L’anima buona di Seuzan
Monica Guerritore ha dimostrato di essere di essere una perfetta erede della tradizione di Giorgio Strehler nell’opera brechtiana L’anima buona di Seuzan, scritta tra il 1938 e il 1940.
Andata in scena per la prima volta volta nel 1943 a Zurigo per la regia di Leonard Steckel, l’opera contiene, oltre a numerosi intermezzi, anche delle canzoni la cui musica è stata originariamente composta da Paul Dessau. È considerata una dei capolavori del teatro epico.
L’ultima versione italiana celebre in Italia è stata la versione codiretta nel 2009 da Ferdinando Bruni ed Elio De Capitani e interpretata dalla grande Mariangela Melato.
La prima andata in scena al Teatro Quirino è una notevole e stimolante versione omaggio alla regia strehleriana.
La drammaturgia epica brechtiana si alimenta in questo dramma di una visionaria storia cinese:
La vicenda ha luogo nella provincia cinese del Sezuan dove Brecht riversa in un’episodio particolare, un’esperienza universale che ci parla in modo simbolico del confronto tra bene e male, tra bontà e malvagità.
Brecht ci racconta di Shen Te che, una prostituta, un giorno, al suo cospetto appaiono tre Dei che si trovano per il mondo con una missione: trovare un’ anima buona e mettere così a tacere la diceria secondo cui per i buoni nel mondo proprio non vi sia spazio. Gli Dei riconoscono immediatamente in Shen Te quell’anima buona di cui sono alla ricerca.
Shen Te è molto scettica nell’accettare il dono infatti si domanda come mai sia stata scelta proprio lei con il mestiere che si ritrova, però alla fine decide di accettare il dono, visto che con i soldi avrebbe potuto aprire un’attività e cambiare completamente la propria vita, tutto questo alla condizione di dimostrare di essere un’anima buona.
Shen Te è infatti davvero un’anima buona e non si risparmia nel concedere aiuto a tutti i concittadini che scopre essere in difficoltà; gli stessi che che presto cominceranno ad abusare della generosità. Shen Te rimane così imprigionata tra la promessa espressa agli Dei e gli abusi, le cattiverie che ogni giorno deve subire da parte di chi ha capito essere molto facile approfittarsi di lei.
La lotta tra tendenza alla generosità e desiderio di giustizia sociale la porta a trasformarsi nel suo doppio: da una parte rimane l’anima buona dall’altra assume le sembianze di un fantomatico cugino Shui Ta, che ha il compito di vendicare ogni ingiustizia perpetrata a danno di Shen Te, dimostrandosi privo di ogni scrupolo.
Lo stile epico brechtiano è ben rappresentato e stilizzato sia nella parola espressa in un effetto straniante che dall’utilizzo del corpo in sequenze meccaniche molto dettagliate.
Ne esce fuori un quadro chiaramente didattico, in cui non possiamo che ritrovare gli insegnamenti del teatro brechtiano tanto amato da Strehler, che era affascinato da una visione di distacco sì dal personaggio ma anche molto profonda rispetto alla concezione dello spessore umano e delle potenzialità dell’uomo vittima di un cinismo da allora schiacciante.
Lo spettacolo, una produzione del Teatro di Trieste, è ora in tournée e sarà indubbiamente uno dei successi di questa stagione, anche grazie a un’interpretazione magistrale di Monica Guerritore artefice di un trasformismo incredibile, in grado di materializzare personaggi opposti in uno stesso palcoscenico.
La presenza della regia di Strehler è visibile, ma non ingombrante, grazie ad un approccio femminile del personaggio e a una regia che concilia gli opposti in unico stile recitativo.
L’ANIMA BUONA DI SEZUAN di Bertolt Brecht, traduzione di Roberto Menin, regia MONICA GUERRITORE ispirata all’edizione di Giorgio Strehler (Milano 1981)
personaggi e interpreti (in ordine alfabetico)
MATTEO CIRILLO Yang Sun, un aviatore senza lavoro/ il falegname LinTo ALESSANDRO DI SOMMA Secondo Dio/ il bambino/la vedova Li VINCENZO GAMBINO Wang, un venditore d’acqua/ il fratello zoppo NICOLO’ GIACALONE il barbiere Shu Fu/ il marito FRANCESCO GODINA il poliziotto/il nipote gagà/ Primo Dio MONICA GUERRITORE Shen Te alias Shui Ta DIEGO MIGENI Terzo Dio/la Signora Mi Tzu LUCILLA MININNO Signora Yang/ la moglie
scene da un’idea di Luciano Damiani disegno luci Pietro Sperduti costumi Valter Azzini direttore dell’allestimento Andrea Sorbera collaborazione musicale Paolo Danieli assistente alla regia Ludovica Nievo regista assistente Leonardo Buttaroni