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LA DIGNITA’ DEGLI ULTIMI

Pubblicato il 1 giugno 2006 da Sila Berruti


LA DIGNITA' DEGLI ULTIMI

Da sempre l’uomo teme la forza generata dall’unione: dalla Bibbia ai film di fantascienza, il timore per l’invasione di sciami di cavallette, api o formiche terrorizza il genere umano. La Dignidad de los Nadies è la storia di questa paura, la storia del popolo minuto, dei senza nome, dei nessuno, che diventano capaci di far tremare anche i grandi. Questo documentario racconta di come la solidarietà possa diventare una forza. E’ la storia di un popolo che si è unito per preservare se stesso e la propria dignità, di milioni di persone che lottano contro la disperazione e l’ingiustizia, che piquetano per le strade, che difendono le loro terre pregando o cantando l’inno argentino. Povera gente che comparte quel poco che il governo non ha ancora tolto loro. Fernando E. Solanas da anni, ormai, lavora perché con il suo cinema la gente scopra quello che sta accadendo in Argentina. Secondo il regista, infatti, il piano neoliberale imposto dal Fondo Monetario Internazionale e applicato dal Governo, sarebbe stato la causa del genocidio sociale che costa circa 35.000 morti all’anno (secondo le stime ufficiali dell’istituto nazionale di statistica): morti di fame, di malattie curabili di freddo o semplicemente di disperazione, di depressione generata dalla sensazione di impotenza di fronte ad un’ingiustizia che rischia di rimanere impunita. Seguito del precedente Memoria di un Saccheggio, il film è un documento forte, una libera testimonianza che non lascia indifferenti ma che costringe lo spettatore a riflettere e a prendere posizione, perché quelle che scorrono sullo schermo non sono immagini pre-digerite, come siamo ormai abituati a vedere in un certo documentarismo americano, che somiglia sempre di più ad un reportage televisivo. Solanas ci offre una finestra sul mondo dandoci la possibilità di osservare e capire. Non semplicemente un documentario ma “un cinema di libera testimonianza”, come il regista stesso lo ha definito, “che sa dove vuole arrivare ma non sa come ci arriverà”. La differenza fra questo tipo di documentarismo e quello americano a cui accennavamo sopra è esattamente questa. E’ un viaggio, lungo e faticoso verso gli inferi, verso una realtà difficile da gestire e da raccontare. Lentamente regista e macchina da presa scompaiono lasciando spettatore e testimone l’uno di fronte all’altro, quasi senza intermediarie senza vie difuga. Non cedendo alla tentazione di mostrare la miseria attraverso le lacrime, attraverso il pietismo e la commiserazione, Solanas racconta la dignità. Non è la compassione dello spettatore quella che cerca ma il suo rispetto e la sua attenzione silenziosa e presente. Lascia la parola alla gente, a Los Nadies ai quali da un volto, un nome e una collocazione all’interno di una lotta disperata: un gruppo di anziani e contadine che per difendere i terreni espropriati bloccano le aste cantando l’inno argentino, di giovani che organizzano un centro di raccolta e scambio di farmaci, di un insegnante che crea tutte le domeniche una mensa per 130 bambini che altrimenti non mangerebbero. Sono solo alcuni dei miracoli che lo spettatore vede materializzarsi sullo schermo. La grandezza di questo documentario sta nel riuscire ad assumere una valenza universale: non è solo la storia della sua gente quella che Solanas racconta, ma una sorta di parabola, la storia dei nostri nonni, di milioni di profughi, di tutti coloro che hanno trovato una strada per lottare, insieme.

(La Dignidad de los Nadies) Regia: Fernando E.Solanas; soggetto e sceneggiatura: Fernando E.Solanas; fotografia: Fernando E.Solanas; montaggio: Juan Carlos Macías, Fernando E.Solanas; musiche: Gerardo Gandini; interpreti: contadini e anziani argentini; produzione: CINESUR SA, DEZENOVE SOM E IMAGENS, THELMA FILM AG, TELEVISIONE SUISSE ROMANDE; distribuzione: BIM; origine: Argentina/Brasile 2005; durata: 120’

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