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L’amore è imperfetto (Conferenza stampa)

Pubblicato il 29 novembre 2012 da Eleonora Piquereddu


L'amore è imperfetto (Conferenza stampa)

Roma, 27 novembre 2012. La conferenza stampa di L’amore è imperfetto di Francesca Muci, presente in sala con lo sceneggiatore e produttore Gianni Romoli, la produttrice Tilde Corsi, i produttori di Rai Cinema e quasi tutto il cast (Anna Foglietta, Lorena Cacciatore, Camilla Filippi e Giulio Berruti), si è incentrata sulla nascita, l’evoluzione e l’interpretazione di una "storia assoluta di donna”, come ama chiamarla l’autrice, con una protagonista che mette a nudo la sua anima e il suo corpo senza filtri.

Com’è nata la voglia di mischiare erotismo ed ironia nel raccontare la storia della tua protagonista?

Francesca Muci: Rispetto al libro, tutto in prima persona, e dunque con uno spessore a tratti più cupo, abbiamo desiderato, con Tilde Corsi e Gianni Romoli, che prevalesse la linea della leggerezza nel racconto assoluto di questa donna che è un’eroina e anti-eroina allo stesso tempo. Volevamo che ci fosse questo senso continuo di caduta e ripresa di una donna che cammina su un filo, ma con naturalezza, senza morbosità.

Anna Foglietta, rispetto a ciò che ha fatto fino ad adesso questo è un ruolo molto diverso. Che cosa ti ha affascinato di più di questa donna?

Anna Foglietta: E’ stata una grande fortuna e un grande dono. In Italia se gli autori e i produttori ti vedono in un certo modo ti costringono ad interpretare quel ruolo vita natural durante. Io ho avuto la fortuna di incontrare Francesca, che ha creduto in me e in me ha visto Elena, e Tilde Corsi e Gianni Romoli, che mi hanno voluta e protetta. Elena è una donna talmente complessa e sfaccettata che ha avuto due vite, quindi da attrice ho avuto la possibilità di interpretare due donne anche essendo una sola. Questo per me è stato un grandissimo privilegio. Sarebbe bello capitasse più spesso a me e alle mie colleghe, per dimostrare che sappiamo fare anche altro. E a volte anche bene.

Abbiamo visto una Bari riconoscibile dal punto di vista urbanistico, ma molto ripulita, sia nella fotografia che nella recitazione dei personaggi. Cosa c’è dietro la scelta di rappresentare una Bari quasi filtrata, che non è quella che si può incontrare per strada?

F. M. : Ho scelto Bari per campanilismo, volevo assolutamente che questa mia prima creatura venisse dalla mia terra. Io sono leccese però a Bari ho studiato, ho trascorso gli anni forse più importanti della mia vita, quelli dell’università. Bari rappresenta perfettamente lo spirito della protagonista, ha il lungomare più lungo d’Europa e forse anche il più bello, abbiamo deciso di mostrarlo già nelle prime immagini, come senso di apertura verso l’altro, mi piaceva che ci fosse nella storia questo senso babelico di incontri. I protagonisti non hanno una dizione perfetta, ognuno ha il proprio carico d’origine nell’accento, e questo mi piaceva moltissimo perché volevo raccontare l’amore in senso assoluto, non l’amore che si vive a Bari, che è semplicemente il panorama perfetto per rappresentare questa storia.

Com’è nata l’idea del libro e poi del film? Parte da un’osservazione di altre persone o da un fatto personale? E poi Anna Foglietta, ha mai avuto delle riserve, visto che ci sono delle scene impegnative per un’attrice?

F. M. : L’idea del libro è nata dopo un viaggio in Terra Santa dove ho girato diversi documentari, lì mi è venuta voglia di raccontare la storia di una donna moderna, contemporanea, e la storia di un amore assoluto. Nella fattispecie è nata da un sms, lo stesso del film, che ho ricevuto da una sorta di Adriana, anche se poi il mio percorso non si è risolto in quel modo. E’ stato mentre aspettavo mia figlia. Mi ha scossa ma anche divertita e da lì è nata l’idea della storia.

A. F. : Quando ho letto la sceneggiatura, ancora prima del provino, ho trovato le scene più impegnative in scrittura che non vedendole. Però non ho avuto reticenze, soprattutto dopo aver conosciuto Francesca, una donna con una leggerezza e consapevolezza unica che riesce a trasmettere anche sul set cinematografico. E’ chiaro che quelle scene, più di ogni altra scena, sono state orchestrate e strutturate, ho voluto sapere tutto quello che sarebbe successo e fin dove ci saremmo spinti, perché sono scene più particolari di altre dove una donna, come un uomo, rischia di sentirsi violata. In questo caso c’è stata molta professionalità e non ci sono stati problemi. La scena con la Cacciatore è venuta bene perché ci siamo parlate e siamo entrate subito in sintonia.

Lorena Cacciatore, come ti sei trovata ad interpretare un personaggio come Adriana, un po’ stalker, forse un po’ scomodo?

Lorena Cacciatore: Si, sono una stalker a tutti gli effetti. Già nelle prime battute del film si presenta tutta l’irruenza del mio personaggio, perché comincia una sorta di pedinamento di Elena attraverso sms e videochiamate. Però man mano che prende vita questo gioco sessuale tra le due emerge anche un lato molto forte di Adriana, che è quello di una bambina cresciuta, di una diciottenne che ha dentro di sé il mondo di un’ottantenne piuttosto che di una bambina di cinque anni, quindi vive le emozioni del momento attraverso vari stadi. Quando ho letto il personaggio nel libro e nella sceneggiatura mi ha fatto una simpatia incredibile, l’ho amata fin dal primo momento e ho amato anche conoscerla sul set.

Camilla Filippi, Roberta, l’amica di Elena, è un bel personaggio per un’attrice

Camilla Filippi: Dissi una cosa quando Francesca presentò il libro: se Larsson scrisse Uomini che odiano le donne, Francesca ha scritto “Donne che amano le donne”. Secondo me questo è un punto di partenza molto forte al quale non siamo abituati. Francesca è una donna risolta nella vita, che quindi riesce ad amare le donne perché non si mette in competizione, non ha problemi, e dunque è riuscita a scrivere il ruolo di un’amica vera. Spesso nei film le amiche hanno un momento di rottura e poi ritornano sui loro passi, invece lei ha scritto un’amica che è un’amica vera, che c’è nel bene e nel male, un’amicizia molto solida. Ha raccontato un altro modo di amare, quello dell’amicizia. In questo film è riuscita a raccontare tanti modi diversi di amare, c’è un’apertura enorme e di questo la ringrazio. Spero che sia una spinta anche per gli altri per riuscire a raccontare cose del genere.

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