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jazz/no-jazz: nuspirit helsinki

Pubblicato il 22 gennaio 2013 da Emiliano Paladini


jazz/no-jazz: nuspirit helsinki

Oltre alla serie infinita di pellicole cinematografiche e alla loro catarsi a disegni animati (Hi-De-Ho, Minnie The Moocher, Betty Boop) con cui Cab Calloway ha contribuito alla creazione di un costume sociale e culturale tramite la ricostruzione filmata delle atmosfere e degli ambienti delle sue origini locali e delle sue dinamiche, entrambe riconducibili a certe vibrazioni e sensazioni da Cotton Club, al termine degli anni trenta costruisce una band, l’ennesima, per consolidare il nuovo linguaggio musicale creato, proprio anche grazie ai suoi lavori per il cinema all’inizio dello stesso decennio, assieme agli atteggiamenti e allo stile di vita ad esso collegati, e un nuovo verbo, con un suo dizionario, una vera e propria valanga di parole nuove entrate nel linguaggio comune e nel suo uso quotidiano, update di un lavoro precedente in realtà: New Cab Calloway’s Hepsters Dictionary: Language of Jive. L’anno è il 1944. Gillespie era stato buttato fuori dall’orchestra già da qualche tempo; di lì a poco anche il chitarrista Danny Barker lascerà l’orchestra. Barker entra nell’orchestra nel 1939; la formulazione completa del genere nuovo di linguaggio non solo musicale si compie con The Jumping Jive; nello stesso istante Glen Miller esce sempre per la Vocalion con Jumping The Jive, portando avanti il discorso verso tempi meno tronchi, meno stoppati, molto meno da slang, più fluidi e solenni; in giro ci sono anche Armstrong, Vallée, Prima e Goodman tra gli altri; in qualche modo siamo all’apice del New Orleans Jazz, a un passo dalla sua dissoluzione verso nuove destinazioni all’altezza proprio della partenza di Barker dalla band di Calloway. E col Jazz che prende nuove espressioni e nuove forme, il suo ruolo musicale resterà circoscritto alla scena di NO, e di NO sarà il depositario della storica alchimia musicale di cui Tradition is a temple è la trasposizione cinematografica prevista in uscita per il prossimo mese di settembre. Il film racconta di NO la tradizione musicale secolare, la fragilità intrinseca delle sue forme e dei suoi contenuti; e nondimeno la capacità altrettanto innata di mutuarsi sempre in nuovo decorandosi con le proprie ferite a loro volta decorate come inevitabili espressioni del tempo che vola alto e rapido sui cieli di una città incolmabile. Alla scrittura del film partecipa Chuck Perkins sfruttando le sue abilità di poeta, e per il film scrive con dedica a Barker una poesia che recita in qualità di voce narrante dell’intera pellicola sfruttando le sue doti di spokenwordin’ esibite col collettivo artistico e musicale Nuspirit Helsinky la cui ultima uscita discografica del 2008 dal titolo Our Favorite Things è una raccolta di lavori provenienti dalla scena electro nu-jazz nordeuropea comprendente Miss You, un brano di Trentemøller (www.nuspirit.com, www.traditionisatemple.com, www.nojazzfest.com, www.nps.gov/jazz/, www.neworleansmuseums.com/).


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