X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Incontro col pubblico: David Cronenberg

Pubblicato il 24 marzo 2010 da Angela Cinicolo


Incontro col pubblico: David Cronenberg

Roma. Ore 15:00. Il regista della mutazione e della trasformazione, del noir che rasenta il thriller, incontra il pubblico e la stampa all’Auditorium: l’evento rientra tra quelli annunciati nell’ambito della sezione L’Altro Cinema. Cronenberg ha appena lasciato New York, dove sta calcando le scene dei maggiori teatri l’opera ispirata al suo The fly (La mosca) e sta scrivendo un libro che non possiamo ancora ascrivere a un genere preciso. L’omaggio doveroso arriva proprio da Roma, che gli dedica una personale al Palazzo delle Esposizioni: Chromosomes, l’anteprima mondiale della sua mostra fotografica che raccoglie circa centosessanta immagini scelte e rielaborate da lui a partire dai fotogrammi dei suoi film di maggiore successo. Le immagini sono state acquisite dai laboratori del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma attraverso tecniche digitali innovative, elaborate in base alle indicazioni del maestro canadese e stampate su tela. Il viaggio di Cronenberg non si ferma dunque alla sola, entusiasmante e ricca, cinematografia, ma spazia in più settori proprio come le sue opere non si riducono a semplici rappresentazioni di generi precisi. Le sue parole chiare e la sua pacatezza smentiscono quell’inquietudine e quella cupezza di cui sono impregnate tutte le sue pellicole e le sue dichiarazioni chiariscono che la sua filmografia è sempre stata dinamica, di natura istintiva e non si è mai annichilita sotto categorizzazioni e schematismi.

La conversazione sulla sua opera inizia con le delucidazioni sul suo ultimo contributo artistico, The fly:

"Mi allettava l’idea di fare qualcosa di completamente nuovo: non avevo mai curato un’opera teatrale. È stata un’attività impegnativa come una nave: quando vuoi girare, devi far manovra molto prima del punto in cui hai deciso che la nave giri. E io volevo l’esperienza teatrale pura. È stato Howard Shore che ha avuto l’idea di scegliere The fly ed è da lì che si è arrivati a quest’opera. È interessante perché spesso nel cinema la musica è l’ultimo dei pensieri di un regista, invece in questo caso è stato il contrario. Ho apprezzato il fatto che il compositore sia stato in un certo senso il primo regista, si è trattato di una collaborazione molto diversa da quelle che ho avuto nel passato. È stata un’esperienza molto complessa, e faticosa, composta da tre autori: il librettista, il compositore e il regista, ovvero me, ma il vero artefice è il compositore, per non parlare dell’importanza del direttore d’orchestra, il tenore Placido Domingo".

Alla domanda sull’importanza che ha avuto nella sua opera l’elemento dell’invisibile e dell’alterità ha risposto:

"Noi esseri umani siamo solo degli animali che si immaginano di essere qualcosa che non sono e lo fanno attraverso varie forme come la trascendenza. Ma è proprio questo andare oltre dell’uomo che lo rende molto interessante. Non sono mai riuscito a fotografare un’immagine dell’invisibile se per questo si intende qualcosa di astratto e concettuale. Nel cinema servono delle metafore, per esempio il corpo dell’uomo, l’esperienza di ciò che siamo, ma non ho mai riflettuto sulla problematica dell’invisibile da un punto di vista tattico. Non parto mai dal tema delle trasformazioni, ma è sicuramente molto frequente nel mio cinema."

Sulla distinzione tra cinema popolare e cinema d’elite, sulla possibilità che il pubblico possa non comprendere o fraintendere i messaggi dei suoi film, Cronenberg chiarisce:

"Cerco sempre di stabilire un contatto col pubblico, alcuni film sono impregnati di cultura popolare del momento, altri hanno una valenza universale e quindi non hanno un impatto immediato. Oliver Stone una volta mi ha chiesto se mi piacesse essere così marginale e io gli ho risposto: - Quanto dev’essere grande il tuo pubblico? Certo è pericoloso per un regista esprimersi in maniera così astratta, ma poi penso che il mio film di maggior successo, La mosca, risale ormai a 20 anni fa... Comunque, è pericoloso ignorare la forza della produzione popolare, anche se i grossi budget esigono necessariamente un grande pubblico. Io non penso secondo categorie."

Che importanza attribuisce David Cronenberg al montaggio e alla colonna sonora?

"Per me la post-produzione è una fase fondamentale, fa parte proprio del film. Anche la musica è importante perché altrimenti il film rischia di essere piatto. Per esempio il mio primo film, Stereo, era senza suoni e rumori e questo mi dava l’impressione di essere sordo.

Mario Sesti anticipa che Cronenberg sta scrivendo il suo primo romanzo e che sarà edito in Italia dalla Bompiani, ma il regista è ancora nel mezzo della fase creativa:

"Ho solo scritto 60 pagine fino ad adesso. Mio padre era uno scrittore e io ho sempre pensato che sarei diventato scrittore. Erano anni che ci pensavo. Non ho ancora finito il mio libro e già so che verrà tradotto in molte lingue: solo l’idea mi terrorizza perché sono in una fase delicata. Posso solo dire che non è un horror né uno sci-fi. Ancora non lo so."


Enregistrer au format PDF