Indivisibili
È nelle terre ferite del Litorale Domizio e degli abusi di Castel Volturno, tra le rovine dell’ex Villaggio Coppola e le statue del Cristo abbandonate sulla spiaggia, che Edoardo De Angelis costruisce la parabola del suo terzo lungometraggio, Indivisibili. Casertano, il regista di Perez. e di Mozzarella stories sembra non avere dubbi: “Qualunque cosa sia il mio cinema, nasce da lì e non dal cinema”. Eppure il suo film si nutre di tanto cinema ed è imbevuto di citazioni e riferimenti, e mentre l’amore per la sua terra lo induce a tracciare un percorso antropologico, il cinema lo spinge a volgere il suo sguardo verso la dimensione della fiaba. La storia, che nasce da un soggetto di Nicola Guaglianone (Lo chiamavano Jeeg Robot), è quella di Viola e Daisy, due gemelle siamesi che si esibiscono ai matrimoni e alle feste cantando canzoni scritte dal padre (Massimiliano Rossi), e che, grazie ai loro guadagni, riescono a mantenere l’intera famiglia. Oltre al padre con il vizio del gioco e alla madre (la grande Antonia Truppo ammirata in Jeeg Robot) che tira avanti tra una scappatella e un tiro di marijuana, ci sono due zii bigotti che si occupano del trucco e dell’allestimento delle esibizioni. Il fragile equilibrio su cui si regge il ménage di questa strampalata famiglia, che vive in una villetta abbandonata sulla spiaggia, s’incrina però nel momento in cui le gemelle, ormai maggiorenni, apprendono da un chirurgo (interpretato da Peppe Servillo) che possono essere separate senza alcun danno. Così il sogno di una vita normale s’insinua tra le sorelle, minacciando di compromettere gli affari della famiglia. De Angelis sceglie con coraggio di intraprendere la strada, battuta soprattutto dal cinema italiano d’autore negli ultimi anni, del surreale e del grottesco. Non si può non pensare immediatamente a La donna scimmia e in generale al cinema di Marco Ferreri. E proprio Marco Ferreri è il nome che De Angelis dà al personaggio interpretato da Gaetano Bruno, il laido impresario musicale attratto dalla sessualità freak delle sorelle, tributando così al regista un omaggio obliquo. Ma il film non ha la cattiveria di un Ferreri né la sua volontà di affondare nella carne dei personaggi. Semmai il film sembra rimandare a un certo Garrone, sicuramente a L’Imbalsamatore per atmosfere e ambientazione, ma anche a Reality, per l’andamento favolistico e la volontà di rappresentare un mondo impastato di credulità e superstizione. Ma è forse il Pinocchio di Collodi il riferimento più diretto. Il film infatti è una favola realistica che descrive il viaggio delle due gemelle siamesi alla ricerca di un corpo umano che possa regalare loro una vita normale, passando attraverso la rapacità di chi vuole sfruttarle e le bizzarrie circensi da Mangiafuoco di preti e camorristi e impresari pescecane. De Angelis è bravo, quando non esagera come nella scena del festino in barca, a mettere in scena una fantasmagoria che oscilla costantemente tra il sacro e il profano, dove la dimensione degradata trova il suo contraltare in una religiosità che risulta altrettanto malata. Alle volte però l’insistenza sugli aspetti più grotteschi e kitsch suona un po’ prevedibile e di maniera e fa perdere di compattezza a un racconto che procede soprattutto per accumulo. Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 2016, dove ha raccolto applausi e consensi e dove in molti l’avrebbero visto bene tra i film del concorso ufficiale, Indivisibili trova la sua forza soprattutto nell’interpretazione straordinaria delle due sorelle esordienti, Marianna e Angela Fontana. Se una delle due mangia troppo l’altra ha mal di pancia, se una si masturba l’altra geme: il rapporto tra Daisy e Viola relega in secondo piano tutto il resto. La possibilità di separarsi è una grande opportunità, ma anche un salto nel vuoto, un taglio netto con il mondo, così come l’hanno conosciuto fino a quel momento. Sarà colei che all’inizio è sembrata essere la metà più debole a trovare la forza per colmare il vuoto della separazione, una separazione che è il primo passo verso l’emancipazione da un mondo governato dal malaffare e dalla sopraffazione. Le note dolenti e rarefatte di Enzo Avitabile paiono accompagnare le parole di Edoardo De Angelis quando afferma: “cercavo la straordinaria ribellione della purezza contro la prepotenza della corruzione e ho trovato l’umanità struggente della normalità”.
(Indivisibili); Regia: Edoardo De Angelis; sceneggiatura: Nicola Guaglianone, Barbara Petronio, Edoardo De Angelis; fotografia: Ferran Paredes Rubio; montaggio: Chiara Griziotti; musica: Enzo Avitabile; interpreti: Angela Fontana, Marianna Fontana, Massimiliano Rossi, Antonia Truppo, Peppe Servillo, Gianfranco Gallo, Gaetano Bruno, Marco Mario De Notaris, Toni Laudadio; produzione: Tramp ltd, in collaborazione con O’Groove, Medusa Film, Mediaset; distribuzione: Medusa Distribuzione origine: Italia, 2016; durata: 100’