X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Inferno

Pubblicato il 16 ottobre 2016 da Anton Giulio Onofri
VOTO:


Inferno

Sul fatto che Ron Howard sia venuto al mondo per regalare alla storia della tv il Richie Cunningham di Happy Days, siamo tutti d’accordo, spero. Che in seguito, una volta dismessi, per sopraggiunti limiti di età, i panni del simpatico amico di Fonzie, abbia voluto riciclarsi come regista cinematografico, rientra nei legittimi diritti di ciascuno, e tutto gli si può dire tranne che non sia stata una scelta azzeccata. Frequenti nomination all’Oscar, la statuetta vinta per la regia di A Beautiful Mind (premiato anche come Miglior film), continuano ad alimentare presso il pubblico e la critica la sua fama di bravo e simpatico “mestierante” che non sarà mai Spielberg, ma che puntualmente si rivela, salvo qualche raro incidente, creatore di macchine spettacolari dal successo garantito. Quello con Dan Brown si è rivelato per Howard un sodalizio redditizio oltre ogni previsione, e se la critica ha – per quanto giustamente – snobbato i primi due episodi (Il Codice da Vinci e Angeli e Demoni) di quella che è diventata una trilogia a tutti gli effetti, dove una certa frettolosità di enunciato non lasciava indovinare dietro la macchina da presa un occhio capace di cose nobili tipo Apollo 13 o Frost/Nixon, dovrà stavolta ricredersi e concedere che questo nuovissimo Inferno è un prodotto commerciale finché si vuole (e ci mancherebbe altro visto che è tratto da un libro dell’autore vivente più letto e venduto del mondo insieme a Paolo Coelho), ma ha tutte le carte in regola per intrattenere e incollare in pizzo di poltrona per due ore e passa spettatori disposti a lasciarsi intortare dall’eterno roscetto capace di giocare, mescolandoli, con tutti i generi del cinema: Howard tinge di rosso le acque dell’Arno, decolora i manieristi fiorentini, cita Dante e Botticelli, rispolvera i fantasmi dell’horror cinematografico italiano degli anni ’70 (L’Aldilà di Lucio Fulci e dintorni) compiendo un’operazione estetica molto più colta e sottile di quanto si pensi, sfonda un soffitto affrescato da Giorgio Vasari, riaccende nel cuore del dottissimo Robert Langdon un amorazzo di gioventù che ce lo dipinge più umano e meno sapientino, e sulla falsariga di James Bond vola da un continente all’altro (molta Italia, tra Firenze e Venezia, ma anche la turca Istanbul prima del finto golpe di Erdogan) per sventare il diabolico piano di un milionario pazzoide che vorrebbe mettere in circolo un virus letale in grado di distruggere in poche ore il 95% dell’Umanità. Aumenta una certa sensazione di “intrigo internazionale” un cast altrettanto variegato composto dall’inglese Felicity Jones, dalla danese Sidse Babett Knudsen (attualmente sul piccolo schermo con la serie Westworld), il franco-nero Omar Sy di Inseparabili, e la star di Bollywood, più volte prestata al cinema occidentale, Irrfan Khan, che disegna uno dei villain più incisivi degli ultimi anni, e si candida autorevolmente al ruolo di “cattivo” per uno dei prossimi 007 a venire. Infine la colonna musicale di un Hans Zimmer, che gioca a rendersi più irriconoscibile che mai dietro ossessive sonorità elettroniche che enfatizzano il senso di corsa senza tregua di questo mobilissimo film.


CAST & CREDITS

(Inferno); Regia: Ron Howard; sceneggiatura: David Koepp; fotografia: Salvatore Totino; montaggio: Tom Elkins, Daniel P. Hanley; musica: Hans Zimmer; interpreti: Tom Hanks, Felicity Jones, Irrfan Khan, Omar Sy, Sidsde Babett Knudsen; produzione: Imagine Entertainment, Columbia Pictures, LStar Capital; distribuzione: Warner Bros. Pictures; origine: USA/Italia, 2016; durata: 121’


Enregistrer au format PDF