It follows

Nella sua storica tradizione, il genere horror (non solo nell’accezione prettamente cinematografica) ha spesso contrapposto i malcapitati protagonisti, le vittime, a forme di male assoluto concepite come modificazioni aberranti del mondo esterno (Dracula, Non aprite quella porta, Nightmare – Dal profondo della notte e molti altri ce ne sarebbero). Stesso discorso vale per quelle paure ancestrali, quei demoni interiori, che attendono il momento giusto per ridestarsi, assopite in ognuno di noi, come un cancro, una malattia invincibile, del quale non si sospetterebbe neppure della loro esistenza, finchè non squarciano il velo di carne e spirito che li divide dal mondo reale, per trascinarci all’inferno con un biglietto in mano di sola andata.
L’obiettivo che David Robert Mitchell si è posto, con It follows, suo primo progetto ambizioso, seppur considerato un film indipendente, considerato il basso budget utilizzato, si avvicina parecchio al processo di demonizzazione delle insicurezze che dominano il microcosmo degli adolescenti, troppo grandi per convivere con quell’innocenza persa con il passare degli anni, e troppo giovani per incassare con coraggio i colpi bassi che la vita ti riserva. E tra i primi sottili confini da valicare in età adolescenziale, il sesso è sicuramente quello che più attira e impaurisce allo stesso tempo, considerato tabù dai meno maliziosi, così come una vera e propria sfida per i più intraprendenti e sicuri di sè. Ma dietro ogni nuova scoperta si nascondono insospettabili insidie, tentacoli di fredda paura (paura dell’ignoto, dell’insospettabile) che attanagliano lo stomaco e si manifestano solo quando ci rendiamo conto che si, il male esiste e non sempre è facile poter fuggire via.
In It follows, il male è associato alla paura dell’Aids, incurabile, terrificante, lato oscuro del piacere carnale. L’altra faccia della medaglia. La carie del corpo e dell’anima dopo aver assaggiato il cioccolatino più delizioso, dimenticandoci poi di spazzolare i denti. Già da tale premessa è facile ravvisare una spiccata originalità nel film di Mitchell, elemento affatto trascurabile se il pensiero corre verso i numerosi titoli degli ultimi anni, in grado di riproporre fino allo sfinimento tematiche inflazionate e rimpastate così tante volte da apparire come minimo stucchevoli.
La freschezza di It follows viene esaltata di conseguenza dall’intraprendenza di un regista che non sembra scendere a compromessi con i clichè del genere, scollandosi di dosso dubbi e tentazioni di emulare prodotti simili, imbracciando la macchina da presa per immergersi a sua volta nello scenario apparentemente pacifico (ma di pacifico c’è poco o nulla), ma lugubre e sinistro, come uno spettatore all’interno dello spettacolo stesso, in maniera quasi diegetica, si oserebbe dire. Il coinvolgimento dello spettatore è, di pari passo, una contrazione involontaria e automatica: l’occhio non sta mai fermo, ma volteggia sullo sfondo, alla ricerca della minaccia che insegue, tramutando la partecipazione da passiva in attiva. Moderno metacinema che presuppone immedesimazione fisica, umorale, totale con il profilmico. Geniale a suo modo, seppur non originale (ma è davvero così raro sovrapporre l’originalità all’invenzione del nuovo, oggigiorno, per cui si apprezza la rilettura in nuova veste rispetto a quanto visto in passato). Le musiche incalzanti e graffianti composte da Disasterpeace (al secolo Rich Vreeland) si insinuano sottopelle, pulsano fin giù nei timpani e nelle tempie, e gonfiano il cuore di terrore.
Ma, con ogni probabilità, ciò che rende It follows un film a tratti grottesco, sublime nella sua adrenalica e orrorifica messa in scena, si idenitifca con la lezione impartita dai cult di genere degli anni Ottanta/Novanta, strizzando l’occhio ai passi lenti ma inarrestabili di quei Micheal Meyers, Jason Voorhess, Chucky e fratelli e sorelle, demonizzazioni fisiche delle brutture della vita, che ci attendono dietro l’angolo, che coviamo dentro noi stessi, sempre pronti a darci la caccia, instancabili e crudeli. Il lato oscuro di noi stessi e delle nostre azioni.
(It follows); Regia: David Robert Mitchell; sceneggiatura: David Robert Mitchell; fotografia: Mike Gioulakis; montaggio: Julio Perez IV; musica: Rich Vreeland (Disasterpeace); interpreti: Maika Monroe, Keir Gilchrist, Olivia Luccardi, Lili Sepe, Daniel Zovatto, Jake Weary, Bailey Spry, Debbie Williams, Ele Bardha, Ruby Harris, Leisa Pulido; produzione: Animal Kingdom; distribuzione: Koch Media; origine: U.S.A., 2014; durata: 94’; webinfo: Sito Ufficiale
