L’isola delle coppie

Se volessimo fare un confronto con la nostra produzione cinematografica, potremmo tranquillamente affermare che L’isola delle coppie si presenta come un cinepanettone all’americana. Gli ingredienti infatti sembrano quasi gli stessi dei film natalizi di De Laurentiis: un comico mattatore (Vince Vaughn), una storia corale che gli gira intorno (sono sostanzialmente quattro storie intrecciate), belle donne, una vacanza all’estero come base narrativa, un luogo paradisiaco per ambientazione, gag ed equivoci a ripetizione (alcuni anche a sfondo sessuale), crisi di coppie, tradimenti (tentati, almeno in questo caso).
Con ciò non vogliamo demolire in tutto e per tutto quest’opera di Peter Billingley ma solamente mettere in chiaro che si tratta di una commedia senza troppe pretese che tenta di ritrarre irrisoriamente le crisi matrimoniali ed i conseguenti tentativi terapeutici per uscirne. E’ subito evidente comunque che non bastano Vince Vaughn ed il cristallino mare del Pacifico per fare una buona commedia, pungente, brillante e che sappia realmente divertire. Senza dubbio le quasi due ore di durata, nonostante risultino eccessive per l’esilità dei contenuti, scorrono piacevolmente, gli attori funzionano (compreso Jean Reno che interpreta un caricaturale guru delle coppie), alcuni dialoghi (tra i quali lo sfogo reciproco di Jon Favreu e consorte davanti al loro analista) illuminano a sprazzi lo schermo, i colori della Polinesia avvolgono stupendamente il racconto, ma purtroppo manca una regia solida e coerente che dia compattezza al racconto. Billingsley, qui alla sua prima prova in un lungo, attraverso una messa in scena sbrigativa e poco curata, fa sì che la narrazione si sfilacci in un mosaico caotico di situazioni comiche e di battute scontate, perdendosi in un’evoluzione telefonata sin dalla prima scena. Per questo però non possiamo lasciare senza colpe gli sceneggiatori. Lo script firmato da Vince Vaughn e Jon Favreau, nella doppia veste di autori/attori, con l’aiuto di Dana Fox, non presenta quell’umorismo irriverente che ha fatto la fortuna e costituisce la forza di questo genere di commedie da Due single a nozze in poi. La sensazione è che sceneggiatori e regista abbiano voluto realizzare questo film solo per divertirsi e farsi una lunga vacanza a Tahiti, partendo dunque da un set “esotico” per poi costruirci attorno una storia ridanciana e superficiale.
Quando ci si trova di fronte ad una narrazione totalmente piatta che passa con troppa facilità da momenti puramente demenziali (vedi la sfida notturna al videogame tra il protagonista ed uno dei tutor dell’isola) a tentativi di ritratti quasi realistici delle dinamiche di coppia, è inutile esprimere il solito rammarico per un’opera che avrebbe potuto raggiungere livelli più alti con un pizzico di cura e di lavoro in più. Ed è inutile anche dire che da Vaughn ci saremmo aspettati qualcosa di più. Rassegnamoci, senza fare troppi problemi, ad una semplice e piacevole visione che ci regala una storia già vista, due ore di sorrisi e niente di più.
(Couples Retreat) Regia: Peter Billingsley; sceneggiatura: Jon Favreau, Vince Vaughn, Dana Fox; fotografia: Eric Edwards; montaggio: Dan Lebental; musica: A. R. Rahman; interpreti: Vince Vaughn, Jason Bateman, Faizon Love, Jon Favreau, Malin Akerman, Kristen Bell, Jean Reno; produzione: Stuber Productions, Wild West Picture Show Productions; distribuzione: Universal Pictures; origine: USA; durata: 113’.
