori di cadere nella retorica, nella propaganda o ancor peggio nella noia. Non è assolutamente il caso de Il posto dell’anima, che è estremamente piacevole grazie ai dialoghi sciolti e brillanti e a una sceneggiatura ben congegnata e ritmata. Il film descrive vicende umane drammatiche con pathos intensissimo, grazie anche alla straordinaria bravura di tutti i protagonisti (da Orlando a Santamaria a Placido) senza scivolare nel patetico e soprattutto analizza con spietata lucidità e intelligenza ironica la triste e prosaica realtà dei fatti. Una fabbrica del centro Italia, filiale di una multinazionale americana, è costretta a chiudere e getta sulla strada cinquecento operai. Questi ultimi invece di arrendersi organizzano una forte resistenza con l’ausilio di internet e di forze politiche che mantengono nei propri valori un barlume di diritti civili e democratici. La trama si ispira a fatti realmente accaduti, e il finale è quindi estremamente negativo: la multinazionale americana stravince e uno dei protagonisti, l’operaio Antonio, muore pure di cancro, malattia contratta a causa dei materiali fuori legge usati in fabbrica. La denuncia sociale è evidente: l’economia globalizzante onnivora e distruttiva che va a braccetto con l’assoluta mancanza di rispetto per l’ambiente e la salute dell’umanità in nome del profitto. Al di là del finale il film trasmette ottimismo e speranza per il futuro: la consapevolezza e saggezza dei protagonisti diventano un bene comune superiore ai fatti di circostanza. Dopo tante crisi di trentenni infantili e narcisisti mucciniani e quelle dei quarantenni intellettuali miliardari depressi con sensi di colpa di Mimmo Calopresti, e le vicende degne di una fiction televisiva domenicale dei cinquantenni vanziniani, ci fa piacere identificarci con i drammi “reali” di questi operai che poi, a ben guardare, rappresentano “tutte” le classi sociali, perché l’inquinamento e la crisi economica mondiale é un fatto che riguarda “tutti” (anche i trentenni mucciniani, i quarantenni caloprestiani e i cinquantenni vanziniani).
[maggio 2003]
regia: Riccardo Milani sceneggiatura: Riccardo Milani, Domenico Starnone fotografia: Arnaldo Catinari montaggio: Marco Spoletini musica: Avion Travel scenografia: Paola Comencini costumi: Gianna Gissi interpreti: Michele Placido, Silvio Orlando, Claudio Santamaria, Paola Cortellesi produzione: Alba Chiara, Rai Cinema origine: Italia 2003 distribuzione: 01 Distribution durata: 106’
