La Febbre
A tre anni di distanza da Casomai, Alessandro D’Alatri torna a parlare delle ostinate pressioni che i piccoli mondi di amici, colleghi e parenti si divertono a operare sulle nostre scelte, e torna a gettare nella mischia della recitazione l’eclettico Fabio Volo impegnato contemporaneamente, in questo periodo, anche in radio e in tv. “Mi avete fatto credere che potevo fare la mia parte, ma mi avete preso in giro: il gioco è truccato” dice Mario Bettini, geometra, che si ritrova, nonostante il suo scalpitare, i suoi piccoli sogni e il suo sentirsi in continuo movimento, a recitare una vita completamente preconfezionata da altri e a incarnare un ruolo che non ha scelto. Con un posto fisso in comune “piovutogli dal cielo” e un papà morto che lo guarda dall’alto della foto appesa in cucina (bel cameo di Cochi Ponzoni in una scena onirica), Mario sogna però di aprire un locale con i suoi amici, di essere libero e di amare una bellissima cubista “letterata” (la Valeria Solarino vista in Che ne sarà di noi). È l’annoso dilemma, più attuale che mai, tra il coraggio, o l’incoscienza, di inseguire i propri sogni sfidando tutti - anche chi dovrebbe volerci bene ma che a volte non ce ne vuole abbastanza per accettare la nostra felicità - o lo scegliere una vita sicura, il sentirsi accettato e “popolare”, anche a costo di abbassare la testa e inghiottire bocconi amari tutti i giorni. È un film che D’Alatri vuole politico; una dichiarazione di amore e di rabbia per il nostro Paese, che è pieno di talenti sprecati in nome di un sistema governato da capi e burocrati mediocri e spesso invidiosi. È un film talmente politico da dichiarare la propria ispirazione alle parole che il presidente Ciampi pronunciò in occasione dei David di Donatello di tre anni fa, quando D’Alatri presentava Casomai: un bellissimo discorso sull’orgoglio di fare delle cose belle e di sapersi mettere continuamente in gioco, anche rischiando (il riferimento a Ciampi è nel riuscito cameo di Arnoldo Foà, che visita Mario Bettini nel suo locale). È un inno a buttarsi con entusiasmo e a vivere l’adesso in un paese dominato dalla realtà del dopo, quella che ti convince a rimandare i sogni all’età della pensione... a patto di arrivarci. Ma La febbre è anche un film poco convincente, debole e un po’ superficiale, che fluttua tra la voglia di testimoniare il coraggio di scegliersi la propria vita, e di fare quindi un atto squisitamente politico, e l’attenzione per le singole storie dei tanti personaggi in gioco, tutti importanti ma tutti un po’ trascurati, alcuni addirittura appena tratteggiati, come la bella Linda. Un film che cerca di andare in tante direzioni e che si perde un po’ per strada. Fabio Volo, che non si definisce un attore, dimostra però di essere molto bravo e dice, con un’apprezzabile autoironia, che se ci si è ridotti a far recitare lui vuol dire che il cinema italiano è in crisi...
Cast & Credits
regia: Alessandro D’Alatri sceneggiatura: Gennaro Nunziante, Alessandro D’Alatri, Domenico Starnone fotografia: Italo Petriccione montaggio: Osvaldo Bargero scenografia: Luigi Marchione musica: Fabio Barovero, Roy Paci, Negramaro, Simone Fabbroni interpreti: Fabio Volo, Valeria Solarino, Vittorio Franceschi, Massimo Bagliani, Gisella Burinato, Thomas Trabacchi, Gianluca Gobbi, Paolo Jannacci, Alessandro Garbin, Lucilla Agosti, Julie Depardieu, Cochi Ponzoni, Arnoldo Foà, Stefania Rocca produzione: Marco Poccioni e Marco Valsania per Rai Cinema e Rodeo Drive durata: 108’ origine: Italia 2005
[aprile 2005]