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L’Illusione di Dio

Pubblicato il 29 aprile 2009 da Giovanna Vincenti


L'Illusione di Dio

Roma, Teatro India –. Con L’Illusione di Dio, la regista Adriana Martino sembra prendere di petto un tema su cui l’uomo, sia esso filosofo, scienziato, religioso o uomo comune, da sempre si arrovella. Tre grandi filosofi contemporanei metteranno a confronto delle loro idee sull’esistenza (o meno) di dio e l’influenza di questa entità nella vita degli uomini - sia essa la divinità delle religioni monoteiste o il Big Bang. Progetto apparentemente semplice, ma, a ben guardare non poco insidioso, in un paese in cui le teorie evoluzioniste sono ancora in grado di accendere violente reazioni di indignazione.
L’Illusione di Dio è un dibattito. O meglio, la messa in scena di un dibattito. Vattimo, Onfray e Flores D’Arcais si incontrano sul palcoscenico. Il teatro prende in prestito il linguaggio filosofico per restituircelo quasi del tutto inalterato. Ma grazie ad un’intelligente combinazione dei testi questo dibattito non degenera mai in un incomprensibile dilagare di concettualismi filosofici. Al contrario, veniamo catturati dal ritmo, dalla lucidità e dalla coerenza con cui i diversi punti di vista vengono messi a confronto.
I filosofi ci vengono presentati in un contesto intimo e confidenziale. Un rispettoso scambio di idee, sebbene non manchino i disaccordi. Il dialogo, infatti, continua ad essere costruttivo (ed è qui che il teatro si fa esempio da seguire…) anche quando le visioni opposte dei filosofi Vattimo e Flores D’arcais (promotore di un ‘cristianesimo illuminato’ il primo, accanito sostenitore della ragione e della scienza, il secondo) sono a tutti gli effetti inconciliabili.
Tra le parole dei filosofi vanno ad inserirsi, poi, ulteriori lampi di luce. Grazie a rapidi spostamenti di tavoli e sedie presenti sulla scena si materializzano davanti ai nostri occhi delle significative immagini letterarie e non solo. Lo spettacolo si apre, infatti, con l’apocalittico urlo ‘Dio è morto’ che preannuncia l’inizio di una nuova era. Ad esso segue il visionario incontro notturno in una sala di biblioteca tra il matematico Odifreddi e Spinoza, che, sia pur credente, fu il primo a scuotere le fino ad allora intoccabili basi del dogma. E ancora il celebre dialogo di Ivan e Aleksej Karamazov, protagonisti di un romanzo dall’altissimo valore filosofico e che in un certo senso preannunciò l’avvento dell’imminente avvento del nichilismo nietzchiano. Per concludere poi con Scalfari che si pone il pesante interrogativo della gratuità del male.
L’Illusione di Dio è un lavoro che non si limita ad offrire un punto di vista univoco né ha la pretesa di offrire risposte o indicare una linea di pensiero migliore rispetto alle altre. Al contrario, è un invito alla riflessione e al rispettoso confronto di idee. Paradossale che tale civile scambio di idee possa avvenire soltanto grazie alla finzione teatrale. E se il fine ultimo del teatro è spingere alla riflessione sulla propria realtà, questo spettacolo ci dà molto da pensare, in un mondo in cui paura e ignoranza, da sempre, favoriscono il dilagare di ottusi integralismi oscurantisti.


Testi di: Odifreddi, Flores D’Arcais, Scalfari, Vattimo, Dostoevskij, Onfray; 
Regia e drammaturgia: Adriana Martino; Interpreti: Pietro Bontempo, Nicola d’Eramo, Fabrizio Raggi, Bruno Viola, Maurizio Repetto; Scene e costumi: Anna Aglietto;
 Musica: Benedetto Ghiglia.


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