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Imago Mortis

Pubblicato il 16 gennaio 2009 da Gaetano Maiorino


Imago Mortis

Nel diciassettesimo secolo uno scienziato e alchimista, tale Fumagalli, trova il metodo per imprimere su una lastra di vetro l’ultima immagine vista da una persona in punto di morte. Il soggetto guardato, secondo gli studi da lui fatti, si blocca sulla retina per alcuni secondi, è per questo che è necessario estrarre gli occhi di colui che guarda e far compiere il passaggio dell’immagine dagli occhi stessi al supporto in vetro il prima possibile. Lo strumento necessario a compiere questa operazione viene chiamato thanatoscopio. Ma una serie di morti violente causa l’arresto dello scienziato e la fine degli esperimenti. Tempo dopo il regista Olinski e la contessa Orsini recuperano lo strumento e decidono di girare un film sullo scienziato. La morte di una delle protagoniste della pellicola causa l’interruzione delle riprese e la scomparsa del thanatoscopio. È questo il macabro prologo alla storia di Pedro, studente di una scuola di cinema che anni dopo, ritrova l’oggetto e innesca una serie di eventi che nuovamente causano morte e seminano terrore.

Stefano Bessoni dirige Imago Mortis, film di genere finalmente girato da un italiano. Non se ne vedevano da tanto tempo di così professionali e tecnicamente validi! La decisione di associarsi a una produzione spagnola è una scelta intelligente e proficua, l’horror spagnolo è ultimamente diventato un punto di riferimento in Europa, e permette al regista italiano di avvalersi di ottimi collaboratori primo fra tutti lo sceneggiatore Luis Alejandro Berdejo, autore tra gli altri, di Rec. Certo non siamo di fronte a un film che recupera o si fonda sulla tradizione horror/fantastica della nostra cinematografia (quella degli anni ’60-’70 per intendersi). È evidente l’influenza che, sul modo di girare, di costruire le inquadrature, di curare la fotografia (anche se a firmarla è l’italiano Arnaldo Catinari), ha avuto il recente stile iberico. I toni che virano sul giallo e sul marrone fanno subito pensare al recente The Orphanage, ultimo acuto di un interessante filone. Ma Imago Mortis parte con un altro obiettivo, non solo quello di far saltare dalla sedia lo spettatore.
Questo film si propone come un omaggio al cinema, in particolare quello espressionista. Il professore soprannominato Caligari, la scuola che porta il nome di Friederich Murnau, lo stile in cui viene girato il film che parla di Fumagalli rappresentato quasi come un Nosferatu, sono chiari segni dell’importanza che questo nuovo cinema horror vuole riconoscere a chi il genere l’ha inventato con visionaria creatività negli anni ’20. Il cinema guarda dietro e dentro se stesso (emblematico il continuo smontare e mostrare i pezzi degli strumenti di ripresa, cineprese e macchine fotografiche d’epoca, veri pezzi da collezione), alla ricerca dell’origine, e l’origine è comunque nell’occhio umano. I continui richiami all’importanza dell’immagine, della conservazione immortale dell’ultimo sguardo, vogliono portare su un altro livello interpretativo: se ciò che si vede in punto di morte è ciò che si conserva per l’eternità, allora l’ultimo sguardo montato all’interno di un film sarà testimonianza eterna e ripetibile, e chi ha guardato non morirà mai.
Filosofia affascinante e di non facile esplicazione sullo schermo. Bessoni prova a trasmetterla rispettando contemporaneamente i canoni di genere, ma limiti soprattutto di scrittura, dopo un avvio molto ben riuscito, si evidenziano in particolare nella seconda parte, in cui la trama si fa contorta e il colpo di scena sa di posticcio, mentre la storia d’amore tra i due protagonisti trasuda banalità. Imago Mortis è tuttavia un film che può segnare un punto di inizio. La speranza è soprattutto che la coproduzione possa essere una nuova strada per il ritorno del nostro cinema di genere, magari lontano dai Bava e dagli Argento, ma ancora vivo.


CAST & CREDITS

(Imago Mortis); Regia: Stefano Bessoni; sceneggiatura: Stefano Bessoni e Luis Alejandro Berdejo; fotografia: Arnaldo Catinari; montaggio: Raimondo Aiello; musica: Zacarias M. De la Riva; interpreti: Alberto Amarilla (Bruno), Oona Chaplin (Arianna), Leticia Dolera (Leilou), Geraldine Chaplin (Contessa Orsini); produzione: Pixstar, Telecinco, I.I.D.; distribuzione: Medusa; origine: Italia, Spagna, Irlanda, 2009; durata: 109’.


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