Incontro con il pubblico: Sydney Pollack - Una lezione di cinema

Cannes
Generi:
Io non mi considero un artista visuale. Provo molta invidia per quei registi con uno spiccato talento per la composizione dell’immagine, come Bertolucci ad esempio. Però l’aspetto visivo è quello sul quale mi focalizzo di più, proprio perchè non è il mio "forte". Dove mi sento più sicuro, invece, è nella direzione degli attori.
Le cose, comunque, variano molto da genere a genere: nella commedia, ad esempio, più del taglio delle inquadrature conta il montaggio. Nel thriller è importante suscitare mistero e stare contemporaneamente attenti a non provocare confusione nello spettatore. In un mélo ci sono un milioni di modi diversi di girare la scena d’addio di una coppia e tutti possono rappresentare quello giusto, se ben fatto.
Nella commedia, invece, le scelte si riducono molto. Nel thriller diminuiscono ulteriormente.
Quando ho girato western, film in costume o commedie non ho pensato molto al modo di approcciarmi al genere. Non si uccidono così anche i cavalli? è il film più fiabesco che abbia fatto. Ci sono tutti questi personaggi che si accumulano nelle inquadrature, il ritmo è molto frenetico.
Corvo Rosso non avrai il mio scalpo invece è il contrario. In Corvo Rosso è come se avessi voluto mettere tutto il mondo in ogni inquadratura, che è molto semplice. E’ un western strano, diverso dagli altri. Lo studio non sapeva come venderlo, perchè non sapeva cosa fosse. Lo si potrebbe definire un "mountain man movie", ma è un termine che non esiste.
Inoltre, anche nella recitazione le cose cambiano: ci sono attori che non hanno talento per la commedia. Prendete Jessica Lange, ad esempio: è un’attrice bravissima, ma in Tootsie c’erano alcune scene in cui non risultava molto comica. Ho dovuto allora ingegnarmi a trovare soluzioni alternative perchè lo diventasse. Ma la commedia non è proprio nelle sue corde.
Film D’Epoca:
Il fatto di aver girato molti film d’epoca, come quella di aver realizzato molte storie d’amore, non è stata una scelta consapevole: ma ora, col senno di poi, potrei suggerire che dipendesse probabilmente dal fatto che così mi sentivo più "sicuro". Voglio dire: tutti viviamo nel tempo presente e se qualcosa sullo schermo risulta fasullo, uno me lo può sempre contestare. Mentre in un film d’epoca, nessuno mi può venire a dire: "Guarda che non era mica così!" perchè nemmeno lui c’era e non poteva dunque saperlo.
Star-System:
C’è di solito un grande misunderstanding su questo. Mi sento anche un pò in colpa quando mi chiedono questa cosa, perchè non ho mai dovuto trovare i soldi per realizzare i miei film. Non è che uno debba sempre lottare come un forsennato per trovare i finanziamenti per un progetto. C’è uno studio che paga tutte le spese e poi non è che ti "impongano" degli attori. Tu devi solo comunicargli quanto credi che costerà il tuo film e poi loro ti preparano un preventivo anche più sostanzioso.
Spesso mi domandano: "Come fa a sopportare di dover avere a che fare con lo star-system?" Come se fosse una sofferenza ritrovarsi a lavorare con Redford o la Streep, Dustin Hoffman o Jessica Lange... Glielo si legge in faccia! E’ come se pensassero: "Povero Pollack!"
Ma io non farei mai un re-casting di un mio film. Nessuno mi ha mai puntato una pistola alla testa chiedendomi di prendere una star in particolare.
Redford:
Il mio primo amore è stata la recitazione. Volevo essere un interprete, prima che un regista. Io e Redford ci eravamo già trovati a lavorare insieme, entrami come attori, sul set di Caccia di guerra nel 1961. In seguito abbiamo lavorato di nuovo, stavolta io come regista e lui come attore in Questa Ragazza è di tutti, del 1966 con Nathalie Wood, tra l’altro.
Poi è successo che ci hanno offerto contemporaneamente il copione di Corvo Rosso non avrai il mio scalpo (Jeremiah Johnson), a lui come attore e a me come regista. Io gli ho telefonato preliminarmente e gli ho domandato cosa ne pensasse e lui sembrava interessato.
Lavorare sempre con lo stesso attore offre molti tipi di vantaggi, soprattutto in termini di risparmio di tempo e energie. Non devi stare lì a tentare di capire cosa quell’interprete ti potrà offrire, o quanto lontano potrà andare.
Io e Redford ci intendiamo meravigliosamente. Lui è un ottimo attore, ma all’inizio della sua carriera era visto soprattutto come il perfetto prototipo dell’eroe romantico: io stesso l’ho spesso utilizzato in quel ruolo. Però in Jeremiah Johnson ha interpretato un personaggio diverso dai soliti ed è stato comunque bravissimo. Ricordo che allo studio mi chiedevano preoccupati: "Ma fai recitare Redford con la barba lunga e incolta?"
Hoffman:
Con Dustin Hoffman per Tootsie ho avuto diversi problemi, invece. Non tanto su come girare le singole scene, ma perchè lui aveva una visione più fisica di quella che pensava avrebbe dovuto essere la sua interpretazione. Abbiamo un pò litigato anche su come usare il corpo. Ma non abbiamo mai litigato per cose come "la scena è venuta bene" o "è venuta male". I conflitti erano sul contenuto. Pensava ad esempio che avremmo dovuto dedivare un maggior numero di scene alla sua trasformazione in donna. Lui si fidava di me come regista e io, naturalmente, di lui come attore. Come prima cosa la mattina litigavamo una mezz’ora, ma poi ci mettevamo al lavoro.
Dustin ha un senso dell’umorismo molto più spudorato del mio. Quando un uomo si traveste da donna ci sono mille battute da caserma possibili, ma io volevo evitarle.
Quello stesso anno, non so bene come mai, uscirono altri due film su personaggi che si travestivano, come Victor/Victoria di Blake Edwards e Yentl di Barbra Streisand. Il confronto con Edwards, soprattutto, mi spaventava moltissimo: lui è un genio della commedia e questo è un genere davvero difficile.
Perfezionismo:
In genere non rivedo mai i miei film: ci sono cose che funzionano e altre meno, naturalmente. E riguardandoli, vorrei sempre rigirare qualcosa.
Con la clip di Tootsie, ad esempio, vi siete divertiti molto, ovvio, perchè è una commedia. Con Non si uccidono così anche i cavalli? avete visto un’altra scena molto fisica e anche quella funzionava bene.
Io comunque non amo realizzare troppi tape. E’ famosa l’aneddotica su Kubrick, che in Eyes Wide Shut, ad esempio, girava anche 70-80 tape: personalmente, alla fine io non sapevo neanche più quello che stavo dicendo!
