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L’hiver dernier

Pubblicato il 2 settembre 2011 da Giovanna D’Ignazio


L'hiver dernier

Un brevissimo prologo precede la vicenda, narrata in flashback, del giovane Johann: egli avanza verso gli spettatori, come una sagoma nera nel nulla, camminando sulla neve che copre e cancella la stessa terra di cui il ragazzo parla, quella che per generazioni è stata tramandata di padre in figlio e che inesorabilmente sembra essersi dissolta sotto i suoi piedi. L’hiver dernier racconta la fine di un mondo, quello rurale, che il protagonista tenta coraggiosamente, ma invano, di tenere in vita lottando contro il gelo di una contemporaneità alla quale rifiuta di adeguarsi. Johann, dopo la morte del padre, eredita dal genitore il bestiame, i pascoli e la sacrificata, ma appagante fatica della vita da pastore. I problemi economici non lo scoraggiano, e, ritrovatosi a capo della cooperativa di pastori della zona, rifiuta ogni compromesso con l’anziano benestante Helier, il quale ha costruito la sua fortuna adattandosi ai forse meno sani, ma sicuramente più vantaggiosi, metodi di allevamento attuali. L’ideale di un lavoro fatto come Johann lo ha imparato dal padre (che a sua volta lo ha imparato dal nonno), pur essendo condiviso dai suoi compagni, conduce inevitabilmente la cooperativa e i suoi membri alla sfiducia e alla consapevolezza dell’imminente fallimento.

L’hiver dernier è un film lento. John Shank fissa la macchina da presa sugli immobili (o quasi) campi lunghi del sole che sorge sui pascoli verdeggianti, sulle dorate distese di grano, sugli alberi che venano il cielo, quasi volesse imprimere nella retina dello spettatore il ricordo o il desiderio di questi luoghi scomparsi dalle vite di troppa gente. Enfatizza i lunghi momenti di silenzio, il fruscio dei rami agitati dal vento e il frinire dei grilli, forse sperando che lo spettatore si accorga di quanto questi siano diventati una preziosa rarità. Tuttavia l’inverno (di un’era) incombe e la neve diventa la metafora di un mondo (sino ad alcuni decenni fa l’unico conosciuto nella maggior parte del pianeta) che impallidisce gradualmente sino a scomparire.

Bella la fotografia, che esalta l’amore del regista per la terra. Sacrale la colonna sonora che ben rende il fatalismo della storia. Una storia fatta praticamente di niente, se non di profonda amarezza e incapacità di accettare quello che uno dei personaggi, l’arricchito Helier, definisce essere il corso naturale degli eventi di questo mondo, contro il quale essere giovani, forti e buoni lavoratori non basta.


CAST & CREDITS

(Last winter) Regia: John Shank; sceneggiatura: John Shank Vincent Poymiro; fotografia: Hichame Alaouie, Antoine Parouty; montaggio: Yannik Leroy; musica: D.A.A.U; interpreti: Vincent Rottiers (Johann), Anais Demoustier (Julie), Florence Loiret Caille (Marie), Michel Subor (Helier), Aurore Clément (Madeleine) ; produzione: Silex films, Tarantula films, PCT cinema; origine:Belgio/Francia; durata:103’.


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