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KELEXILI: MOUNTAIN PATROL

Pubblicato il 18 aprile 2005 da Antonio Pezzuto


KELEXILI: MOUNTAIN PATROL

Tra il 1993 ed il 1996, in Tibet, una pattuglia di uomini inizia a combattere una guerra non riconosciuta dal Governo cinese per difendere l’antilope tibetana dalle crudeltà dei bracconieri. Una battaglia tra poveri, tra chi difendeva la natura e chi dalla natura cercava sostentamento; una battaglia crudele, dove sopravvive chi ha meno scrupoli, combattuta nel deserto ghiacciato dell’altopiano. La morte di uno dei componenti di questa pattuglia è il pretesto, per un giornale di Pechino, per inviare un proprio corrispondente a vedere la realtà della situazione. Ed il giornalista, a sua volta, non può rimanere neutrale. Si avvicina agli uomini, cerca di capire le loro debolezze, i compromessi ai quali sono costretti, ed unico sopravvissuto, riesce a tornare nella “civiltà” per raccontare questa storia di un altro secolo. È una storia vera, quella messa in scena da Lu Chuan in Mountain Patrol, presentato al Forum. È una storia vera ed è senza confini, girata nello sterminato deserto del Kelexili, dove rimanere senza benzina vuol dire morire. Un western post moderno, dove inevitabilmente ci si affeziona a chi vuole salvare gli animali, ma dove, anche, non si può condannare chi sta dall’altra parte della barricata, i bracconieri che hanno massacrato in pochi anni decine di migliaia di questi animali. Un western dai connotati drammatici ed epici, senza tempo e senza morale, dall’andamento lento ed imponente, che mette di fronte ad un universo sconosciuto, quello dove le cose accadono senza lasciare traccia, come con le sabbie mobili, che lentamente divorano e poi, silenziosamente, si chiudono sopra di noi, lasciando una pulizia che è solo apparente. Un film silenzioso, come silenzioso è il Tibet che viene raccontato, dove certo, Budda è dappertutto, ma dove il buddismo non è solo ascetico desiderio, ma è costante confronto con il quotidiano, un buddismo che non ha nulla a che vedere con le mode new age, ma è concreto progetto di esistenza, che si scontra con il dolore, l’ingiustizia, il freddo e la morte. Il Kekexili, oggi, è parco naturale, la protezione delle antilopi tibetane è affidata ad organizzazioni statali, e non più a privati volenterosi. Cosa ne sia stato dei disperati che usavano le loro pelli come unica fonte di sostentamento, non è dato sapersi.

regia: Chuan Lu sceneggiatura: Chuan Lu fotografia: Yu Cao interpreti: Duo Buji, Zhang Lei durata: 85’ origine: Cina 2004

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