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IL SUO NOME E’ TSOTSI

Pubblicato il 2 marzo 2006 da Alessia Spagnoli


IL SUO NOME E' TSOTSI

Per alcuni la vita ha in serbo un’orribile falsa partenza. Altri si riempiono la bocca di paroloni astratti ed edificanti come “riscatto sociale” o “rettitudine”, concetti che non trovano applicazione né riscontro nelle baraccopoli di Soweto, alle porte di Johannesburg. E così “decenza” per qualcuno all’altro capo del mondo può significare, senza sottotesti ironici, niente più che “ottenere i soldi per vivere decentemente”. Tsotsi, il giovane gangster sudafricano protagonista del film, madre stroncata dall’AIDS, fa parte di quest’umanità derelitta che non può disporre del futuro a proprio piacimento. Le discriminazioni prodotte dal lungo regime dell’apartheid sono ancora ben lontane dall’essere state cancellate in terra sudafricana. Come il film documenta puntualmente, esistono ora neri arricchiti e le porte di alcune figure professionali, come quelle preposte alla garanzia dell’ordine e della legge, sono divenute accessibili a tutti: tuttavia permangono gravi squilibri sociali.
I personaggi centrali de Il Suo Nome è Tsotsi vengono inquadrati spesso con primissimi piani o attraverso dettagli tesi a ricreare un rapporto di intimità tra loro e il pubblico, ma risultano comunque sempre inscindibili dal contesto sociale degradato che balla sullo sfondo e sul quale si proiettano, come su un palcoscenico cosmico, le loro vicende segnate dalla tragedia. Il film è stato girato - con scelta a prima vista bizzarra e tuttavia felice - in widescreen, per conferire alla vicenda intimista di Tsotsi e degli altri emarginati un afflato e una dimensione epica più usuale nel western (genere che ha spesso preso a prestito alcuni dettami della tragedia classica) che nel gangster-movie. Ma qui è il contesto sociale, che paradossalmente, proprio perchè “allargato” all’infinito, comunica una dimensione claustrofobica tanto più pressante e vischiosa. La baraccopoli come superfetazione di criminalità , sorta di ghetto/ventre materno dal quale diventa un miraggio emanciparsi, appare nella pellicola attraverso un’immagine potente con cui lo specchio del cinema costringe a fare i conti.
La fotografia, come la storia, è a tinte oscure, ma presenta lo stesso tutta una gamma variopinta di sfumature, come in un arcobaleno inchiostrato su una matrice nera. E la colonna sonora, davvero inusuale e azzeccata, fa pendant, schizzata com’è da brani “kwaito” (praticamente la versione sudafricana dell’hip-pop) eseguiti dall’artista Zola.
Gavin Hood si rivela assai abile nel dirigere un giovane cast ispirato, nel quale spicca comunque l’interpretazione straordinariamente intensa del protagonista, Presley Chweneyagae, che inchioda e tiene avvinta l’attenzione dello spettatore alla sua storia col suo sguardo da belva ferita.
Il Suo Nome è Tsotsi, candidato all’Oscar come miglior film straniero, presenta singolari affinità con la pellicola palestinese Paradise Now, nominata nella stessa categoria. L’azione condensata in un lasso di tempo esiguo, i personaggi ombreggiati a forti tinte chiaroscurali, l’ambientazione in contesti squallidi di cui molti, nell’Occidente crapulone, ignorano o fingono di ignorare l’esistenza. Come i due ragazzi palestinesi anche Tsotsi è un uomo-bomba pronto ad esplodere alla cieca la sua carica di rabbia contro le mille storture della società in cui è costretto a vivere, mentre affonda ogni giorno di più nel terreno melmoso che si apre progressivamente, come una voragine, sotto i suoi passi. E come i due ragazzi arabi, provare emozioni è un lusso che non può davvero concedersi.

Tsotsi Regia: Gavin Hood; soggetto: tratto dal romanzo Tsotsi di Athol Fugard; sceneggiatura: Gavin Hood; fotografia: Lance Gewer; montaggio: Megan Gill; musica: Mark Kilian, Paul Hepker, Vusi Mahlasela; scenografia: Emilia Roux; costumi: Nadia Kruger, Pierre Vienings; interpreti: Presley Chweneyagae (Tsotsi/David), Terry Pheto (Miriam), Kenneth Nkosi (AAP), Mothusi Magano (Boston), Zola (Fela Ndlovu); produzione: Industrial Development Corporation of South Africa, Moviworld, The National Film and Video Foundation of SA, The UK Film & Tv Production Company PLC; distribuzione: Mikado; origine: GB/Sudafrica; durata: 91’; web info: sito ufficiale.

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