X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Intervista al regista Alessandro Valori

Pubblicato il 11 giugno 2008 da Edoardo Zaccagnini


Intervista al regista Alessandro Valori

Chi nasce tondo è un piccolo film ma è realizzato con cura ed amore. E’ una commedia attaccata al suolo ed è un omaggio alla vecchia romanità. E’ un’opera leggera, originale e frizzantina. Abbiamo voluto incontrare l’autore, Alessandro Valori, per chiacchierare un po’ con lui di questo simpatico e riuscito film. Gli abbiamo chiesto come è nato il progetto:

questo progetto è nato un anno e mezzo fa, all’interno di un programma di formazione organizzato dalla Digital desk e dall’assessorato alle politiche giovanili, per far conoscere il mondo del cinema ai giovani. Abbiamo deciso di coinvolgere i ragazzi in tutte le fasi della lavorazione di un film: dalla scrittura, alla direzione della fotografia, alle scelte relative al cast, ecc.. Se da una parte abbiamo teso una mano ai giovani loro hanno saputo prontamente restituirci il favore garantendoci di poter testare, momento dopo momento, quanto stessimo sulla giusta direzione o quanto stessimo andando fuori strada. Il loro sguardo fresco, distaccato nella giusta maniera, ci ha aiutato ad avere costantemente il polso della situazione. Detto ciò, è stato anche un ottimo modo per conoscere più da vicino una generazione di cui si parla molto.

Il film è un omaggio alla città di Roma..

Io non sono di Roma, sono di Macerata. Ma di Roma sono pazzo. Ho sempre avuto il desiderio di fare un film sul recupero della memoria collettiva legata a questa città. Una memoria che è un vero patrimonio culturale. Mi andava di fare un film che parlasse di una Roma un po’ lontana da quella che domina oggi la scena cinematografica: coatta o fighettina. Direi che Roma, o meglio una certa Roma, è protagonista in questo film.

Lo si capisce dalla scelta delle location, per esempio..

Abbiamo scelto di andare su alcuni luoghi che in passato sono stati molto significativi per questa città. Stare lì e girare sul posto significa incontrare un’anima che ancora esiste. Primavalle e Garbatella, per esempio, sono posti in cui puoi incontrare un certo modo di essere romani.

Si tratta di una Roma che in passato il cinema aveva saputo cogliere molto bene..

In qualche modo ho cercato, con Chi nasce tondo, anche di rendere omaggio al cinema italiano del passato. Quello della grande commedia. Penso a film come I soliti ignoti, Guardie e ladri, ecc. Senza voler imitare nessuno e senza ambire a chissà che cosa.. Nel mio film ho cercato di far scaturire il comico non tanto dalle gag, messe una di seguito all’altra, ma dalle situazioni, dal rapporto tra storia, personaggi e contesto. I due ragazzi sono in fondo degli amabili disgraziati, non troppo dissimili da alcuni personaggi della commedia all’italiana. Si ride, nel film, ma spesso c’è un’amarezza di fondo che ritengo importante.

I protagonisti sono una coppia di attori romanissimi. Uno non ha bisogno di presentazioni, è Valerio Mastandrea. L’altro è meno famoso e si chiama Raffaele Vannoli. Diciamo subito che è stato bravissimo..

Raffaele e Valerio sono una coppia molto azzeccata. La loro presenza e il loro lavoro sono stati fondamentali anche per la costruzione dei personaggi. Ci siamo appoggiati molto alla loro personalità e al loro consiglio. Sono molto soddisfatto del loro contributo. Su Valerio era facile immaginarlo, ma devo dire che Raffaele non si fa minimamente oscurare dal peso e dall’esperienza del primo. Complimenti a lui.

In effetti è stato molto bravo. La scena del panino di notte è deliziosa. Però, a testimonianza del legame che questo film cerca col passato, ci sono anche piccoli ruoli in cui vediamo alcune figure che parecchi anni fa hanno recitato in alcuni capolavori. Mi riferisco Tiberio Murgia e, soprattutto, a Sandra Milo.

Beh, certamente la loro presenza rafforza il concetto di cui parlavamo prima. E’ stato piacevole poter inserire certi nomi nel cast. Nella storia del cinema italiano ci sono anche quei nomi.

Nel film c’è anche qualcosa che va oltre il realismo puro, qualche piccolo e bizzarro elemento qua e là.

Si c’è un tocco di surreale, un pizzico di magico che secondo me non stona. Anzi, rende più gustoso il film, gli dà sapore.

Parliamo un attimo di un altro aspetto che nel film è fondamentale. Non si tratta di contenuto ma di forma: il film è girato in digitale.

Sono circa dieci anni che frequento l’argomento, che mi occupo di digitale. Dopo tanto tempo posso dirti che il digitale è un mezzo. E come ogni mezzo va adattato a ciò che si gira. Non risolve tutti i problemi e non è arrivato alla fine del suo sviluppo. Può dare molto ma chi lo usa non può pensare che grazie al digitale possa fare ciò che vuole, ciò che altrimenti non sarebbe in grado di fare. Se non c’è un pensiero dietro, se non c’è conoscenza del lavoro, si rischia di finire nel nulla. Io vengo dalla pellicola e devo dire che questa ti aiuta a pensare di più. Ti puoi permettere meno di sbagliare e devi stare attento ad ottimizzare i materiali e i tempi. Il digitale è comodo e leggero, tutto è a portata di mano. La pellicola necessita di una cinepresa e di tutta una struttura che sembra un mostro, qualcosa di mastodontico che incute ansia. Il digitale deve fare ancora molta strada, ma è una strada piena di sorprese e di possibilità.

Ma qual è il rapporto tra un film girato in digitale e la sua distribuzione in sala?

Putroppo l’aspetto più dolente della questione è proprio questo. Di film girati in digitale e distribuiti in digitale ce ne sono davvero pochi. Il più delle volte vengono gonfiati in pellicola, ma questo ha un costo piuttosto alto. Già l’imbuto della distribuzione è molto stretto, e spesso non c’è spazio per i film piccoli e indipendenti. Anche se sono di valore. Se poi hanno anche il problema di aver bisogno di una strumentazione che le sale ancora non hanno, allora diventa ancora più dura, per loro, trovare spazio in sala. Spesso le sale che garantiscono di poter proiettare un film girato in digitale senza che questo debba essere gonfiato in pellicola, in realtà non sono in grado di farlo. Chi nasce tondo è uscito in due sole sale a Roma.

Quali prospettive possono esserci per il digitale?

C’ è una realtà che si chiama "Microcinema", che sta lavorando molto bene in questa direzione. La forza dell’idea è che il film viene compresso e messo su un server. Il gestore può acquisirlo e risparmiare parecchio. Con lo sviluppo del digitale si riduce la spesa generale e questo è un bene. Il problema è che questo sviluppo può esserci se si usa il digitale per un certo numero di film e non solo per pochi, come avviene oggi.

Torniamo al film. Come è stato accolto dal pubblico?

E’ stato accolto bene sia dal pubblico che dalla critica. Tutti hanno colto il suo spirito semplice e sincero. Si sono accorti dell’onesta ed anche del valore di questa commedia. In sala anche, nonostante non abbiamo avuto nessun tipo di promozione, e la promozione sappiamo tutti quanto sia fondamentale per la visibilità di un film, il film sta ottenendo un ottimo rapporto tra spettatori e sala.

Grazie Alessandro, e in bocca al lupo per Chi nasce tondo.

Grazie a te,


Enregistrer au format PDF