Io e Marilyn

Già da qualche film, ma soprattutto nell’ultimo Una moglie bellissima, avevamo intravisto in Leonardo Pieraccioni un leggero cambiamento di rotta verso un cinema più profondo, più intimista, sempre leggero ma leggermente velato di amarezza e di un pizzico di tristezza. Un Pieraccioni più maturo insomma, che tentava di dare le prime spallate al suo solito personaggio di eterno Peter Pan innamorato e giocherellone, che metteva da parte un pieno lieto fine per lasciar affiorare anche i dispiaceri della vita, i dolori sentimentali ed anche qualche disagio sociale.
Ora, questo percorso iniziato da Il principe e il pirata, pur non avendo raggiunto la sua definitiva conclusione, sembra però aver ormai trionfato sulla sua poetica cinematografica. Il motivo per cui però non ci sbilanciamo a sancire la piena maturazione del regista toscano è rintracciabile nel netto dislivello tra contenuti ed estetica, tra profondità tematica e qualità filmica. Sebbene Pieraccioni stia riuscendo negli ultimi tempi a rinnovare i suoi personaggi e a renderli sempre più adulti, e sebbene sia ormai capace di impreziosire le sue opere di spunti poetici e di riflessioni sempre più nobili, appare evidente che lo smalto di un tempo stia lentamente svanendo. Alla fine il suo prodotto piacevole e godibile il comico toscano riesce sempre a confezionarlo, ma si nota palesemente uno scarto notevole rispetto ai suoi primi film ed anche rispetto ad alcuni lavori più recenti come Ti amo in tutte le lingue del mondo o Il paradiso all’improvviso.
Così come in Una moglie bellissima, il Pieraccioni attore funziona alla grande ma a risultare deboli sono la regia e la sceneggiatura. Il film manca di compattezza e solidità. I personaggi non vengono abbracciati in un unità narrativa superiore ed il racconto procede a scatti, apparendo discontinuo nel suo incedere troppo veloce. Alcune figure di contorno rimangono in disparte per troppo tempo, entrano ed escono quasi a caso ed il loro ruolo all’interno della narrazione risulta confuso e non indispensabile. Non c’è più la coralità di I laureati, Il ciclone, Fuochi d’artificio o Ti amo in tutte le lingue: o meglio, c’è un tentativo ma non c’è il risultato. Io e Marilyn non allarga la narrazione, ma va avanti come un montaggio di situazioni comiche che non tiene i piedi su una singola strada, perdendosi in tante sparse ramificazioni - una su tutte il discorso sull’omosessualità, appena accennato e mai approfondito.
Anche la comicità surreale solita di Pieraccioni è espressa con meno convinzione e si presenta sullo schermo spenta, sbiadita, molle, attraverso gag a volte anche sciatte e scontate. Il film vorrebbe allontanarsi dalle precedenti opere, ma il tentativo di realizzare una commedia dalle tinte fantasy che si presenti come un personale Provaci ancora, Sam, con Marilyn a sostituire Bogart e Firenze a prendere il posto di New York, non raggiunge i risultati sperati. Il comico toscano in alcuni momenti si apre al pubblico, confessa le sue paure, parla delle sue insicurezze; ogni inquadratura è un omaggio a Firenze, alla sua storia, ai suoi luoghi, alla sua bellezza (bella la scena notturna in cui Marilyn apre gli occhi del protagonista su una città senza tempo in cui tutte le epoche si fondono in una sola anima). Ma Pieraccioni, pur non dovendo necessariamente essere Woody Allen, non riesce a graffiare e rimane troppo in superficie, donandoci risate fini a se stesse.
Dopo Io e Marilyn, rimane ancora la sensazione che Pieraccioni stia maturando e che stia cercando di lasciarsi alle spalle il suo cinema degli inizi. Dovremmo esserne contenti, ma in realtà proviamo tanta nostalgia.
(Io e Marilyn) Regia: Leonardo Pieraccioni; soggetto: Giovanni Veronesi; sceneggiatura: Leonardo Pieraccioni, Giovanni Veronesi; fotografia: Mark Melville; montaggio: Stefano Chierchiè; musica: Gianluca Sibaldi; scenografia: Francesco Frigeri; costumi: Claudio Cordaro; interpreti: Leonardo Pieraccioni (Gualtiero), Suzie Kennedy (Marilyn), Massimo Ceccherini (Massimo), Luca Laurenti (Petronio), Francesco Pannofino (Maresciallo), Rocco Papaleo (Arnolfo), Barbara Tabita (Ramona), Biagio Izzo (Pasquale), Francesco Guccini (psichiatra), Marta Gastini (Martina); produzione: Levante in collaborazione con Medusa Film; distribuzione: Medusa; origine: Italia; durata: 96’.
