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L’IMPERO DEI LUPI

Pubblicato il 12 ottobre 2005 da Alessia Spagnoli


L'IMPERO DEI LUPI

Il più recente cinema francese ha tentato spesso la commistione fra thriller, noir e horror e alcuni lusinghieri risultati in termini di incassi hanno talvolta arriso a registi e produttori. Proprio Jean-Christophe Grange, autore del romanzo da cui è tratto il film (e una delle quattro firme alla voce sceneggiatura) è l’artefice di uno dei maggiori successi in questo particolare ambito, grazie a "I Fiumi di Porpora" (tanto che di quel film venne realizzato addirittura un sequel): è lui a ben vedere l’autentica punta di diamante di questo nuovo progetto.
Eppure "L’Impero dei Lupi" delude maggiormente proprio a livello di script: è qui che si riscontrano le falle più macroscopiche nell’architettura dell’opera. Alcune trovate risultano addirittura puerili: valga per tutte l’inspiegabile presenza di un libro sulla chirurgia plastica nello studio dello psichiatra, la cui rapida scorsa fa arguire all’istante alla protagonista che il losco marito deve essersi sottoposto ad un intervento facciale (?)...salvo poi scoprire che - bingo! - è proprio a lei che hanno rifatto i connotati! Altro colpo di scena (più che telefonato): il marito non è chi diceva di essere...come in alcune pellicole di Hitchcock ci troviamo di fronte ad una trattazione da “Reader’s Digest” della psicanalisi (lo stesso tema del coniuge infido rimanda evidentemente all’inarrivabile impersonificazione dell’ambiguo Cary Grant de Il Sospetto). Grange, che si dichiara ammiratore del mago del brivido, sembra però averne digerito male la lezione, in modo particolare riguardo ad un capitolo fondamentale: invece della suspence, lo scrittore francese non fa che ricercare costantemente la sorpresa. Il regista Chris Nahon si mette piattamente al servizio della vicenda così orchestrata, illustrandola banalmente, facendo largo ricorso ad effettacci e ricercando di continuo il particolare raccapricciante. Oppure (ab)usa dei tanti cliché del noir: la sempiterna pioggia, le sigarette, la femme fatal, la macchina, per concludere con la coppia di sbirri composta da un giovane idealista, e un cinico corrotto ecc... Quest’ultimo, noto di volta in volta come “cifra”, “ferro” o “diavolo”, poteva avere unicamente il volto e il carisma di Jean Reno (che ha prestato la sua maschera svariate volte a questo tipo di personaggio). Ma il suo Schiffer non fa che sparare frasi fatte e più che un personaggio sembra egli stesso un cliché...La Morante dal canto suo è un’improbabile psichiatra coinvolta (perché mai?!) negli inseguimenti della protagonista, la gelida Anna (Arly Jover). Entrambi gli attori, a tutta prima le vere vedettes del cast, finiscono dunque per ritagliarsi il ruolo di caratteristi di lusso, ma le loro interpretazioni sono di maniera.
Unico elemento di interesse poteva riguardare la scelta di calare la vicenda nel contesto dell’immigrazione turca a Parigi: anche qui però si scade ben presto nella banalità più assoluta e si viene a scoprire che gli esperimenti praticati sulla memoria di Anna sono stati studiati in realtà per fare il lavaggio del cervello ai terroristi. E qui è meglio soprassedere sul sottotesto xenofobo derivante dalla proposizione dei lupi grigi come feroci e bestiali uomini-fiere che incutono un irragionevole e atavico terrore nello spettatore.
In generale diremo che la coppia Grange-Nahon mette troppa carne al fuoco e che man mano che si procede verso la risoluzione finale il film sfiora ripetutamente il ridicolo involontario.
"L’Impero dei Lupi" è in definitiva un thriller che non convince e non avvince e anzi, nell’estenuante epilogo finisce con l’annoiare il pubblico con troppi dejà-vu: e per questo genere non esiste peccato più imperdonabile.

Regia: Chris Nahon Interpreti: Jean Reno, Arly Jover, Jocelyn Quivrin, Laura Morante Prodotto da: Patrice Ledoux Sceneggiatura, adattamento e dialoghi: Jean-Christophe Grangé, Chris Nahon, Christian Clavier, Franck Ollivier Con la collaborazione di Simon Michael, Luc Bossi tratto da un romanzo di Jean-Christophe Grangé (Edizioni ALBIN MICHEL) Durata: 2h 08’

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