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Kung Fu Panda

Pubblicato il 27 agosto 2008 da Antonio Valerio Spera


Kung Fu Panda

Dopo un’estate in cui di Cina se n’è parlato anche troppo, esce finalmente nelle sale un film di animazione che scherza sulle antiche tradizioni del paese orientale. Già presentato fuori concorso all’ultimo festival di Cannes, Kung Fu Panda è infatti ambientato nell’antica Cina, quella dei colorati templi di legno, delle pagode, delle arti marziali, delle meditazioni. Pur seguendo il classico canovaccio dei cartoon, il film offre fortunatamente dei divertenti elementi di originalità che risiedono proprio nelle modalità con la quale la narrazione inserisce i buffi personaggi sullo sfondo del mondo cinese. Ciò che differenzia Kung Fu Panda dagli ultimi prodotti di animazione della DreamWorks è, infatti, il minuzioso lavoro parodico sui costumi di una civiltà passata. Po, il panda protagonista della pellicola, ricorda molto per fisicità ed atteggiamenti l’orco verde Shrek, ma da esso si discosta perchè le sue avventure sono contestualizzate in universo fortemente reale. Proviene da una modesta famiglia di un villaggio della campagna - il padre gestisce un ristorante di noodles – ed il film mostra, con la dovuta dose ironica sdrammatizzante, la povertà della Cina rurale, dove l’unico obiettivo è ‘tirare avanti’ con i pochi mezzi a disposizione ed in cui i sogni per una vita differente, fatta di glorie e successi personali, sembrano irrealizzabili. La riscossa del mondo rurale si incarna nelle goffe forme del giovane panda, che sogna di imparare il kung fu. Po, infatti, viene considerato (erroneamente) l’eletto successore di un vecchio maestro della citata arte marziale, ma nonostante non sembri essere all’altezza del ruolo che gli è stato affidato riuscirà a non deludere le aspettative e a salvare il suo villaggio dalle minacce del cattivo di turno.
Il film si struttura quasi interamente sulle spassose lezioni di kung fu a cui si sottopone Po ed è una spassosa parodia dei film di arti marziali, ricordando più volte lo schema che da Karate Kid in poi ha caratterizzato questo genere. Kung Fu Panda è la solita favola infantile che spinge a credere in se stessi, che porta in alto i valori dell’amicizia e della fiducia, che invita a non tener conto alle apparenze e a scavare nei valori interiori. Rispetto ad altri cartoon Dreamworks, appare più debole e meno inventivo ma alcune sequenze, in cui bacchette e ravioli al vapore sono protagonisti insieme al timido panda, divertono e rendono più che piacevole la visione del film. Ciò che manca è la forza dissacrante e dissacratoria, l’umorismo cattivo e pungente e la creatività visiva a cui la DreamWorks ci aveva abituato con la trilogia di Shrek e con Madagascar.
Nota veramente positiva è il doppiaggio di Jack Black che dà la voce al tenero ed eroico protagonista. L’attore americano aggiunge ancor più vitalità e potenza espressiva al suo personaggio. La versione italiana di Fabio Volo, per quanto non sia da buttar via, non è all’altezza dell’originale e fa perdere sicuramente qualcosa al film.


CAST & CREDITS

(Kung Fu Panda); Regia: Mark Osborne, John Stevenson; sceneggiatura: Jinathan Aibel, Glenn Berger; fotografia: Yong Duk Jhun; montaggio: Clare Knight; voci: Jack Black (Po), Dustin Hoffman (Shifu), Angelina Jolie (Tigress), Jakie Chan (Monkey); produzione: Dreamworks Skg; distribuzione: Dreamworks; origine: USA 2008; durata: 92’.


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