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Intervista a Cecilia Pagliarani, fondatrice e direttrice del festival "Il gusto della memoria"

Pubblicato il 25 marzo 2014 da Arianna Pagliara


Intervista a Cecilia Pagliarani, fondatrice e direttrice del festival "Il gusto della memoria"

Il gusto della memoria è un festival che ha la peculiarità di proporre film ispirati a immagini d’archivio. Come nasce il progetto e qual è la storia del festival?

Il progetto nasce nel 2012 a tre anni dalla creazione dell’archivio nosarchives.com. Creare questo archivio è stata davvero un’impresa, non abbiamo avuto alcun sostegno dalle istituzioni. Lo abbiamo fatto da noi, Manuel Kleidman ed io: avevamo allora circa 4000 film amatoriali ed il pensiero che tutto questo lavoro restasse inutilizzato ci fece venire in mente l’idea di creare un festival ad hoc, che è diventato IL GUSTO DELLA MEMORIA. Volevamo vedere se il pubblico avrebbe apprezzato quello che con tanta passione avevamo riportato alla luce.

Connesso al festival troviamo il contest Come eravamo, i cui partecipanti presenteranno corti, documentari e spot realizzati con immagini d’archivio, in particolare (al 60% sulla durata del film) prese da Nos Archieves. Ci può raccontare qualcosa in più su questo archivio di immagini amatoriali e sul contest ad esso legato?

L’archivio contiene ad oggi 18.000 film dal 1922 al 1984 e 7000 scatti dal 1895 al 1950 in tutti i formati 9,5 mm lastre di vetro grandi come un foglio A4 e provengono ed illustrano tutto il globo. Perché la gente comune viaggia ora come viaggiava allora. Italiani in Amazzonia, inglesi in Italia, francesi in Africa, tedeschi in Sicilia etc, etc., Arundathi Roy scriveva “Il dio delle piccole cose”, beh, nel nostro archivio potremmo parafrasare dicendo che c’è il cinema delle piccole cose, i vestiti dei bambini piccoli, i treni a vapore, le feste, il prete che si pettina davanti ai propri familiari, la famiglia collaborazionista che si scruta le tempie rasate…piccole cose che hanno fatto la nostra epoca e che noi vogliamo valorizzare. Inoltre vorrei aggiungere che nel 1924 erano in pochi a saper usare una macchina da presa, la qualità delle immagini amatoriali non differisce di molto dalla qualità dei film ufficiali. La forbice si allarga invece dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Il contest è il frutto del lavoro di tre realtà diverse che però operano insieme: Nos Archives, l’associazione culturale Come Eravamo e la società di produzione Suricata. Come nascono e di cosa si occupano Come Eravamo e Suricata?

Come eravamo è un’associazione nata per promuove l’archivio, organizzando manifestazioni, riunioni con le persone anziane protagoniste dei fondi che acquisiamo, ma anche mangiare una crostata insieme e scrivere le descrizioni dei film. Ha organizzato anche la Festa dei giochi antichi ritratti nei film e spiegati dagli anziani ai genitori e bambini del XXI° secolo. L’associazione organizza anche serate di Cinema muto moderno e molte altre iniziative. La Suricata è invece una società di produzione cinematografica, alla base della creazione dell’archivio, che produce numerosi documentari e cortometraggi e che svolge l’organizzazione delle riprese su dei film importanti, come per Felice chi è diverso, il documentario di Gianni Amelio prodotto dall’Istituto Luce.

Oltre che fondatrice e organizzatrice de Il gusto della memoria lei è anche regista e montatrice e ha recentemente lavorato al montaggio del documentario da lei appena citato, Felice chi è diverso, di Gianni Amelio. Ci può parlare di questa collaborazione?

Conosco Gianni Amelio da quasi venti anni. E’ un vero Maestro del cinema ed è inoltre molto simpatico. Sono sempre molto felice di lavorare con lui perché è un creativo instancabile. Può sembrare faticoso, ma è stimolante e allegro lavorare così. In Francia ho lavorato come regista per Capa, France 2, Image e Cie. Ma montare con Gianni Amelio è un’esperienza che ti arricchisce non solo lavorativamente.

Come regista ha realizzato diversi documentari, tra cui Alhambra de Jane, le souvenir d’un grand music-hall, proiettato a Parigi e presentato al Festival del Cinema di Gerusalemme. Come nasce il progetto e che cosa racconta il documentario?

Come prima cosa le devo dire che il film, che parla del music-hall più grande d’Europa distrutto nel 1967 a colpi di ruspa per fare spazio a un condominio e un parcheggio, è stato preso da Iggy Pop al Festival NXNE di Toronto e proiettato insieme alla biografia di Johnny Cash… non mi è sembrato vero… per me è stato più emozionante di vincere un premio. Il film è nato semplicemente dall’incontro con il nipote di Jane Breteau (Manuel Kleidman), direttrice del teatro dal 1954 al 1967. Mi ha raccontato per sei ore la storia e ho detto: ok, ci facciamo un film!, e da li tutto è partito. Ci son voluti due anni per ricostruirlo: nel film c’è una vera maquette del teatro. Abbiamo cercato materiali ovunque, non potendo più girare un solo minuto di film nel teatro, semplicemente perché non c’era più. Affiche, foto, interviste ai gradi che debuttarono, Michel legrad, Aznavour, Roland Petit et Zizi Jeannemaire e molti altri…fino all’archivio nazionale francese che aveva però tutti gli spettacoli in bianco e nero… Io volevo il music hall, le luci, le paillettes, i colori...così abbiamo scritto alle case di riposo di Parigi alla ricerca di cineamatori, ma anche spettatori dell’Alhambra. E come per magia la Francia contemporanea ha riscoperto che le piume di Zizi Jeannemaire erano rosa! Si può dire che l’idea dell’archivio nasca proprio da qui, dall’enorme valore che un’immagine amatoriale può avere in un film e dalla voglia di darle giustizia.


Per maggiori informazioni:
http://comeeravamocontest2014.webnode.it
associazionecomeravamo@gmail.com
Facebook: www.facebook.com/IlGustoDell...


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