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Knockout. Resa dei conti

Pubblicato il 25 febbraio 2012 da Sofia Bonicalzi
VOTO:


Knockout. Resa dei conti

Svolta action con tocchi tarantiniani - l’incipit è un campo-controcampo in una tavola calda – per Steven Soderbergh, regista che, da Che Guevara a Erin Brokovich, non si è fatto mancare nulla, o quasi. Dopo le paranoie epidemiche del recente Contagion, arriva sugli schermi Knockout, spy story declinata al femminile, che consacra ogni inquadratura alla stella delle arti marziali Gina Carano. Andando alla ricerca dell’umorismo malandrino della saga di Ocean’s, il regista radicalizza la lezione hitchcockiana: non importa quale sia il nodo da sciogliere e che cosa ci sia in fondo al pozzo; conta soprattutto quanto il pubblico sia emotivamente coinvolto e quanto riesca a immedesimarsi nel protagonista. In questo caso però al timone non c’è un “uomo tranquillo” o un investigatore improvvisato, ma una lottatrice acrobatica capace di battersi alla pari con avversari ben più nerboruti. Peccato che, del maestro del brivido, Soderbergh non abbia né la classe né lo stile. La suspense dilegua subito e gli spunti da commedia gialla non si amalgano mai fino in fondo. A fare da cornice alle gesta dell’eroina Mallory, si trova comunque un cast d’eccezione, che vede schierati Michael Fassbender, Ewan McGregor, Channing Tatum, Antonio Banderas e Michael Douglas, i birilli che, a uno a uno, Gina farà cadere nella propria rete. Dublino, Barcellona, Santa Fe, Las Vegas e Los Alamos sono le location che hanno ospitato la troupe, impegnata nelle riprese fra il febbraio e il marzo del 2010, dopo intense sessioni di allenamento con l’addestratore Aaron Cohen (un tizio che ama frasi ad effetto, come “non ci sono lacune nel mio mondo”). Mallory Kane è un’agente segreto al servizio di un’agenzia privata che occasionalmente svolge qualche lavoretto per il governo degli Stati Uniti. Dopo un’intricata missione a Barcellona, Mallory parte in tutta fretta per Dublino, dove ad attenderla c’è Paul, agente free-lance del quale dovrà fingersi moglie. Qualcosa va storto e la nostra eroina si renderà conto di essere stata vittima di una congiura. A tradirla chi è stato? Il suo capo, nonchè ex-boyfriend impacciato, Kenneth? O piuttosto i delegati governativi, capitanati da un azzimato Michael Douglas? Nel dubbio, Mallory fa’ perdere le tracce e ordisce la sua vendetta, sapendo di poter contare solo sull’affetto del padre, uno scrittore che vive in una grande casa in perfetto stile Intrigo internazionale. La struttura a incastri spariglia le carte e ci proietta direttamente nell’universo instabile di Mallory dove, da un istante all’altro, l’apparente quiete è sconquassata dall’emersione della violenza e dove si rischia il sequestro mentre si paga il conto del ristorante (per non parlare della guida in retromarcia nel bosco e del cervo incastrato nel parabrezza). Fra combattimenti mozzafiato e scorribande fra i tetti, Mallory, al tempo stesso inseguitrice e inseguita, farà piazza pulita dei suoi ex colleghi, riuscendo anche a fare qualche salto di carriera. Evitando di impegnare Gina Carano in combattimenti al di là delle umane possibilità e rinunciando all’uso massiccio di effetti speciali e stuntman, Soderbergh vorrebbe una terza via fra il film muscolare, di solito appannaggio dell’universo maschile, e il poliziesco glam alla James Bond. Peccato che il ritmo da commedia mal si combini con le lunghe scene di lotta da cui, invariabilmente, Mallory – eroina imperfetta e scarmigliata - esce vincitrice. Giusto un istante prima di soccombere.


CAST & CREDITS

(Haywire); Regia: Steven Soderbergh; sceneggiatura: Lem Dobbs; fotografia: Steven Soderbergh; montaggio: Steven Soderbergh; musica: David Holmes; interpreti: Gina Carano (Mallory Kane), Ewan McGregor (Kenneth), Michael Fassbender (Paul), Michael Douglas (Coblenz), Channing Tatum (Aaron), Antonio Banderas (Rodrigo), Bill Paxton (Mr. Kane), Mathieu Kassovitz (Studer); produzione: Relativity Media; distribuzione: Moviemax; origine: USA, 2012; durata: 93’.


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