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L’Uomo di Vetro

Pubblicato il 15 giugno 2007 da Alfonso Mastrantonio


L'Uomo di Vetro

La dolente storia giudiziaria del nostro Paese è da sempre, per il cinema italiano, una sconfinata fucina di vicende e personaggi, frammenti di cronaca portati a galla spesso con ritardo di decenni, ma altrettanto spesso capaci di dar vita a piccoli film di ottima fattura e di grande forza emotiva. È il caso di L’Uomo di Vetro di Stefano Incerti, tratto dall’omonimo libro-reportage di Salvatore Parlagreco sulla vita di Leonardo Vitale, primo pentito nella storia della mafia, semplice ingranaggio sfuggito improvvisamente negli anni 70 al meccanismo fino ad allora perfetto della mafia, e in seguito schiacciato e reso innocuo da quello stesso meccanismo, capace, con l’aiuto dello scetticismo connivente delle istituzioni, di far passare le sue confessioni per le farneticazioni di un pazzo.
Arrestato una prima volta per un suo ruolo marginale nel sequestro Cassina, Vitale farà i nomi di alcuni pesci piccoli, salvo poi ritrattare in seguito alle minacce subite durante i giorni di prigionia.
Tornato a casa e sorvegliato giorno e notte dallo zio che teme faccia altre “stupidaggini”, Leonardo cade in uno stato di profonda e impaurita depressione. Un anno dopo però, sotto la spinta di una forte crisi religiosa e di coscienza, si presenterà spontaneamente al commissariato di Palermo, dove farà i nomi di tutti i componenti della cupola, comprese insospettabili autorità politiche, svelando agli stupefatti inquirenti le strutture ed i riti dell’organizzazione mafiosa nei minimi particolari. Pagherà la sua scelta con un calvario fatto di elettroshock, solitudine, ostracismo della stessa polizia, vendette trasversali, annientamento psicologico. Nel 1984, dopo aver scontato dieci anni di manicomio criminale, e dopo la caduta di tutte le accuse da lui sollevate, Leonardo Vitale verrà ucciso da un sicario all’uscita dalla chiesa.
Ma le vicende giudiziarie e la morte del pentito non trovano spazio nel film di Incerti, se non nelle didascalie finali. La via coraggiosamente scelta è infatti quella dell’introspezione, immortalando il percorso di annichilimento fisico e mentale del protagonista, magnificamente interpretato da David Coco, che a colpi di sguardi attoniti e fisicità allampanata, costruisce la memorabile figura di un antieroe fragile e quasi inconsapevole dell’importanza delle sue azioni. Infantile ed ingenuo nelle sue insicurezze e nei suoi sfoghi di coscienza, affiliatosi alle cosche e diventato assassino solo per ottenere la compiacenza dello zio uomo d’onore (l’immancabile e inappuntabile Tony Sperandeo), disperatamente appigliato alla fede nelle difficoltà, Leonardo è vittima ideale per quella follia indotta, perpetratagli dall’ambiente mafioso e dall’indifferenza dopo le sue confessioni. La messa in scena asciutta e aderente alle emozioni ci guida nel lungo e inesorabile climax che investe Vitale, definito da medici e istituzioni prima ‘ragazzo troppo sensibile’, quindi mistico visionario e pazzo pericoloso per sé e per gli altri. Perizia dopo perizia, interrogatorio dopo interrogatorio, lo sguardo del pentito si perderà nel vuoto, consumato da quella litania di nomi e cognomi ripetuta infinite volte.
Non siamo evidentemente di fronte ad un tassello di quel rinnovamento di soggetti e afflati stilistici da tanto tempo invocato, ma L’Uomo di Vetro è un’opera corale solida e costruita con criterio, che risarcisce la memoria di una figura cruciale per la giustizia italiana e che fa in definitiva bene al nostro cinema.


CAST & CREDITS

(L’Uomo di Vetro) Regia: Stefano Incerti; soggetto: Heidrun Schleef; sceneggiatura: Heidrun Schleef, Salvatore Parlagreco, Stefano Incerti; fotografia: Pasquale Mari (A.I.C.); montaggio: Cecilia Zanuso; musica: Andrea Guerra; scenografia: Mauro Passi, Renato Lori; costumi: Raffaella Fantasia; interpreti: David Coco (Leonardo Vitale), Anna Bonaiuto (Rosalia Vitale), Tony Sperandeo (Zio Titta), Ninni Bruschetta (Bruno Cantone), Francesco Scianna (Salvatore), Tony Palazzo (Angelo Saitta), Elaine Bonsangue (Anna), Ilenia Maccarone (Maria Vitale); produzione: Red Film, RAI Cinema; distribuzione: 01 Distribution; origine: Italia, 2007; durata: 96’.


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