La falegnameria dell’attore
Quello dell’attore è un mestiere che si costruisce per ognuno in modo del tutto personale, senza fenomeni da catena di montaggio, bensì come appunto si fosse in una falegnameria, dove si taglia, si lima, si cesella, finché il manufatto non è esattamente come deve essere.
Sotto la direzione artistica di Gigliola de Feo, di formazione romana, allieva e poi assistente a Roma di Giulio Scarpati, e di Andrea Fiorillo, di formazione napoletana, allievo dello storico Teatro Sancarluccio di Napoli, La Falegnameria dell’Attore vuole essere uno straordinario laboratorio permanente per le nuove reclute che verranno, un work in progress di se stessi e delle proprie potenzialità artistiche, caratterizzato dall’esplorazione di tutti i possibili percorsi che fanno l’attore.
Che tipo di Falegnameria degli artisti siete?
Certamente non il tipo che ripara il cassettone della nonna!!!! A parte gli scherzi, ci è successo di essere contattati da persone che ci chiedevano preventivi per restaurare questo o quell’oggetto...ma noi siamo "artigiani" che lavorano sui sentimenti e sulle storie. Il nome della scuola nasce dall’idea che sia compito dell’attore lavorare su se stesso come un falegname sul pezzo di legno, cesellando e perfezionando finché viene fuori il manufatto/personaggio precisamente definito e rifinito così come lo si ha in testa.
Purtroppo in Italia i teatri hanno carenza di pubblico, pensate che questa vostra novità introdotta possa appassionare soprattutto i giovani, incentivandoli ad andare a teatro?
Certamente lo studio può aiutare a comprendere e ad avvicinare: naturalmente, non tutti quelli che studiano per diventare attori ci riescono. Ma, indubbiamente, tutti quelli che fanno un percorso del genere diventano spettatori migliori, più critici e consapevoli.
Quali sono secondo voi i maggiori benefici che potranno avere i giovani e i giovanissimi facendo teatro a scuola?
Praticare l’ascolto di se stessi e degli altri, in un’epoca così "fast"è un traguardo fondamentale per mantenere un buon equilibrio emotivo. Imparare il lavoro di squadra, e a gestire le emozioni, positive o negative che siano. E la scoperta di una grande fetta di letteratura italiana ed internazionale troppo spesso colpevolmente ignorata dai programmi scolastici.
Quali sono i compiti più importanti dell’esperto di teatro che andrà a insegnare nelle scuole?
Il Miur, con il sottosegretario Davide Faraone che ha dimostrato una grande sensibilità nei confronti di questa fondamentale riforma, ha dettato le linee guida, adesso occorre verificare in concreto come operare. Quel che è certo è che si potranno aprire molte prospettive interessanti anche al livello occupazionale, sperando ovviamente che si proceda in modo saggio, rendendo cioè soprattutto gli attori i protagonisti di questo cambiamento epocale della scuola italiana.
Se La Falegnameria dell’Attore fosse un’emozione quale sarebbe?
Senza dubbio, l’emozione della scoperta. Scoperta di se stessi, innanzitutto. Vale quello che ci ha detto tempo fa un allievo, prima di lasciare la scuola al termine del corso di studi: grazie, perché adesso so che c’è qualcosa che so fare, e amo farla...