KYASHAN - LA RINASCITA

In origine è stato uno degli anime più rappresentativi della new wave giapponese dei primi anni ’70, quella che poi, a partire dal 1978, ha trasbordato il fenomeno orientale dei “cartoni animati giapponesi” anche sui nostri teleschermi. Ma è davvero rimasto ben poco di tutto quello che potevamo ricordarci di quel Kyashan, il ragazzo androide che combatteva i robottoni cattivi in un mondo dove tecnologia e scenografie europee della fine dell’800 si fondevano in un contesto quasi magico. Il Casshern diretto da Kazuaki Kiriya è ora divenuto un simbolo, una nuova via filosofica che tenta di spiegare i tanti perché di un mondo sempre più folle ed alienato. Il ragazzo androide è cresciuto, divenendo un antieroe cupo, con sentimenti cupi e per tempi cupi come questi. Kiriya, che è qui regista ma anche sceneggiatore, montatore e direttore della fotografia, ha realizzato il suo capolavoro visionario e visivo costruendo attorno al suo eroe la stessa impalcatura tecnica servita a Kerry Konran per il suo Sky Captain and the World of Tomorrow (green screen a gò-gò), arricchendo però la propria mitologia con strali estetici ripresi da un pandemonio creativo capace di unire il romanticismo iconografico francese con i Pink Floyd, Tim Burton, Matrix, e coi miti di Frankenstein e dell’Espressionismo cinematografico tedesco. E ciascun “mondo” all’interno della trama è una primavera accecante di quadri visivi disarmanti per bellezza ed armonia. Eppure non ci si può fermare alla patina estetica che è solo superficie: questo Kyashan è un saggio epico e complesso, lento e solenne sulla drammaticità della condizione umana, tanto più lontano dalla serie originale (ed il casco spezzato dell’eroe fa in questo senso da simbolo più che evidente), quanto più vicino ad essa per dei rimandi necessari davvero intelligenti ed elegantissimi, mai eccentrici ed assolutamente evocativi. Il “pretesto” del ragazzo androide serve qui però solo da spunto per una sovrapposizione di piani narrativi in cui al tema originale si uniscono quello del diritto alla vita, della follia della guerra, su tutti i fronti, e della legittimità della morte. L’etica della clonazione viene dialogata sulle note di Beethoven, e i nuovi protagonisti del film, i politici che nell’anime non esistevano proprio, danno vita a guerre batteriologiche che rimandano all’unica vera atrocità della realtà di sempre, le guerre vere, del nostro mondo. Forse Kyashan in questo senso è il vero grande film giapponese sull’Olocausto, una metafora postmoderna, soffertissima eppure lucida, agghiacciante ed amplificata da un panorama che già Otomo aveva introdotto col suo AKIRA. Ma Casshern è anche, allo stesso tempo, il contrasto tra padre e figlio, l’Amore come tormento ma insieme Speranza (la “figlia” di Kyashan e Luna), la Guerra come condizione esistenziale dettata dall’orgoglio, l’odio come esito ultimo di un futuro senza risorse. Esordito in Italia con due anni di ritardo dalla data di uscita giapponese, doppiato in maniera eccellente ma troppo colto e filosofico insieme per poterlo sfruttare in piena stagione cinematografica (per aprire i più raffinati Festival europei sarebbe comunque stato perfetto), Kyashan - La Rinascita rappresenta probabilmente anche ciò che i Wachowski Brothers hanno cercato senza esito mesi e mesi per infondere compiutezza filosofica ai loro mai del tutto riusciti Reloaded e Revolutions. E non è poi tanto strano che sia stato invece un di loro eletto figlio a completarne idealmente l’opera, prendendo però spunto da un cartone animato per uscire dallo schermo e percepire l’essenza della Vita attraverso la storia (il film) di una storia (l’anime) in cui è lo stesso Kyashan a “creare” Briking e dove è l’Amore disperato di un marito per una moglie malata a generare un piano folle che degenera in un genocidio senza pari. In mezzo, la crisi della famiglia, il Vietnam come la Corea e tutte le altre guerre di ogni latitudine e di ogni epoca, androidi che combattono con spade e si battezzano con nomi di divinità celesti, ed il Dolore come sofferenza che degenera in Orrore. Kyashan è il nuovo Kurtz, annegato suo malgrado in un’Apocalisse che ormai però sembra aver raggiunto definitivamente il nostro Cuore di Tenebra più rimosso.
(Casshern) Regia, sceneggiatura, fotografia e montaggio: Kazuaki Kiriya; soggetto: tratto dai personaggi di Tatsuo Yoshida; musiche: Shirô Sagisu, Satoshi Tomîe, Hikaru Utada; scenografie: Yoshihito Akatsuka; costumi: Michiko Kitamura; interpreti: Yusuke Iseya (Casshern); Kumiko Aso (Luna Kozuki), Akira Terao (Kotaro Azuma-hakase), Kanako Higuchi (Midori Azuma), Fumiyo Kohinata (Kozuki-hakase), Hiroyuki Miyasako (Akubon), Jun Kaname (Barashin), Hidetoshi Nishijima (Lieutenant Colonel Kamijo); produzione: CASSHERN FILM PARTNERS, TATSUNOKO PRODUCTIONS CO. LTD., SHOCHIKU CO. LTD.; distribuzione: T:ME CODE; origine: Giappone, 2004; durata: 141’; web info: sito ufficiale
