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Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni

Pubblicato il 3 dicembre 2010 da Antonio Valerio Spera


Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni

You Will Meet a Tall Dark Stranger è un’antologia di tutti i topoi alleniani. E’ un racconto corale con la voce fuori campo e la musica jazz di commento; c’è la figura di uno scrittore in crisi, l’anziano che si innamora di una puttanella da quattro soldi stupida e svampita; ci sono i musei d’arte contemporanea, ci sono tante pillole sparse per casa, c’è il tema del destino sempre presente. Peccato però che sia un’antologia molto sbiadita. L’ultima fatica (anche se di sforzo non sembra avercene messo troppo) dell’autore newyorkese aggiunge poco o niente alla sua filmografia e si allontana di parecchio dagli ottimi risultati di Vicky Cristina Barcelona e Basta che funzioni.
Dopo i soliti titoli di testa, semplicemente bianchi su schermo nero con note jazz in sottofondo, il sipario si apre su un vicolo londinese. Ed ecco che, partendo dal personaggio di Helena, si dirama il racconto di una famiglia della Londra bene, padre e madre sulla settantina da poco divorziati, figlia sposata con medico improvvisatosi scrittore, ognuno con le sue crisi d’identità, ognuno con le sue storie extraconiugali. La narrazione all’apparenza procede fluida e piacevole, ma in realtà si avverte da subito una poca attenzione per le psicologie dei protagonisti, una mancanza di introspezione, una scrittura sbrigativa e priva di sottotesti che si perde personaggi per strada e che frantuma il racconto. Gli attori senza dubbio funzionano alla grande (e ci mancherebbe altro dato il cast – su tutti grande Anthony Hopkins) ma avrebbero meritato un Allen in forma migliore. In alcuni momenti si sente il tocco della sua penna finemente ironica, ma si tratta di rari attimi di luce in una commedia che stenta ad uscire dal buio del dimenticatoio. Il film infatti non morde mai, non va in profondità, non mette mai in mostra il sarcasmo ed il cinismo intellettuale del suo autore. Allen fa il suo compitino - e fortunatamente a lui basta questo per rendere il film almeno gradevole - ma sembra che nel progetto non ci abbia creduto più di tanto: gira come una trottola su se stesso, rimpasta il suo cinema senza aggiungere nulla, punta su personaggi stereotipati e su situazioni banali. Paradossalmente i difetti maggiori sono rintracciabili nella sceneggiatura, aspetto del lavoro su cui Allen è raramente attaccabile. Se infatti la messa in scena, pur peccando di troppa teatralità, è comunque efficace nella sua essenzialità (tanti piani sequenza, continui campi e controcampi), e la direzione degli attori è sempre impeccabile, il racconto invece sembra non decollare, non ci sono trovate che riescono a smuoverne il ritmo e ad allontanarlo da un’evoluzione scontata, i dialoghi sembrano scritti da un ghost writer pagato per imitare lo stile alleniano e si arriva al finale del film pensando: insomma Woody, tutto qua?.
Fortunatamente sappiamo che Allen è uno dei più grandi ipocriti del cinema contemporaneo, un grande mistificatore della verità, uno che dissimula, falsifica. E per questo, la sensazione che forse con questo film abbia voluto prendere in giro tutti, se stesso ed il suo cinema rimane forte e ci consola anche un po’.


CAST & CREDITS

(You Will Meet a Tall Dark Stranger) Regia: Woody Allen; sceneggiatura: Woody Allen; fotografia: Vilmos Zsigmond; montaggio: Alisa Lepselter; musica: ; interpreti: Naomi Watts, Anthony Hopkins, Antonio Banderas, Freida Pinto, Josh Brolin, Gemma Jones, Lucy Ponch; produzione: Dippermouth Productions; distribuzione: Warner Bros; origine: USA; durata: 98’.


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