Incontro con Checco Zalone e Gennaro Nunziante
In procinto di invadere le sale italiane con quasi 1300 copie sin dalla notte del primo dell’anno – fatto unico nella storia della nostra distribuzione - Luca Medici/Checco Zalone ha incontrato i giornalisti in una divertente conferenza stampa dove, affiancato dal regista Gennaro Nunziante, dal resto del cast e dal produttore Pietro Valsecchi, ha parlato di Quo vado?, dei suoi riferimenti cinematografici, delle sue aspettative.
Valsecchi, il film è girato tra la Puglia, la Norvegia, il Polo Nord, l’Africa. Com’è stato produrlo?
Pietro Valsecchi: Non abbiamo guardato al budget ma al film. Volevamo sorprenderci e sorprendere il pubblico. Checco e Gennaro stanno riproducendo la grande commedia italiana, quella di Risi, Sonego, Sordi, attraverso un percorso contemporaneo. Questo film ha avuto un budget abbastanza serio e la gestazione è stata complicata. Sono stati due anni di duro lavoro.
Ciò che prima di tutto salta all’occhio guardando questo film è un netto innalzamento del livello qualitativo rispetto ai vostri precedenti lavori. Come avete lavorato? Come ci siete arrivati?
Checco Zalone: Dopo tanti mesi di lavoro, ho perso un po’ la percezione del tutto, ma quello che posso dire è che ci abbiamo messo tanta passione. La storia è più complessa, ed è vero che ci ispiriamo alla grande commedia del passato, senza fare paragoni con gli artisti nominati da Valsecchi. È a quello che aspiriamo, guardiamo a loro quando pensiamo al nostro film.
Gennaro Nunziante: Io e Checco cerchiamo di fotografare quello che ci passa intorno, rimanendo il più possibile in mezzo alla strada. Abbiamo rapporto di grandissimo rispetto per ciò con cui deve confrontarsi la gente. Questo è un film che tratta un tema più universale rispetto agli altri e per questo motivo racconta meglio il nostro paese.
Una scena importante del film è quella in cui Checco vede Al Bano e Romina a Sanremo e ha nostalgia dell’Italia…
Checco Zalone: È la mia scena preferita. L’abbiamo pensato un anno fa quando siamo andati a cena con Al Bano e Romina, e lì ho provato un po’ di sana emozione italiana, vedendoli insieme. Così ci è venuta l’idea di quella scena. Addirittura in una prima stesura avevamo pensato di far incontrare il mio personaggio e Al Bano in un bagno pubblico, poi per problemi produttivi non si è potuto fare e mi dispiace. In ogni caso, in questa scena c’è l’italiano e penso sia la parte più interessante del film.
Checco, anche tu sognavi il posto fisso?
Checco Zalone: I miei genitori mi hanno cresciuto con l’idea del posto fisso e fino a dieci anni fa anch’io lo sognavo. Feci anche un concorso in polizia ma venni scartato.
Da un punto di vista artistico e produttivo, qual è stata la parte più dura?
Checco Zalone: Sicuramente quella al Polo Nord. Eravamo in pochi della troupe, gli operatori facevano anche i microfonisti, ci muovevamo con motoslitte. I ragazzi del CNR che fanno ricerca lì ci hanno aiutato molto e senza di loro non avremmo potuto girare quelle scene. Loro sono l’Italia migliore, stanno lì a fare ricerca per pochi soldi.
Nel film c’è anche la tua nuova canzone La prima Repubblica. Senti tuo il testo?
Checco Zalone: Io faccio il comico, certe cose le dico per far ridere. Per fare un paragone con la commedia anni Sessanta, grandi autori come Risi avrebbero premesso che non si sentono come i personaggi e avrebbero fatto finire il film con il protagonista che ritorna al suo posto e lì rimane. Invece noi volevamo chiudere con un messaggio di speranza, anche correndo il rischio di essere buonisti.
Uno dei pregi della pellicola è la (quasi) assenza di volgarità, eppure è un film assolutamente scorretto…
Checco Zalone: Oggi a mio avviso la scorrettezza ha alzato la sua soglia, c’è quasi una gara ad essere sempre più scorretti, e questo fa diventare la scorrettezza accademica. Quando si passa dalla risata all’offesa gratuita si è varcata una soglia, e noi non l’abbiamo fatto.
Gennaro Nunziante: Io e Luca abbiamo una linea di demarcazione che è la banalità. Spesso la comicità si appoggia sulla prima cosa che trovi per strada, ma che è anche la prima che toglierai perché ridondante e non nel codice giusto di narrazione. Anche il "politicamente corretto e scorretto" è ormai un’espressione priva di senso, noi vogliamo fare una comicità che non tocchi l’ovvietà.
Per le attrici come è stato lavorare con Checco a questo film?
Sonia Bergamasco: Per me p stato un bel salto. Un salto che ho fatto con gioia, dopo aver letto il copione che raccontava in maniera concreta e forte l’Italia di oggi. E mi sono divertita molto.
Eleonora Giovanardi: È stato un regalo grande, per il film e per le belle persone con cui ho lavorato. Grazie a Luca ho imparato che si può lavorare seriamente e ridere.
Valsecchi, sulle polemiche di questi giorni sulla distribuzione in 1300 sale cosa sente di dire?
Pietro Valsecchi: Vorrei sottolineare una cosa. Non siamo noi ad imporre così tante copie, sono gli esercenti che chiedono il film. Checco lo vogliono tutti. In questo periodo di magra tutti aspettano quest’evento.