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KONTROLL

Pubblicato il 16 ottobre 2005 da Alessia Spagnoli


KONTROLL

Un insolito e allucinato viaggio tra i vagoni della metropolitana ungherese.
La valenza della doppia connotazione metaforica dell’ambientazione “underground” (termine inglese che designa la metropolitana, d’accordo, ma anche e soprattutto marchio di una cultura fiera della propria esibita povertà di mezzi) è evidente e sbandierata: ce lo comunica - con una tra le tante scelte bizzarre ma felici del film - il produttore Tamàs Hutlassa nella prima scena.
Con “Kontroll” il regista Nimròd Antal, anche autore della sceneggiatura, ha scelto di portare sullo schermo quei particolarissimi personaggi che sono i controllori della metropolitana di Budapest. Una squadra di uomini e donne che si aggirano in borghese per infiltrarsi tra la gente come normali passeggeri, provocando il panico alla manifestazione della loro reale identità: come i kamikaze, gli uomini-bomba che si fanno esplodere...e il salto logico non è tanto campato in aria...
Non è un caso nemmeno il fatto che molta gente scelga di suicidarsi proprio gettandosi sui binari all’arrivo del convoglio.
Antal ci presenta dunque una visione - onirica e personale finchè si vuole - dell’inferno, aggiornata al nostro oscuro presente. La sua è una rappresentazione di un’umanità degradata in cui uomini e donne del sottosuolo, che hanno perso ogni parvenza di umanità, si muovono come altrettanti fantasmi, già morti eppure inconsapevoli di esserlo.
Writers-outlaws che sfidano i “tutori della legge” dell’oltretomba lanciandosi in inseguimenti mozzafiato, streghe che praticano fatture a chi le importuna, ragazze vestite da orsacchiotto, tossici “armati” di siringhe: visioni inquietanti che sembrerebbero partorite dalla mente di Lynch.
Eppure - ed è un altro tratto paradossale e sorprendente di “Kontroll” - nel film si ride e molto: l’intera opera è sottesa da uno humour lunare e macabro. Il regista sfodera tutta una serie di gag impagabili, per mezzo delle quali riesce a stemperare l’eccessiva carica di tensione che l’opera reca con sé: perché l’incubo che ci propone è talmente orribile, attuale e soprattutto incombente nelle nostre vite da poter rendere la visione insopportabile.
Il frenetico montaggio della pellicola, che asseconda e si plasma sulla martellante colonna sonora techno, acuisce l’atmosfera onirica del film, mentre la fotografia esalta le livide luci al neon e le linee ossessivamente geometriche delle stazioni, in cui i vagoni appaiono come bare di metallo spettrali e surreali.
Bulcsù, protagonista del film che vive 24 ore al giorno in questi cunicoli, senza riuscire a “venirne fuori”, è un Dante senza Virgilio che smarrisce oltre alla via del ritorno anche la ragione, per lui l’unico possibile appiglio per la sopravvivenza. E allora il film potrebbe anche voler proporre la sua visione distorta e malata della sua quotidianità...chissà...
La metropolitana, come chiunque sa, è il luogo della non-intimità: la gente se ne sta chiusa nel proprio mondo, evitando perfino di guardare in volto chi gli sta di fronte. O almeno così era fino a pochi mesi fa. Ultimamente invece, a rendere patologica questa psicosi dello sguardo, si è aggiunta l’abitudine di spiare i propri vicini per cogliere possibili indizi della loro minacciosità. Ed ecco che Antal dà corpo e forma anche a questo nuovo incubo, attraverso la comparsa raggelante di un misterioso individuo incappucciato che spinge sulle rotaie i passeggeri in attesa sulla banchina. E anche se il regista si schermisce e dichiara che il suo film non approfondisce le questioni sociali che pure fa emergere, “Kontroll” potrebbe addirittura essere letto come la risposta europea - underground e priva di mezzi - alla guerra dei mondi spielberghiana, blockbuster fallimentare (e neanche questo pare un caso) oltre che autentico manifesto della psicosi post 11 settembre a tutt’oggi.
Ma cos’è “Kontroll”? Un horror? L’orrore c’è, manifesto, eppure così reale e quotidiano che non si può confinarlo tanto agevolmente entro una dimensione “altra”. Non è affatto semplice affibbiargli un’etichetta, tanti sono i salti (mortali) da un genere all’altro che compie. E anche se il meccanismo che permette lo snodo fra di essi non è perfettamente oliato e pare incepparsi nel finale (quando il film precipita inopinatamente nell’horror più “sfrenato”), sono sbavature che si possono concedere ad un esordiente di talento.
Forse Nimròd Antal ha davvero qualcosa da dire...speriamo di poter incrociare di nuovo il suo cammino...

Titolo originale: Kontroll; Nazione: Ungheria; Anno: 2003; Genere: Thriller; Durata: 106’; Regia: Nimród Antal; Cast: Sándor Csányi, Zoltán Mucsi, Csaba Pindroch, Sándor Badár, Zsolt Nagy, Bence Mátyássy, Gyôzô Szabó; Produzione: Tamás Hutlassa; Distribuzione: Lady Film; Data di uscita: 21 Ottobre 2005 (cinema)

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