Intervista a James Gunn, regista di SUPER

In una scena di Super di James Gunn, il protagonista ed eroe improvvisato Frank (Rainn Wilson) dice alla sua “assistente teenager” Libby (Ellen Page) che pur essendo supereroi si stanno annoiando perché si trovano in quella zona morta che è lo spazio tra le vignette in un fumetto d’azione. Frank, nome d’arte The Crimson Bolt, è infatti un uomo molto patetico che si reinventa supereroe dopo che un malvagio spacciatore (Kevin Bacon) gli soffia la moglie ex tossicodipendente (Liv Tyler).
“Ho voluto creare una storia che partisse proprio da questo presupposto: che cosa succede nello spazio tra le vignette di un fumetto di supereroi? Quali sono gli aspetti ’banali’ della loro esistenza?”. Così spiega l’idea all’origine del suo film il regista americano James Gunn, lanciato dalla casa di produzione e distribuzione indipendente Troma Entertainment (in cui si sono formati – tra gli altri – anche i creatori di South Park Trey Parker e Matt Stone) specializzata nel filone dell’exploitation movie, violentissimi horror con un forte retrogusto farsesco.
A questa categoria appartiene in parte anche Super, tutto incentrato su un giustiziere mascherato che ribalta ogni categoria classica del supereroe: è brutto, stupido, con un concetto molto particolare di giustizia. Ed infatti in una delle scene più esilaranti del film spacca la testa con delle tenaglie ad un tizio odioso che aveva saltato la fila per entrare al cinema. Ma forse, a pensarci bene, non si tratta di un vero e proprio ribaltamento. “Basta pensare a Batman – spiega Gunn - Chi è in fondo? Un tizio che la notte si veste da pipistrello e va a picchiare a sangue quelli che lui ritiene dei criminali, magari dei tizi che hanno rapinato una banca. Che concetto di giustizia è? E’ anche un po’ fascista se ci si pensa bene”. Non un ribaltamento, quindi, ma solo un concetto latente in molte vicissitudini dei vari giustizieri mascherati, portato alle sue estreme conseguenze e reso evidente e demenziale dalla natura patetica di Frank e della sua vita. La scelta degli interpreti deriva direttamente da questo punto di vista “controcorrente”. “Ho scelto soprattutto degli attori a cui il film consentisse di trovare aspetti diversi di se stessi rispetto alle parti che interpretano generalmente. E’ il caso sia di Rainn Wilson (famoso negli stati Uniti per la sua partecipazione al serial di successo The Office) che di Ellen Page. Per Ellen ad esempio ho costruito un ruolo che è l’esatto contrario dei suoi personaggi abituali: saggi e molto furbetti. Nel mio film è una ninfomane psicopatica, ma è una cosa che viene fuori dopo un po’, ci accorgiamo della sua vera natura col procedere del film”. L’unico ad avere un ruolo conforme a quello che gli è stato “cucito addosso” dai tanti film che ha interpretato è Kevin Bacon, che fa il solito cattivo antipaticissimo. “Per Kevin – continua il regista - volevo una parte che gli consentisse di riportare alla luce quell’energia frenetica che aveva nei film che interpretava da giovane”. E quel suo tipico ghigno malvagio, “come in Animal House”.
Gunn viene dal cinema indipendente: come ha messo insieme un cast di questo calibro? “Il film – spiega – è stato realizzato con un budget bassissimo. Tutti gli attori hanno accettato di lavorare per il minimo sindacale. Un’attrice come Liv Tyler ha un cachet che si aggira sul milione, ma ha fatto Super per poche migliaia di dollari” Quindi il punto è che tutte queste star credevano nel progetto del regista che, ancora sconosciuto in Italia, a Hollywoood è invece famosissimo. “Molti attori poi erano miei amici, e si può dire che questo film sia proprio il frutto del lavoro di un gruppo di amici: alcuni di loro sono addirittura venuti sul set in Louisiana a proprie spese”.
Un altro dei momenti più riusciti di Super sono i titoli di testa, che scorrono su una sorta di musical animato che riassume la trama del film. “Questo lavoro – spiega infatti Gunn - è un sacco di cose diverse”: b-movie, commedia, splatter, film sui supereroi. Ma con un filo rosso: “Cercavo un punto di vista diverso con cui osservare la vicenda di un supereroe. Cos’è infatti un supereroe? E dove sta la linea di demarcazione tra ciò che gli è lecito e ciò che non lo è? In fondo una parte di noi simpatizza con Frank quando fa una cosa anche assurda come picchiare a sangue il tizio odioso che ha saltato la fila, e addirittura la ragazza che è con lui; ma come ci poniamo nei suoi confronti quando ammazza con sadismo l’unico delinquente un po’ umano della banda di Jacques (Kevin Bacon)?”. A questa domanda non c’è risposta, ma l’unica cosa certa è che come spettatori ci siamo divertiti e abbiamo simpatizzato con colui che – nello spazio tra le vignette – diventa un sadico assassino.

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