IL SUO NOME E’ TSOTSI

Per alcuni la vita ha in serbo un’orribile falsa partenza. Altri si riempiono la bocca di paroloni astratti ed edificanti come “riscatto sociale” o “rettitudine”, concetti che non trovano applicazione né riscontro nelle baraccopoli di Soweto, alle porte di Johannesburg. E così “decenza” per qualcuno all’altro capo del mondo può significare, senza sottotesti ironici, niente più che “ottenere i soldi per vivere decentemente”. Tsotsi, il giovane gangster sudafricano protagonista del film, madre stroncata dall’AIDS, fa parte di quest’umanità derelitta che non può disporre del futuro a proprio piacimento.
Le discriminazioni prodotte dal lungo regime dell’apartheid sono ancora ben lontane dall’essere state cancellate in terra sudafricana. Come il film documenta puntualmente, esistono ora neri arricchiti e le porte di alcune figure professionali, come quelle preposte alla garanzia dell’ordine e della legge, sono divenute accessibili a tutti: tuttavia permangono gravi squilibri sociali.
I personaggi centrali de Il Suo Nome è Tsotsi vengono inquadrati spesso con primissimi piani o attraverso dettagli tesi a ricreare un rapporto di intimità tra loro e il pubblico, ma risultano comunque sempre inscindibili dal contesto sociale degradato che balla sullo sfondo e sul quale si proiettano, come su un palcoscenico cosmico, le loro vicende segnate dalla tragedia. Il film è stato girato - con scelta a prima vista bizzarra e tuttavia felice - in widescreen, per conferire alla vicenda intimista di Tsotsi e degli altri emarginati un afflato e una dimensione epica più usuale nel western (genere che ha spesso preso a prestito alcuni dettami della tragedia classica) che nel gangster-movie. Ma qui è il contesto sociale, che paradossalmente, proprio perchè “allargato” all’infinito, comunica una dimensione claustrofobica tanto più pressante e vischiosa. La baraccopoli come superfetazione di criminalità , sorta di ghetto/ventre materno dal quale diventa un miraggio emanciparsi, appare nella pellicola attraverso un’immagine potente con cui lo specchio del cinema costringe a fare i conti.
La fotografia, come la storia, è a tinte oscure, ma presenta lo stesso tutta una gamma variopinta di sfumature, come in un arcobaleno inchiostrato su una matrice nera. E la colonna sonora, davvero inusuale e azzeccata, fa pendant, schizzata com’è da brani “kwaito” (praticamente la versione sudafricana dell’hip-pop) eseguiti dall’artista Zola.
Gavin Hood si rivela assai abile nel dirigere un giovane cast ispirato, nel quale spicca comunque l’interpretazione straordinariamente intensa del protagonista, Presley Chweneyagae, che inchioda e tiene avvinta l’attenzione dello spettatore alla sua storia col suo sguardo da belva ferita.
Il Suo Nome è Tsotsi, candidato all’Oscar come miglior film straniero, presenta singolari affinità con la pellicola palestinese Paradise Now, nominata nella stessa categoria. L’azione condensata in un lasso di tempo esiguo, i personaggi ombreggiati a forti tinte chiaroscurali, l’ambientazione in contesti squallidi di cui molti, nell’Occidente crapulone, ignorano o fingono di ignorare l’esistenza. Come i due ragazzi palestinesi anche Tsotsi è un uomo-bomba pronto ad esplodere alla cieca la sua carica di rabbia contro le mille storture della società in cui è costretto a vivere, mentre affonda ogni giorno di più nel terreno melmoso che si apre progressivamente, come una voragine, sotto i suoi passi. E come i due ragazzi arabi, provare emozioni è un lusso che non può davvero concedersi.
Tsotsi Regia: Gavin Hood; soggetto: tratto dal romanzo Tsotsi di Athol Fugard; sceneggiatura: Gavin Hood; fotografia: Lance Gewer; montaggio: Megan Gill; musica: Mark Kilian, Paul Hepker, Vusi Mahlasela; scenografia: Emilia Roux; costumi: Nadia Kruger, Pierre Vienings; interpreti: Presley Chweneyagae (Tsotsi/David), Terry Pheto (Miriam), Kenneth Nkosi (AAP), Mothusi Magano (Boston), Zola (Fela Ndlovu); produzione: Industrial Development Corporation of South Africa, Moviworld, The National Film and Video Foundation of SA, The UK Film & Tv Production Company PLC; distribuzione: Mikado; origine: GB/Sudafrica; durata: 91’; web info: sito ufficiale.
