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L’ULTIMA PORTA

Pubblicato il 6 novembre 2006 da Alessandro Izzi


L'ULTIMA PORTA

The Lazarus child è il titolo originale di questo film lanciato sul mercato italiano (ai soliti tre anni dall’uscita che lo trasformano, di fatto, in un classico fondo di magazzino) come un horror soprannaturale modello Sesto senso o The others.
Bastano, però, pochi minuti di film per rendersi conto di come i paralleli escogitati per puro scopo promozionale siano assolutamente fuorvianti, perché, indipendentemente da quanto asserito nelle brevi frasi di lancio ed espresso, poi, nell’incalzante trailer che ha funestato proiezioni di film o pomeriggi su Coming soon, The Lazarus child non ha niente a che vedere nè con il più fortunato film di Shyamalan, nè con le atmosfere rarefatte della splendida pellicola di Amenabar.

La storia è presto detta. Una povera bambina è vittima di un grave incidente d’auto ed entra in coma. Attorno al suo capezzale si riuniscono immediatamente i familiari: il padre (un improponibile Andy Garcia) legato a filo doppio sl destino della sua azienda e fin lì poco propenso a dedicare spazio alla famiglia, la madre (Frances O’Connor) che scopre, tra rabbiose lacrime, l’indifferenza del mondo ospedaliero e il piccolo Ben, fratellino colpevole di aver perso di vista la piccola sia pure solo nel maledetto, fatidico momento dell’incidente (gli presta volto il giovane Harry Eden che, come sempre in siffatti drammi, è l’unico a dimostrare di saper, un poco, recitare).
Ben presto i complessi di colpa di tutti si riverseranno sul letto della povera piccola, avverando il sogno di ogni regista: una serie di scene madri, di dramma e di esternazione, giammai contenuta, del dolore. I complessi più gravi sono, comunque, quelli che covano nella mente del fratello convinto, com’è, che la sorellina sia nascosta chissà dove in un oltre mondo di sogno e debba essere raggiunta e ricondotta a casa. Sicché, presi dal suo sguardo infantile, anche noi spettatori cominciamo a vedere la piccola apparire nei posti più improbabili chiedendo aiuto con occhi muti e spaventevoli (ed è da queste visioni che i distributori hanno pensato bene di attingere per i loro trailers).
Naturalmente, e fuor d’ironia, queste brevi visioni da incubo sono espressione di un malessere profondo e, pur se immaginate secondo le direttive di un immaginario abbondantemente risaputo, hanno un valore non accessorio allo svolgimento del racconto e all’espressione della psicologia del piccolo protagonista.

A risolvere una questione che parrebbe fin dall’inizio destinata a trascinarsi nelle derive del più classico dramma televisivo, arriva, però la notizia che, in una clinica canadese gestita da una volitiva dottoressa (Angela Basset), si sperimenta una sorta di cura che permette ai bamibini di uscire dal coma.
Anche questa cura miracolosa nasce, però, sull’onda di un trauma infantile subito dalla stessa dottoressa che, bambina, ha assistito alla morte del fratellino finito sotto il ghiaccio e scivolato direttamente dal sonno del coma a quello della morte.

Ad incrociarsi nel racconto sono, quindi, due diversi complessi di colpa: quello di Ben che ha perso di vista la sorellina più piccola e si sente, per questo, responsabile dell’incidente e quello della direttrice della clinica che non è ancora scesa a patti col fantasma interiore del fratellino. Ed il regista ha, bisogna ammetterlo, buona mano nel montare queste due realtà illuminandole reciprocamente in un discorso che è più profondo di quanto non appaia a prima vista.

Film sull’elaborazione del lutto e sull’impossibilità di comprendere fino in fondo quello stato di vita sospesa che è il coma, The Lazarus child non è prodotto del tutto disprezzabile. Al contrario ci sono almeno un paio di scene (quella dell’incidente iniziale caratterizzata da un notevole realismo e quella notturna nel mare tempestato dalla pioggia nel quale si tuffa il piccolo Ben in cerca della sorellina) davvero molto ben girate.

A funestare, quindi, il risultato finale sono essenzialmente due cose: le aspettative ingenerate dai trailers (che possono certo richiamare una certa fascia di pubblico al cinema, ma poi la lasciano lì delusa per essersi trovata di fronte ad un film di tutt’altro genere rispetto a quello pubblicizzato) e il finale della pellicola davvero mal girato ed eccessivamente frettoloso.
Peccato, perchè sulla carta non mancavano motivi di interesse e spunti originali!

(The Lazarus child); Regia: Graham Theakston; sceneggiatura: Ronald Bass; fotografia: Lukas Strebel; montaggio: Roberto Silvi, Pamela Power; musica: Jack Lenz; interpreti: Andy Garcia (Jack Heywood), Angela Bassett (Dr. Elizabeth Chase), Harry Eden (Ben Heywood), Justin Louis (Lewis Kern), Frances O’Connor (Alison Heywood), Geraldine McEwan (Janet), Christopher Shyer (John Boyd), Jaimz Woolvett (Nathan), Robert Joy (Senatore Willis), Mark Caven (Sam Corning), Daniella Byrne (Frances Heywood); produzione: Eagle Pictures S.p.a., Illusion Entertainment Corporation, Morgan Creek Productions, Midsummer Films, Tandem Communications; distribuzione: Eagle Pictures; origine: USA, 2004; webinfo: Sito italiano

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