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In Another Country

Pubblicato il 22 agosto 2013 da Antonio Valerio Spera
VOTO:


In Another Country

Hong Sansoo è un regista atipico e singolare nel panorama cinematografico coreano e orientale in generale. A differenza degli autori asiatici che riescono a portare in occidente i loro film, arrivando alla ribalta dei festival internazionali più importanti, Hong presenta uno stile lontano dal perfetto formalismo, dalla minuziosa costruzione visiva e dalla narrativa epica che contraddistingue solitamente il cinema orientale di successo. Il suo è un cinema delicato, leggero, sussurrato, quasi improvvisato, che soprattutto rinnega le regole del cinema classico, sfugge i campo-controcampo, i tagli sull’asse, i raccordi di movimento. Hong Sansoo firma un cinema libero da tutti i punti di vista, sia formale che di scrittura narrativa. Un cinema vicino alla Nouvelle Vague che non ha catene e in particolare non ha paura di essere totalmente anticonvenzionale, fuori dagli schemi, tanto personale da risultare spesso ermetico.
In Another Country, presentato in concorso a Cannes 2012, non rinnega assolutamente questa cifra stilistica, anzi la conferma e addirittura la rafforza. L’opera, che vede protagonista Isabelle Huppert, offre una materia narrativa figlia dell’istinto, delle sensazioni effimere. E’un film che si ritorna se stesso in un divertente gioco (quasi) metacinematografico in cui un’idea, un breve soggetto, uno spunto viene rielaborato in tre piccole storie, con gli stessi attori, gli stessi luoghi, le stesse situazioni, gli stessi personaggi. Il filo conduttore delle tre variazioni sul tema – così potremmo definirle – è una giovane studentessa di cinema che, insieme alla madre, va in un hotel sulla costa della città di Mohang per fuggire dai debiti economici. Lì, nella camera di questo piccolo albergo inizia a scrivere una sceneggiatura ambientata proprio nel luogo in cui si trova. Tre donne francesi, tutte chiamate Anne (e tutte interpretate poi dalla Huppert) arrivano sul luogo, una dopo l’altra, per visitare la città di Mohang. Il loro soggiorno viene segnato dalla presenza sempre degli stessi personaggi: un regista coreano in vacanza con la moglie, la giovane responsabile dell’hotel e un bellissimo (e stupido) bagnino. Assistiamo così sullo schermo allo scorrere di tre variazioni sul tema, a un divertente esercizio cinematografico in cui la giovane sceneggiatrice (e quindi lo stesso Hong Sansoo) giocano nel vedere come una stessa situazione narrativa di base possa cambiare a seconda della natura del personaggio che ci si immette all’improvviso.
In Another Country lascia una scia di poesia e leggerezza sul festival di Cannes. E’ un film lontano dall’impegno sociale, privo di profondi sottotesti. E’ semplicemente il racconto di tre storie, narrate con un tocco di magia, un’atmosfera quasi da favola e personaggi che sembrano usciti da un cartoon. E’ cinema disincantato, che scorre senza colpi di scena, senza scene madri, e che si delinea sullo schermo con la naturalezza della vita stessa. Probabilmente non si porterà a casa nessun premio, ma ci consegna la conferma di un autore capace di commedie delicatamente verbose e disincantate.


CAST & CREDITS

(Da-reun na-ra-esuh) Regia: Hong Sansoo; sceneggiatura: Hong Sansoo; fotografia: Jee Yunejeong, Park Hongyeol; montaggio: Hahm Sungwon; musica: Jeong Yonjin; interpreti: Isabelle Huppert, Yu Junsang, Jung Yumi; produzione: Jeonwonsa Film Co.; durata: 89’.


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