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L’Uomo Medio Più Medio

Pubblicato il 19 luglio 2007 da Alfonso Mastrantonio


L'Uomo Medio Più Medio

L’estate italiana: si chiudono i libri, si aprono gli ombrelloni, il tormentone impazza, i partenti intelligenti si incolonnano, i TG si allarmano per il caldo, il cinema all’aperto ripropone i successi invernali e l’esercente cittadino raschia il fondo malinconico del barile. Il vieto stereotipo si fonda sul filtro dell’esperienza che, ignorando le eccezioni e focalizzandosi sul maggior numero di occorrenze, molto spesso ci azzecca, deludendo il cinefilo in cerca di perle snobbate dalla distribuzione.
Jalil invece ci azzecca sempre. Tondo, gioviale e mammone, è campione incontrastato di un quiz televisivo in cui indovina le opinioni della maggior parte dei francesi. Jalil è il paradigma del consumatore modello, la perfetta incarnazione del francese medio. L’agenzia di marketing e sondaggi che sponsorizza il game show non se lo fa scappare, gli dà in premio un appartamento imbottito di microfoni e telecamere e gli piazza alle calcagna una bellissima fidanzatina forzata, incaricata di fargli testare ogni nuovo prodotto lanciato sul mercato. I risultati commerciali sono strabilianti, tanto da attirare le attenzioni della presidenza francese a caccia di voti, ma la ragazza, intenerita dalla dolcezza del novello Truman, si ribella al crudele mondo dei quattrini e gli svela tutto.
Il belga Renders, dopo l’esordio tutto in soggettiva di Thomas in Love, propone, questa volta senza radicali scelte di regia, un’altra commedia pseudo-graffiante sui grandi mali della postmodernità: se nel primo film il bersaglio era l’alienazione internettiana, ora è il turno del marketing esasperato, invasivo e senza scrupoli. Il risultato però è una film mediocre più che medio, che non riesce a far ridere e che resta in superficie nei temi trattati, nonostante un’idea di partenza che meritava miglior trattamento. Colpa di una scrittura piatta e banale, che spreca energie nella zuccherosa love story e che nella svolta finale sembra quasi scusarsi per averci fatto credere di voler parlare di cose serie.
L’unico tentativo di trovata è la maschera dell’uomo medio usata come simbolo di ribellione contro l’omologazione, ma non basta certo a riscattare un’ora e mezza di sbadigli. Maadour, con il suo faccione vagamente fantozziano, ci mette il phisique du role, la Dhavernas, forse la migliore, ci mette occhioni azzurri e buona volontà, l’onnipresente Lhermitte svolge diligentemente il compitino, ma il copione non aiuta certo la causa del cast. Curioso, infine, che in un film che in teoria vuole passare messaggi anti-omologazione si scelga di copiare palesemente il design dell’Ipod per la grafica dei monitor che spiano Jalil.


CAST & CREDITS

(Comme Tout le Monde) Regia: Pierre-Paul Renders; soggetto: Denis Lapière, Pierre-Paul Renders; sceneggiatura: Denis Lapière, Pierre-Paul Renders; fotografia:Virginie Saint-Martin; montaggio: Ewin Ryckaert; musiche:Claude Milot, Mathieu Vanasse; scenografia: Veronique Sacrez; costumi: Magdalena Labruz; interpreti: Khalid Maadour (Jalil), Caroline Dhavernas (Claire), Gilbert Melki (Didier), Chantal Lauby (Françoise), Thierry Lhermitte (Presidente Chastain) ; produzione:Entre Chien et Loup, Rezo Production; distribuzione: Fortissimo Films, Rezo Film; origine:Belgio 2006; durata: 90 min; web info: sito ufficiale della distribuzione italiana


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